domenica 16 giugno 2019

“Ninfa dormiente” di Ilaria Tuti


NINFA DORMIENTE
di Ilaria Tuti
LONGANESI
Ilaria Tuti, dopo il grande successo ottenuto con il suo romanzo d’esordio “Fiori sopra l’inferno”, in traduzione in più di 25 paesi, torna finalmente in libreria, per la gioia di noi lettori, con un nuovo appassionante romanzo.
                      
In “Ninfa dormiente” il commissario Teresa Battaglia ed il suo braccio destro Massimo Marini sono alle prese con un complicatissimo caso di omicidio, un vero e proprio cold case poiché l’efferato assassinio è stato compiuto nel lontano aprile del 1945.

Tutto nasce con il ritrovamento di una famosa opera di Alessio Andrian, La Ninfa dormiente, un disegno che ritrae una giovane donna dalla grazia singolare, un viso in grado di affascinare chiunque lo osservi.

Il disegno però nasconde un terribile segreto: l’opera è stata eseguita con una bacchetta di pietra nera ed una di ematite come era d’uso all’epoca della sua realizzazione, ma sul foglio vi è molto di più, vi sono tracce di sangue umano.
Il disegno è stato eseguito intingendo le dita nel cuore di qualcuno, verosimilmente nel cuore della donna raffigurata.

Il primo ad essere sospettato dell’omicidio è ovviamente l’artista  Alessio Andrian.

Andrian era all’epoca un partigiano della Brigata Garibaldi, la sua brigata era di stanza nel Carso e verso la fine della guerra si era spostata nel Canal del Ferro, vallata montana della provincia di Udine.

L’uomo però vive inchiodato ad una sedia a rotelle e non proferisce verbo da quell’aprile del 1945 quando fu ritrovato che vagava febbricitante in un bosco nei pressi del paesino di Bovec.
Egli non ha nessuna patologia che giustifichi il suo stato, resta quindi un mistero perché un giovane uomo abbia deciso di votare la sua vita all’immobilità ed al silenzio.

Le indagini condurranno il commissario Battaglia nei boschi della Resia e nei paesini di questa valle i cui abitanti si adoperano ostinatamente ed instancabilmente ogni giorno nel tentativo di mantenere vive le loro tradizioni e difendere le loro origini.

Trattandosi di un thriller non posso ovviamente dilungarmi ulteriormente nell’esporvi la trama del romanzo con il rischio di anticiparvi qualche colpo di scena che vi rovinerebbe il piacere della lettura.

Posso però assicurarvi che questo secondo romanzo di Ilaria Tuti non vi deluderà assolutamente.

“Ninfa dormiente” è una storia carica di suspense e colpi di scena che trascina il lettore fin dalle prime pagine, una storia che si fa leggere tutta d’un fiato.

La scrittura è scorrevole e la trama affascinate ed intrigante; coinvolgente ed appassionante in modo particolare è poi l’alone di mistero che aleggia per tuta la durata del racconto strizzando l'occhio al mondo soprannaturale.

Da non sottovalutare il piacere nel ritrovare una vecchia conoscenza come quella di Teresa Battaglia; il commissario è uno di quei personaggi letterari in grado di coinvolgere emotivamente il lettore e renderlo partecipe delle sue vicende stabilendo con lui una forte connessione.

La Battaglia è sempre la donna forte, combattiva ed empatica conosciuta nel primo romanzo, forse un po’ più provata a causa dell'avanzare della malattia, ma lei non è intenzionata a mollare e si aggrappa alla sua memoria di carta per restare a galla.

Teresa Battaglia è più che mai decisa a scoprire una volta per tutte anche che cosa tormenti il giovane Massimo Marini.

L’equilibrio del loro rapporto fatto di continui battibecchi, frasi non dette e misteri è destinato in questo secondo romanzo a mutare notevolmente, ma quanto ed in che modo lascio a voi la possibilità di scoprirlo.

Personalmente posso dirvi che Massimo Marini è un personaggio a me molto caro quasi quanto quello della Battaglia e non vi nego che la lettura di questo secondo episodio sia riuscito ad accrescere ulteriormente la mia simpatia nei suoi confronti.

