I PRIVILEGIATI
di Jonathan
Dee
BEAT
Edizione originale NERI POZZA
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Adam
e Cynthia sono belli, giovani e rampanti; lui sempre attivo, detesta i tempi
morti ed è un maniaco della forma fisica, lei vanitosa e sicura di sé è una di
quelle persone che non crolla se le cose non vanno alla perfezione.
Decidono
di sposarsi prima di tutti i loro amici, non vogliono aspettare, hanno ben
chiari i loro obiettivi e sanno di essere fatti l’uno per l’altra.
(…) essere il rifugio sicuro l’uno
dell’altra, è questo che ti fa capire di aver trovato ciò di cui tutti
lamentano l’assenza.
Il romanzo inizia proprio dal racconto
del loro matrimonio. Due ragazzi
appena ventiduenni che scalpitano per lasciarsi alle spalle il loro vissuto e
soprattutto le loro famiglie fatte di persone “normali”.
Adam
e Cynthia quasi si vergognano delle loro “umili” origini, vogliono gettarsi al
più presto nella mischia, fare soldi e avere successo.
Ogni
scelta, ogni azione nella loro vita è
proiettata verso il futuro perché ogni attimo nel momento in cui lo si vive è
già passato. E’ necessario guardare sempre avanti, mai voltarsi indietro
negli affetti come nel lavoro perché il rischio di essere risucchiati dai
ricordi è troppo grande.
Subito
dopo il loro matrimonio si trasferiscono
a New York, Adam lavora nel mondo dell’alta finanza, sotto l’ala protettiva
di un capo che lo adora e per il quale invece lui prova solo disgusto, sfrutta
il momento e compie speculazioni illecite in borsa, approfittando di
informazioni riservate, per arrotondare le entrate familiari; Cynthia resta a casa ad occuparsi dei figli, April e Jonas, ovviamente due
bambini bellissimi e viziati.
La storia si svolge in un arco di tempo
di circa 20 anni, alla fine del
romanzo i ragazzi hanno più o meno l’età dei genitori all’epoca del loro
matrimonio.
Il
libro è in sostanza la storia di una famiglia, una famiglia di privilegiati,
come li definisce il titolo stesso.
Quello
di Dee è un romanzo originale nel suo genere, infatti, anche se la trama è
piuttosto ovvia, il modo in cui lo scrittore racconta la storia non lo è
affatto.
Romanzi
di questo genere tendono a diventare solitamente un susseguirsi di tradimenti e
di lamentele e recriminazioni da parte di gente ricca e insoddisfatta.
I protagonisti de “I privilegiati”
invece sono persone “vere”. Reale è
la crisi di Cynthia colta dall’ansia di essere diventata una di quelle mogli ricche che hanno come unico scopo nella vita accudire i figli e andare in
palestra, costretta ad osservare giorno dopo giorno l’inarrestabile decadimento
del proprio corpo. Così come appartiene al mondo reale il desiderio di Adam di
proteggere la propria famiglia da ogni eventuale incertezza economica a costo
di sacrificare a questo scopo ogni scrupolo etico.
Non esisteva niente di sbagliato, se non quello che lo era negli occhi di lei.
Jonathan Dee non esprime alcun giudizio
morale nei confronti dei suoi personaggi, lo scrittore si limita a raccontarci la loro storia, una storia comune
a molti “nuovi ricchi”.
Dee
pone l’accento sul fatto che i protagonisti del suo romanzo non vogliano
accumulare ricchezza per il solo piacere di farlo, ma per mettersi al riparo da
eventuali rovesci di fortuna. La povertà fa paura.
(…) la questione non era il bisogno,
era il desiderio di sentirsi al sicuro a questo mondo.
Quello che potevi aver fatto il giorno
prima non significava nulla: l’istante in cui smettevi di valutare ciò che
avevi costruito aveva inizio la rovina.
Il ritmo del romanzo è incalzante,
coinvolgete, carico di suspense;
alcune pagine sembrano appartenere quasi ad un romanzo thriller per come lo
scrittore riesce a tenere il lettore con il fiato sospeso.
Il
finale è un finale aperto, potrebbe essere la rovina o la salvezza per tutti i
personaggi o forse solo alcuni di loro potrebbero riscattarsi.
Ogni
protagonista del romanzo ha intrapreso un proprio percorso di autoanalisi psicologica e resta da scoprire dove questo
li condurrà.
Al
lettore rimane comunque la speranza di salvezza e redenzione per tutti quanti.
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