di Monica
Guerritore
MONDADORI
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Ne ho lette davvero tante, ma nessuna di queste, credo, possa essere paragonata a “La forza del cuore” che, a mio avviso, è un’autobiografia piuttosto sui generis.
Come in ogni autobiografia
Quando leggiamo un libro la voce
che ascoltiamo nella nostra testa, quella che ci narra la storia è la nostra stessa
voce, e nel caso di questo genere di libro siamo noi stessi a dare la voce all’io
narrante.
La cosa davvero singolare e straordinaria è stata che mentre leggevo, non solo la voce che ascoltavo era proprio quella della Guerritore, ma riuscivo persino a vedere le espressioni del suo viso nel raccontare la sua storia.
Sicuramente la mia stima per questa attrice avrà influito non poco su questo fattore, ma credo che non sia da sottovalutare il fatto che, senza dubbio, in queste pagine lei sia riuscita a mettere un pezzettino della sua anima.
La cosa davvero singolare e straordinaria è stata che mentre leggevo, non solo la voce che ascoltavo era proprio quella della Guerritore, ma riuscivo persino a vedere le espressioni del suo viso nel raccontare la sua storia.
Sicuramente la mia stima per questa attrice avrà influito non poco su questo fattore, ma credo che non sia da sottovalutare il fatto che, senza dubbio, in queste pagine lei sia riuscita a mettere un pezzettino della sua anima.
Il libro può essere diviso in tre
parti.
Nella prima troviamo alcuni accenni al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.
Fondamentale è poi l’incontro con il maestro Strehler che per primo ha creduto in lei e, un po' per caso e un po’ per destino, le ha aperto le porte del teatro a soli 16 anni, scegliendola per interpretare il ruolo di Anja ne “Il giardino dei ciliegi”.
La seconda parte, la parte centrale del libro è quella dedicata alla sua affermazione professionale e alla sua crescita come donna, madre e moglie, grazie anche a Gabriele Lavia, l’uomo che ha reso possibile tutto questo, colui con il quale ha condiviso 16 anni di vita e di lavoro e dal quale ha avuto due figlie, Maria e Lucia. La presa di coscienza della fine del loro matrimonio è il punto di svolta nella vita di Monica Guerritore.
Da questo momento l’attrice inizierà un difficile percorso per riappropriarsi di sé stessa, della sua esistenza, del suo pensiero. Capirà che per il resto della sua vita non vorrà più dipendere da un uomo, nel quale spesso fino a quel momento aveva cercato una figura paterna che le era mancata da piccola, comprenderà che stare con una persona non significa annullare se stessi in funzione dell’altro ma piuttosto significa condivisione e partecipazione alla vita dell’altro.
In queste paginela Guerritore ci racconta la
paura del palcoscenico, l’ansia di non essere mai abbastanza brava, di non
essere all’altezza delle aspettative degli altri, la fatica che richiede questo
lavoro e l’amore per il teatro, i sensi di colpa che l’hanno attanagliata nel
corso degli anni quando doveva sottrarre tempo alle figlie per poter recitare nei
teatri italiani ed esteri, la difficoltà di ottenere ruoli nel cinema e in tv
perché considerata un’attrice “di teatro”.
Nella prima troviamo alcuni accenni al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.
Fondamentale è poi l’incontro con il maestro Strehler che per primo ha creduto in lei e, un po' per caso e un po’ per destino, le ha aperto le porte del teatro a soli 16 anni, scegliendola per interpretare il ruolo di Anja ne “Il giardino dei ciliegi”.
La seconda parte, la parte centrale del libro è quella dedicata alla sua affermazione professionale e alla sua crescita come donna, madre e moglie, grazie anche a Gabriele Lavia, l’uomo che ha reso possibile tutto questo, colui con il quale ha condiviso 16 anni di vita e di lavoro e dal quale ha avuto due figlie, Maria e Lucia. La presa di coscienza della fine del loro matrimonio è il punto di svolta nella vita di Monica Guerritore.
Da questo momento l’attrice inizierà un difficile percorso per riappropriarsi di sé stessa, della sua esistenza, del suo pensiero. Capirà che per il resto della sua vita non vorrà più dipendere da un uomo, nel quale spesso fino a quel momento aveva cercato una figura paterna che le era mancata da piccola, comprenderà che stare con una persona non significa annullare se stessi in funzione dell’altro ma piuttosto significa condivisione e partecipazione alla vita dell’altro.
In queste pagine
Infine la terza ed ultima parte, quella in cui l’attrice racconta la sua malattia e la paura di non riuscire a vincere questa nuova sfida, i problemi di salute della madre, il legame profondo con il compagno Roberto Zaccaria (ora suo marito), la realizzazione dei suoi nuovi progetti lavorativi, la voglia di rimanere se stessa e la tenacia di non voler ricorrere alla chirurgia estetica, difendendo allo stremo questa scelta in un mondo fatto solo di esteriorità e desiderio di una bellezza impossibile da raggiungere.
E’ difficile tirare le fila di
questo volume dove troviamo affascinanti racconti della “vita di teatro”, avvincenti
aneddoti sugli artisti e tante interessanti citazioni di scrittori e filosofi.
E’ vero che sono in tutto meno di 200
pagine ma sono pagine di un’intensità e di una forza straordinarie.
Un libro che consiglio di leggere
non solo a chi ama il teatro ma anche a
tutte le donne perché tra queste pagine ci sono ottimi spunti per riscoprire se
stesse, per trovare la forza di cambiare e soprattutto per guadagnare un po’ di quell'autostima che spesso, troppo spesso, nel sesso femminile vacilla.
Beh ma che spettacolo! Io la Guerritore la conobbi perchè venne a fare uno spettacolo dove lavoravo. Un uragano davvero :D Questo libro mi ispira tantissimo Ely!! soprattutto la parte centrale ma sai che non posso farne a meno, Gabriele Lavia è Gabriele Lavia :D
RispondiEliminaLo so, lo so...XD
Eliminacomunque da questo libro ne esce oltre che un'attrice anche una donna davvero straordinaria...