In “Ninfa dormiente” incontriamo anche nuovi personaggi che, con ogni probabilità, ci accompagneranno anche nei prossimi episodi, come Albert Lona, vecchia conoscenza del commissario, una creatura brutale che si mimetizzava con abiti eleganti e modi raffinati e come Blanca con il suo amico a quattro zampe Smoky, non un semplice cane, ma un cane HRD (Human Remains Detection).

Blanca e Smoky in verità sono reali e nella vita di tutti i giorni si chiamano Cristina e Ice come Ilaria Tuti stessa riporta nelle sue note poste al termine del volume.

Appassionante e coinvolgente “Ninfa dormiente” è un romanzo assolutamente da leggere perché, che siate amanti del genere o meno, il personaggio di Teresa Battaglia è un personaggio al quale non potrete non affezionarvi ed appassionarvi.






domenica 2 giugno 2019

“Il sentiero dei profumi” di Cristina Caboni


IL SENTIERO DEI PROFUMI
di Cristina Caboni
GARZANTI
Fin da piccola Elena Rossini ha dovuto fare i conti con la solitudine e l’insicurezza.

Abbandonata ancora bambina da una madre che le aveva preferito l’amore di un uomo che non accettava quella figlia non sua, Elena era stata cresciuta dalla nonna materna.

Lucia Rossini aveva trasmesso alla nipote la conoscenza di un’arte antica, quella della profumeria, e lo aveva fatto all’interno del laboratorio di famiglia a Firenze, quel laboratorio che apparteneva alle Rossini da più di tre secoli.

Oggi Elena ha ventisei anni e di nuovo si trova a dover affrontare il tradimento e la separazione.

Ha appena scoperto che il suo fidanzato la tradisce e la scoperta è avvenuta nel peggiore dei modi ovvero cogliendo il traditore sul fatto.

Quella relazione nella quale aveva investito tutto sia emotivamente che economicamente si è rivelata essere per lei l’ennesimo fallimento e così, dopo un primo momento di smarrimento, la giovane donna accetta la proposta dell’amica Monie e si trasferisce a Parigi.

Qui Elena imparerà a fare i conti con il passato, ad affrontare le sue insicurezze riscoprendo se stessa e le sue origini.

Conoscerà molte persone ognuna delle quali in modi molti diversi contribuirà alla sua crescita personale, rendendola una persona diversa, più matura e sicura di sé.

Ma a Parigi Elena farà sopratutto l’incontro che cambierà per sempre la sua vita: grazie a Cail, un uomo schivo e gentile, la giovane donna tornerà a credere nell’amore ritrovando la fiducia in se stessa e nel prossimo.

“Il sentiero dei profumi” è il primo romanzo di Cristina Caboni.

Come per gli altri romanzi la storia della protagonista è legata ad un evento del passato, in questo caso a fare da filo conduttore è la ricerca del profumo perfetto creato da Beatrice, l’antenata di Elena, tre secoli prima.

A differenza degli altri due libri di cui vi ho parlato in altri post “La rilegatrice di storie perdute” e “La stanza della tessitrice” in questo romanzo d’esordio non c’è il doppio piano narrativo, tecnica della quale Cristina Caboni dimostrerà successivamente di essere una vera maestra.
                                         
Beatrice Rossini è un personaggio intrigante e gli accenni alla sua appassionante storia lasciano sfortunatamente il lettore con il desiderio inappagato di sapere qualcosa di più sulle vicende di questa donna così affascinante vissuta in un’epoca lontana e sul suo amore sfortunato.

Ogni libro di Cristina Caboni è incentrato sulla professione della sua protagonista e, grazie a scrupolose ricerche, l’autrice riesce sempre a condurre il lettore in un mondo a lui sconosciuto, un mondo ricco di dettagli che si svela pagina dopo pagina ai suoi occhi.

Se con “La rilegatrice di storie perdute” abbiamo fatto la conoscenza del mondo dei libri antichi e dell’arte della legatoria e con “La stanza della tessitrice” siamo diventati esperti di stoffe e tessuti, ne “Il sentiero dei profumi” l’autrice ci conduce per mano nel magico mondo della profumeria e lo fa con la grazia e la passione che sempre contraddistinguano la sua scrittura.

