Ugo Foscolo (1778 - 1827) |
L’idea del romanzo risale al 1796 e la pubblicazione della
prima versione con il titolo “Laura, lettere” inizia nel 1798. Nel 1799 Foscolo
sconfessa però questa prima stampa e la prima edizione completa vedrà la luce
nel 1802, anch’essa in seguito lungamente rivista ed aggiornata nelle versioni
successive del 1816 e del 1817.
Considerato il primo romanzo epistolare della letteratura
italiana, l’opera ebbe come modelli la “Nuova Eloisa” di Rosseau e “I dolori
del giovane Werther” di Goethe.
La vicenda trae origine da un fatto realmente accaduto (il
suicidio di uno studente universitario, Girolamo Ortis) poi rielaborato sulla base
delle esperienze biografiche del Foscolo: i suoi innamoramenti, le sue crisi politiche
ed esistenziali, le peregrinazioni attraverso l’Italia contesa e tradita dagli
stranieri.
Jacopo Ortis, un giovane intellettuale veneto, costretto
dopo il trattato di Campoformio (1797) a fuggire da Venezia, scrive dall’esilio
le sue dolorose vicende all’amico Lorenzo Alderani, l’immaginario “editore”
delle sue lettere postume.
Jacopo si rifugia sui Colli Euganei dove conosce un altro
esule, il signor T***, e si innamora, ricambiato, della figlia di quest’ultimo,
Teresa.
L’ho veduta ,o Lorenzo,
la Divina Fanciulla
Non sono felice! Mi
disse Teresa; e con questa parola mi strappò il cuore.
(…) Non sono felice!
Io aveva concepito tutto il terribile significato di queste parole, e gemeva
dentro l’anima, veggendomi innanzi la vittima che doveva sacrificarsi a’
pregiudizi ed all’interesse.
La ragazza è però già promessa sposa ad Odoardo, un giovane
onesto e ricco ma privo di ogni slancio emotivo.
Buono – esatto –
paziente! E nient’altro? Possedesse queste doti con angelica perfezione, s’egli
avrà cuore sempre così morto, e quella faccia magistrale non animata mai né dal
sorriso dell’allegria, né dal dolce silenzio della pietà, sarà per me uno di
que’ rosaj senza fiori che mi fanno temere le spine. Cos’è l’uomo se tu lo
abbandoni alla sola ragione fredda, calcolatrice?
Odoardo sa di musica;
giuoca bene a scacchi; mangia, legge, dorme, passeggia, e tutto con l’oriuolo
alla mano.
C. D. Friedrich
Un
uomo e una donna che guardano la luna
1824, Berlino, Nationalgalerie
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Quello tra Jacopo e Teresa è un amore lacerante,
emotivamente irrazionale, intenso e romantico, ma nonostante il forte sentimento
che li unisce, il loro è un amore impossibile.
Il padre di Teresa non può accettare quest’unione,
nonostante stimi molto Jacopo e lo ritenga un ragazzo colto, intelligente,
capace di grandi passioni, deve tener conto che l’esistenza di quest’ultimo è
un’esistenza inerte fatta di dubbi sociali ed esistenziali.
Le persecuzioni della polizia austriaca e le pressioni
continue del signor T*** costringono Jacopo a partire ed ad allontanarsi così dalla
donna amata, unico conforto per la sua disperazione politica.
Ortis inizia a viaggiare senza meta per tutta l’Italia:
Bologna, Firenze, Roma, Milano, Genova... ovunque vede la tragedia
dell’oppressione straniera e non riesce a trovare alcuna consolazione.
(…) e il domani viene,
ed eccomi di città in città, e mi pesa sempre più questo stato di esilio e di
solitudine.
Così noi tutti
Italiani siamo fuoriusciti e stranieri in Italia: e lontani appena dal nostro
territoriuccio, né ingegno, né fama, né illibati costumi ci sono di scudo: e
guai se t’attenti di mostrare un dramma di sublime coraggio! (…) Spogliati dagli
uni, scherniti dagli altri, traditi sempre da tutti, abbandonati da’ nostri
medesimi concittadini, i quali anziché compiangersi e soccorrersi nella comune
calamità, guardano come barbari tutti quegl’Italiani che non sono della loro
provincia, e dalle cui membra non suonano le stesse catene.
Quando apprende la notizia del matrimonio di Teresa con
Odoardo, decide di tornare in Veneto per rivederla un’ultima volta.
Jacopo, recandosi a casa del signor T***, lo incontra mentre
passeggia con la figlia e il genero ma i saluti sono freddi e distaccati.
Ormai deluso dall’amore, dalla vita, dalla politica e dai
suoi compatrioti si uccide pugnalandosi al petto e trovando così la liberazione
nell’unico modo ormai per lui possibile.
