"La sovrana lettrice", Alan Bennett Adelphi (2007- Cusano MI) |
“La sovrana lettrice” (titolo originale “The Uncommon
Reader”) è un racconto di circa un centinaio di pagine ironico e piacevole.
Alan Bennett, con il suo consueto stile brioso e conciso, ci
regala un romanzo brillante e originale; un libro davvero godile e divertente.
Fu tutta colpa dei
cani. Di norma, dopo aver scorazzato in giardino salivano da veri snob i
gradini dell’ingresso principale, e generalmente li faceva entrare un valletto
in livrea.
E invece quel giorno,
per qualche ragione, si precipitarono di nuovo giù dai gradini, girarono
l’angolo e la regina li sentì abbaiare a squarciagola in uno dei cortili.
La biblioteca
circolante del distretto di Westminster, un grande furgone come quelli dei
traslochi, era parcheggiata davanti alle cucine.
Da qui prende via il racconto che vede come protagonista
Elisabetta II d’Inghilterra nei panni della “sovrana lettrice” la quale, del
tutto casualmente, scopre il piacere della lettura. Piacere che diventa ben
presto un’ossessione ed il tempo trascorso senza leggere diventa
irrimediabilmente perso. Assistiamo così a tutta una serie di scene esilaranti
nelle quali Elisabetta cerca di nascondere il vizio della lettura, affinando la
sua abilità a parlare in pubblico o a salutare la folla mentre i suoi occhi
cadono sulla pagina del libro.
Il rapporto con la lettura diviene talmente travolgente ed
incontrollabile che per la regina diventa sempre più difficile mantenere un
equilibrio tra questa passione e gli impegni ufficiali, mentre l’intera corte è
gettata nello scompiglio e la nazione inizia a preoccuparsi.
Certamente, – disse
la regina – ma ragguagliare non è leggere. Anzi, è l’esatto contrario.
Il raggiungimento è succinto, concreto e pertinente. La lettura è disordinata,
dispersiva e sempre invitante. Il ragguaglio esaurisce la questione, la lettura
la apre.
Passare il tempo? –
esclamò la regina. I libri non sono un passatempo. Parlano di altre vite. Di
altri mondi.
Un libro è un ordigno
per infiammare l’immaginazione.
Ad un certo punto però la situazione precipita, Elisabetta
si rende conto che leggere e prendere appunti non è più sufficiente.
Leggere non avrebbe
cambiato le cose… Scrivere magari sì.
Dovendo rispondere
alla domanda se la lettura le avesse arricchito la vita, avrebbe risposto di
sì, salvo aggiungere con altrettanta certezza che l’aveva vuotata di qualsiasi
scopo. In passato era stata una donna
risoluta che conosceva i suoi doveri e intendeva compierli fin quando
possibile. Adesso si sentiva troppo spesso scissa in due. Leggere non era
agire, quello era il problema. Anche a ottant’anni, lei era una donna d’azione.
Riaccese la luce,
prese il taccuino e annotò: “Non si mette la vita nei libri. La si trova”.
Dopo le innumerevoli letture confuse e disordinate
Elisabetta alla fine raggiungerà una più profonda conoscenza di sé e, fatto un
bilancio della sua vita, arriverà a compiere un gesto estremo ed inaspettato.
A volte mi sono
sentita come una candela mangiafumo mandata qua è là per profumare delle
dittature: al giorno d’oggi la monarchia è solo un deodorante governativo.
Io sono la regina
d’Inghilterra, ma negli ultimi cinquant’anni me ne sono vergognata spesso.
Consiglio questo racconto a tutti coloro che amano leggere,
a coloro ai quali piace l’odore delle vecchie pagine ingiallite così come quello
delle pagine fresche di stampa, a tutte quelle persone che quando arrivano
all’ultima pagina di un buon libro si sentono perse e smarrite come se avessero
perso un amico…
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