Lidia Catalano (ttL – La Stampa) ha giustamente scritto che le atmosfere del romanzo ricordano quelle di "Chocolat" di Joanne Harris e se vogliamo essere più precisi questo lo si avverte soprattutto nelle pagine in cui Lucia è intenta a spiegare alla nipote che il profumo non è qualcosa che si sceglie. Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima.

Il libro indubbiamente ha anche alcune analogie con un altro romanzo che ho amato moltissimo intitolato “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh; così come al termine di questo romanzo si trova un dizionario sul significato di ogni fiore, al termine del romanzo di Cristina Caboni è presente un  interessante dizionario dei profumi.
I due romanzi però hanno in comune tra loro molto più di questo, entrambi ad esempio hanno la capacità di riuscire a commuovere il lettore attraverso il racconto di una storia profonda e potente.

Elena è una donna fragile, insicura e timida, ma al momento giusto sa trovare la forza e la determinazione necessari per cambiare.

Il punto di forza dei romanzi di Cristina Caboni sta tutto in questa sua capacità di saper raccontare con delicatezza e sentimento storie sull’insicurezza dell’animo umano e sul coraggio di affrontare questa stessa insicurezza, trasmettendo al lettore positività e speranza.

“Il sentiero dei profumi”, come tutti le storie di questa autrice, è un romanzo in grado di stupire, emozionare e coinvolgere il lettore conquistandolo fin dalle prime pagine.





domenica 19 maggio 2019

“I Medici” di G. F. Young


I MEDICI
di G.F.Young
SALANI EDITORE
La storia della famiglia Medici ha un valore che va ben oltre quello prettamente storico poiché le vicende occorse ai suoi membri ci aiutano oggi ad acquisire molte informazioni sulla rinascita della cultura e dell’arte, sulla storia d’Europa, sulla nascita delle scienze e sulle grandi collezioni d’arte possedute da Firenze.

La dinastia medicea occupa quattro secoli della storia fiorentina e non solo, basti pensare che questa famiglia diede i natali a ben due papi (Leone X e Clemente VII) e a due regine di Francia (Caterina de’ Medici, moglie di Enrico II, e Maria de’ Medici moglie di Enrico IV).

Il volume di G. F. Young ci racconta la storia dei Medici attraverso i ritratti di tutti i suoi membri a partire dal loro capostipite Giovanni di Bicci (1360-1428) fino all’ultima rappresentante della famiglia Anna Maria Ludovica che si spense nell’anno 1743.

Il nome della principessa Anna Maria Ludovica è forse quello a noi meno noto; eppure, è proprio nei confronti di questa straordinaria donna che Firenze ha un immenso debito di riconoscenza poiché è solo grazie alla sua lungimiranza e al suo amore per Firenze se questa può ancora oggi vantare quel patrimonio artistico che la rende la città d’arte più visitata al mondo.

Giovanni di Bicci ebbe due figli: Cosimo e Lorenzo.                                                       
Al ramo di Cosimo appartenevano i Medici più famosi, quali appunto lo stesso Cosimo Pater Patriae, Piero il Gottoso, Lorenzo Il Magnifico e suo fratello Giuliano, Piero lo sfortunato.
Questo ramo del quale l’autore parla in una prima parte del volume si spense dopo la settima generazione e la successione passò al ramo di Lorenzo; è quindi alla storia dei protagonisti di questo ramo secondogenito che viene dedicata la seconda parte del libro.

George Frederick Young (1846–1919) appassionato cultore di arte e di storia, era un colonnello dell’esercito inglese che appartenne alla colonia degli anglo-fiorentini nei decenni a cavallo fra il XIX e il XX secolo.

Questo libro è in effetti un saggio piuttosto datato, fu scritto infatti nel 1909, ma nonostante questo risulta essere ancora ai giorni nostri una delle opere più complete sulla dinastia medicea.

Questo volume presenta i Medici sotto un aspetto un po’ diverso rispetto a tutta la storiografia precedente in quanto spesso, come sottolinea lo stesso autore, le partigianerie hanno distorto la visione degli storici coevi influenzando anche i posteri in tal senso.
Il risultato è sempre stato quello di una storia in cui i Medici venivano dipinti senza alcun difetto dai loro sostenitori oppure come uomini spietati e senza scrupoli da parte dei loro detrattori.