Lo seppi: Teresa è
maritata. Tu taci per non darmi la vera ferita – ma l’infermo geme quando la
morte il combatte, ma non quando lo ha vinto.
Veggo la meta: ho già
tutto fermo da gran tempo nel cuore – il modo, il luogo – né il giorno è
lontano.
Cos’è la vita per me?
il tempo mi divorò i momenti felici: io non la conosco se non nel sentimento
del dolore: ed or anche l’illusione mi abbandona – medito sul passato; m’affiso
su i dì che verranno; e non veggo che nulla.
Pentimenti sul passato,
noja del presente, e timor del futuro; ecco la vita: La sola morte, a cui è
commesso il sacro cangiamento delle cose, promette pace.
Ultime lettere di Jacopo Ortis (Mondadori , 2010 Cles TN) |
Non c’è uno sviluppo avvincente nello svolgersi del romanzo,
la vera sostanza del racconto sono le riflessioni del protagonista, alter ego
del Foscolo, ed una compiaciuta autocommiserazione, tratto tipico del
romanticismo.
“Ultime lettere di Jacopo Ortis” è un libro per
appassionati di letteratura romantica, per idealisti sensibili e per utopisti.
Non si può che rimanere sorpresi davanti alla triste
attualità di alcune meditazioni del Foscolo:
Questa università è
per lo più composta di professori orgogliosi e nemici fra loro, e di scolari
dissipatissimi. Sai tu perché fra la turba de’ dotti gli uomini sommi sono così
rari?
Nella società si legge
molto, non si medita e si copia; parlando sempre si svapora quella bile
generosa che fa sentire, pensare, e scrivere fortemente: per balbettar molte
lingue, balbetta anche la propria, ridicoli a un tempo agli stranieri e a noi
stessi:dipendenti dagl’interessi, dai pregiudizi, e dai vizj degli uomini fra’
quali si vive, e guidati da una catena di doveri e di bisogni, si commette alla
moltitudine la nostra gloria, e la nostra felicità: si palpa la ricchezza e la
possanza, e si paventa perfino di essere grandi perché la fama aizza i
persecutori, l’altezza di animo fa sospettare i governi; e i principi vogliono
gli uomini tali da non riuscire né eroi, né incliti scellerati mai.
È interessante il tuo blog.
RispondiEliminaGrazie! ^__^
RispondiEliminaDovresti provare a dare un'occhiata alle lettere che Foscolo scrisse ad Antonietta Fagnani Arese: diviene alter ego persino di se stesso, se si vuole dell'Ortis (all'epoca stava rivedendo il romanzo).
RispondiEliminaIn ogni caso, considerato il contesto storico e culturale in cui fu scritto, a me piace, come altre opere pre-romantiche.
Giungo dai video dei Penny Lane, che ti ha segnalata su YouTube. Ho appena incominciato a esplorare questo blog.
Buon proseguimento,
Ludo.
Benvenuta! e grazie per il consiglio ^_^
RispondiEliminaUn romanzo senza dubbio impregnato dello spirito preromantico, in certe parti troppo languido per i miei gusti, ma documento fondamentale per comprendere la cultura del tempo. Personalmente, più che la storia d'amore, ho seguito con interesse le riflessioni sulla cultura, la società e la situazione politica dell'Italia di Jacopo, il suo spirito patriottico, il dolore di veder delusi tutti i grandi ideali intellettuali, poetici e ideologici nutriti con tanto entusiasmo. Come hai giustamente rilevato, in alcuni passaggi è tristemente attuale.
RispondiEliminadevo essere sincera io non disdegno la parte un po' melodrammatica e "patetica" dell'amore romantico ^_^
EliminaInfatti il mio era un parere ultrasoggettivo e ne sono consapevole! ;)
EliminaIl tuo parere è giustissimo e condivisibile. Il fatto è che quanto studi a scuola i classici, gli insegnanti puntano, come è giusto che sia, su alcune tematiche più importanti di altre ai fini della comprensione del testo, dell'inquadramento storico ecc. Quando li rileggi solo per te stessa ti rendi conto che, ormai libera, puoi dedicarti anche ad altri aspetti ;-)
EliminaPer questo si dovrebbe trovare il tempo di rileggere quello che si era già letto nel corso di studi, perchè, non solo hai acquisito tutti gli strumenti giusti per affrontare i testi, ma anche perchè sei molto più libera :-)
ma il tempo è sempre così poco.....
Esatto, è proprio con questa idea dell'importanza di rileggere in autonomia che ho aperto la mia recensione del romanzo: la libertà nel dedicarsi a questa o a quella tematica rende uno stesso testo studiato pieno di nuovi significati... io ne ho apprezzato soprattutto i momenti patriottici e le riflessioni culturali. Purtroppo hai ragione, non c'è mai abbastanza tempo per dedicarsi alla rilettura con l'attenzione che merita! :)
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