L’intento di Young era quello di attenersi il più possibile ai fatti, avvalendosi per quanto più possibile dei documenti presenti negli archi di Stato, al fine di poter finalmente fare luce sulla verità.

Ai primi del Novecento la bibliografia sul ramo primigenio della famiglia era piuttosto corposa, mentre per quanto riguardava il ramo secondogenito questa di Young fu forse la prima storia completa che fosse mai stata scritta.

Nel secolo scorso Firenze era una meta ideale per gli stranieri e tra questi gli inglesi più di ogni altro si lasciarono sedurre dalle bellezze artistiche della città toscana.
Questa storia dei Medici è uno dei frutti più significativi di quella passione sviluppatasi nei confronti di Firenze, delle sue bellezze e conseguentemente nei confronti di quella  dinastia che più di ogni altra segnò la sua storia.

Nella prefazione Young scriveva che la sua voleva essere una storia obiettiva ed imparziale; sinceramente sarei propensa ad includere l’autore più tra i sostenitori che tra i detrattori della famiglia Medici, ma forse perché condivido il suo pensiero non posso che essere affascinata dalla sua opera e dalle sue opinioni.

Con Francesco I (1541-1587) come scrive lo stesso Young la campana funebre della fortuna de’ Medici comincia a sonare.
A metà del Cinquecento il carattere dei componenti di questa famiglia comincia a peggiorare e i suoi membri perdono gradualmente parte della loro abilità: l’inarrestabile decadimento è ormai iniziato. 

Young ha una sensibilità particolare nel raccontare la parabola discendente della famiglia che non si può non apprezzare tanto più se si prova a fare un confronto con il racconto di Luca Scarlini nel suo “L’ultima regina di Firenze” (Bompiani, 2018) dove l’autore ha scelto di avvalersi invece di tono piuttosto irriverente per narrare gli stessi eventi.

“I Medici” non è assolutamente un freddo compendio di storia, ma un libro che riesce a fare rivivere lo splendore e il declino di una dinastia attraverso i secoli raccontandoci le vicende non solo dei membri della famiglia, ma anche quelle degli altri attori della storia, dei vari re, regine, sovrani, papi che interagirono con i Medici nel corso dei secoli.

Un altro grande merito di questo libro è quello di saper raccontare la storia di Firenze e della dinastia medicea attraverso un grande affresco corale che comprende anche il racconto della storia dell’arte, della letteratura e delle scienze; così insieme ai membri della famiglia Medici possiamo fare la conoscenza di artisti quali Donatello, Brunelleschi, Botticelli, scienziati come Galileo Galilei, uomini di lettere come Poliziano solo per citare alcuni nomi.    
                                                                                                                                      
“I Medici” di G. F. Young è un’opera magistrale nella quale rivivono quattro secoli di storia fiorentina, italiana ed europea, ma che allo stesso tempo sa appassionare il lettore come un romanzo.

Un libro che non può mancare assolutamente nelle vostre librerie.






mercoledì 1 maggio 2019

“Amico, Nemico” di Simone Censi


AMICO, NEMICO
di Simone Censi
EDIZIONI MONTAG
Prima metà del Novecento, a Bray, una cittadina irlandese sulla costa orientale, vive una famiglia indigente, ma talmente miserabile che persino la Povertà in persona potrebbe permettersi di vivere in una casa migliore della loro.

Il racconto è narrato in prima persona dal protagonista ovvero il terzogenito di una coppia di genitori piuttosto male assortita.
La madre è una donna energica, corpulenta ed orgogliosa del suo essere irlandese mentre il padre, al contrario, è un uomo debole fisicamente, buono ed innocuo oltre ad essere un accanito bevitore.

Un giorno un’improvvisa malattia si porta via entrambi i genitori e, poiché gli zii non vogliono farsi carico dei ragazzi, questi vengono affidati ai servizi sociali e le loro strade si divideranno inevitabilmente per sempre.

Al nostro protagonista, sradicato dalla sua casa e condotto in una scuola industriale a vocazione religiosa, quindi non sarà dato sapere cosa ne sarà della sorella e del fratello che non rivedrà mai più.

Ha appena cinque anni e mezzo quando viene catapultato in una realtà a lui completamente sconosciuta.
Solo ed indifeso sarà costretto a fare i conti con qualcosa di spaventoso in un ambiente ostile fatto di violenza, indifferenza ed orrore.

A condividere il suo destino c’è però Johnny, un ragazzino suo coetaneo, che come lui ha alle spalle una storia simile alla sua , una storia fatta di povertà ed abbandono.

La vita all’interno dell’istituto segnerà profondamente l’esistenza di entrambi, tanto che, quando dopo molti anni i due, ormai adulti, si incontreranno nuovamente, al protagonista non resterà che prendere amaramente atto che di quel ragazzino a lui così caro non è rimasto più nulla, l’uomo che si troverà davanti sarà un perfetto sconosciuto.

L’amico Johnny se ne sarà andato per sempre lasciando il posto al nemico John.

La storia che ci racconta Simone Censi in questo breve romanzo, poco meno di un centinaio di pagine, è una storia molto intensa e carica di pathos.

La narrazione prende spunto da quanto emerso durante le indagini effettuate dalla commissione d’inchiesta sugli abusi su minori istituita dal governo irlandese nel maggio del 2000.
Inchiesta che si è conclusa nel 2009 portando alla luce gli orrori subiti da bambini e da ragazzi di entrambi i sessi ospiti dagli anni ’40 agli anni ’80 all’interno degli istituti religiosi in Irlanda.

Un’indagine che ebbe il compito di svelare quanto per anni era stato insabbiato, una storia fatta di sevizie, stupri e brutali pestaggi; grazie a migliaia di testimonianze, infatti, oggi quelle verità nascoste e manovrate sono finalmente state svelate in tutta la loro ferocia e crudeltà.

Nel libro di Censi si fa riferimento al rapporto Cussen del 1936, un chiaro esempio di come all’epoca si fosse in grado di manipolare la realtà anche quando veniva istituita un’apposita commissione per verificare e valutare eventuali criticità, commissione che in realtà veniva istituita solo per mettere a tacere l’opinione pubblica ed eventuali voci di corridoio sui discutibili metodi utilizzati nell’ambiente scolastico.

“Amico, Nemico” è un racconto di giovani vite segnate per sempre dalla paura e dalla perdita di dignità e rispetto; il racconto di come la cattiveria e la frustrazione portino con sè altrettanta cattiveria e frustrazione in un continuo circolo senza fine, dove la vittima il più delle volte, una volta cresciuta, diviene a sua volta ella stessa carnefice.
                                             
La brutalità e la violenza accendono una sete di vendetta difficile da placare, quella sete che l’autore riesce a descrivere così bene attraverso l’immagine di quegli occhi velati di quel grigio di indifferenza alla vita.

Il tema trattato dal romanzo è complesso e di non facile trattazione, ma Simone Censi ha dimostrato di sapere affrontare un argomento così spinoso con un garbo ed una delicatezza non comuni.

Attraverso una prosa chiara, semplice e scorrevole, l’autore riesce infatti, fin dalle prime righe, a coinvolgere e rendere partecipe il lettore che apprende con turbamento e sdegno quanto accaduto in una delle pagine più nere della storia d’Irlanda e della Chiesa cattolica.

“Amico, Nemico” è un romanzo che fa riflettere, indignare e commuovere; un romanzo che ci racconta una storia, come purtroppo ce ne sono tante, che nessuno di noi dovrebbe ignorare o dimenticare.



Dello stesso autore vi ricordo “Il garzone del boia”.





domenica 28 aprile 2019

“I quattro cigni” di Winston Graham


I QUATTRO CIGNI
di Winton Graham
SONZOGNO
Eccoci arrivati al sesto appuntamento con la saga dei Poldark; questo tanto atteso sesto volume è ambientato nella Cornovaglia degli anni 1795-1797.

Mentre in Europa i venti della Rivoluzione Francese continuano a soffiare, sulla scena internazionale inizia ad affermarsi un nuovo personaggio storico che molto farà parlare di sé, un generale la cui stella inizia a brillare: Napoleone Bonaparte.

Ross Poldark ha finalmente raggiunto la stabilità economica, le cose sembrano ormai girare per il verso giusto tanto da potersi permettere di ampliare e ristrutturare casa facendo addirittura giungere da Londra un famoso stuccatore.

Il rapporto con Demelza sembra ora aver trovato stabilità e complicità, Jeremy e la piccola Clowance crescono spensierati e in salute, e anche Garrick, sebbene ormai anziano, contribuisce a rallegrare e rasserenare la vita famigliare.

Gli scontri, però, sono sempre alle porte non solo sui campi di battaglia, ma anche nella vita di tutti giorni, così ben presto Ross si troverà a dover fronteggiare le lotte interiori di cui saranno vittime le sue quattro donne, i suoi quattro cigni, da qui il curioso titolo del romanzo.

Caroline, ormai convolata a nozze con Dwight, vede messo a dura prova il suo rapporto col marito a causa delle loro forti divergenze caratteriali.

Elizabeth rischia di perdere tutto a seguito delle inopportune rivelazioni fatte da zia Agatha a George poco prima di morire.
George, sempre più logorato dal dubbio che Valentine possa essere davvero figlio di Ross, non solo sente crescere in lui un rifiuto sempre più forte verso il bambino, ma logorato da una gelosia perversa e perniciosa, prende ogni giorno di più le distanze dalla moglie.

Morwenna, in attesa del suo primo figlio e sempre più disgustata dal marito, annaspa nel tentativo di tenere Osborne il più possibile lontano da lei.
Ancora innamorata di Drake, fiaccata nel corpo e nello spirito, Morwenna lotta giorno dopo giorno per trovare la forza di ribellarsi al suo infelice presente.

Demelza, l’irreprensibile e innamoratissima moglie di Ross, colei che tutti avrebbero giurato essere al di sopra di ogni sospetto, ebbene anche lei, troppo spesso trascurata e data per scontata dal marito, rischia di mettere a repentaglio la sua felicità coniugale a causa di un bellissimo e nobile giovane, Hugh Armitage.

Che dire di Hugh? Il giovane è l’opposto di Ross Poldark.
Ross è un uomo pragmatico, irruente, testardo e talvolta irriverente, Hugh al contrario è gentile ed idealista.
Hugh è il poeta che, proprio grazie ai suoi versi ed alla sua dolcezza, farà vacillare la forza di volontà e la lealtà di Demelza nei confronti del marito.

Riuscirà Hugh nel suo intento? E come reagirà Ross dinnanzi all’infatuazione della moglie per un altro uomo?

Ne "I quattro cigni" si delinea anche una nuova coppia ovvero quella formata da Sam Carne, il fratello di Demelza, e da una ragazza del paese.

Emma è giovane, bella e appariscente, ma anche una ragazza dalla condotta piuttosto discutibile in quanto non nasconde le sue numerose frequentazioni maschili.
Sam è un ministro di Dio, un fervente metodista per il quale la cosa che più conta è riuscire a salvare l’anima della donna amata.

Viste le premesse, nonostante l’attrazione ed i sentimenti che i due sembrano nutrire l’uno per l’altra, il loro amore non sembra essere nato sotto i migliori auspici.

Sembra proprio che in amore il destino si diverta ad accanirsi contro i fratelli Carne, prima la contrastata storia di Drake e Morwenna ed ora lo sfortunato amore di Sam ed Emma.   

Che dire di questo sesto volume della saga? “I Quattro cigni” mantiene l’alto livello dei precedenti romanzi.

Come gli altri libri è una lettura scorrevole che si fa leggere tutta d’un fiato.

I nuovi personaggi sono affascinanti e perfettamente inseriti all’interno del racconto; si può provare per loro simpatia o avversione, ma mai indifferenza.

Ci si può commuovere per il giovane Hugh o si può disapprovare il suo comportamento bollandolo come troppo melenso ed affettato, ma di certo ci si sentirà costretti a prendere posizione sulla vicenda come se si fosse realmente chiamati a farlo da una forza superiore, il distacco non è ammesso.

Le vecchie conoscenze dal canto loro, sempre così reali e vive nei loro turbamenti e nel loro caos interiore, ci regalano ancora una volta nuove emozioni seducendoci con le loro contraddizioni ed i loro confusi sentimenti.
                         
Con “I quattro cigni” Winston Graham si è confermato ancora una volta autore di grande capacità perché è tutt’altro che facile saper mantenere viva l’attenzione del lettore per così tanti romanzi.

Infatti nella saga dei Poldark la forza del racconto e la capacità di affascinare e coinvolgere il lettore, volume dopo volume, rimane inalterata.

“I quattro cigni” è un romanzo che, voltata l’ultima pagina, ci lascia, come sempre, ancora una volta, col fiato sospeso in trepidante attesa della prossima pubblicazione.



I post relativi ai precedenti romanzi potere trovarli qui




domenica 21 aprile 2019

“Semplicemente perfetto” di Jostein Gaarder


SEMPLICEMENTE PERFETTO
di Jostein Gaarder
LONGANESI
Tra Albert e Eirin è amore a prima vista. Hanno appena diciannove anni, ma il loro incontro davanti alla macchinetta del caffè del campus cambierà per sempre le loro vite.

La gita al lago di Glitretjern e la notte trascorsa nella Casetta delle Fiabe, a solo una settimana da quel loro primo incontro, segnerà ufficialmente l’inizio della loro storia.

Sono passati 37 anni da quel giorno ed Albert, dopo aver ricevuto una terribile notizia che sconvolgerà per sempre la sua vita e quella della sua famiglia, si rifugia nella Casetta delle Fiabe, proprio quella casa sul lago che aveva visto sbocciare il loro amore.

Dieci anni dopo la loro romantica fuga sul lago, Eirin ed Albert erano riusciti ad acquistare la casa, il loro bambino aveva allora appena sette anni.

Oggi Christian è diventato adulto ed è padre di una bambina di dodici anni, Sarah.    

Per cercare di assimilare la sconvolgete notizia ricevuta da Marianne, il suo medico di base, e per stabilire quale sia il modo migliore per affrontare tutto ciò che sta per accadere, Albert decide di mettere nero su bianco le sue impressioni, le sue emozioni, le sue domande, ma anche di fare chiarezza sul passato svelando verità inconfessate e portando alla luce segreti tenuti nascosti per troppo tempo.

Albert, mentre Eirin ignara di tutto si trova ad un convegno in Australia, si concede ventiquattro ore per scrivere il suo addio, deciso a mettere fine alla sua vita prima che la malattia prenda il sopravvento sul suo fisico.

L’incipit del romanzo è di forte impatto, carico di suspense, sembrerebbe quasi essere l’inizio di un thriller.
Ben presto però il lettore scopre che i misteri che l’io narrante nasconde sono semplici verità taciute, segreti  comuni a molte coppie.
Una normalità che si può sintetizzare in una frase dello stesso protagonista:

La vita di un uomo si riassume semplicemente così: C’era una volta… E venne una notte. Adesso è arrivata la notte.

“Semplicemente perfetto” è il racconto di qualcosa di tragico sì, ma anche di quotidiano nella sua drammaticità.

Quello che accade al protagonista è un qualcosa che potrebbe accadere a chiunque di noi in qualunque momento e, proprio come il protagonista, ciascuno di noi rimarrebbe atterrito, spiazzato dalla tragicità della scoperta e inizierebbe a porsi moltissime domande.

La vita umana è caratterizzata da momenti di ricchezza e di miseria, è scandita da eros e thanatos, amore e morte, e noi uomini, semplici attori sul palcoscenico della vita, come ci definì Shakespeare,  viviamo ogni giorno in balia di sentimenti contrastanti: amore e odio, altruismo ed egoismo.

Noi siamo convinti di poter vivere per sempre; in qualunque momento la morte busserà alle nostre porte, ci coglierà immancabilmente impreparati.
Impreparati a lasciare le persone a noi care e tutto ciò che negli anni abbiamo costruito; ed, inevitabilmente, saremo afferrati da un senso di impotenza e presi dal desiderio di rivalsa nei confronti del prossimo.

Come il protagonista inizieremo a porci interrogativi su cosa ci sia dopo la morte e quale sia il senso della vita, di quella vita che saremo ormai prossimi a lasciarci alle spalle.

Il protagonista del libro però deve anche scegliere se attendere l’arrivo della nera signora oppure andarle incontro e abbracciarla spontaneamente, perché la malattia diagnosticatagli è una malattia terribile.
Diviene quindi obbligatorio per lui chiedersi se non sia più dignitoso suicidarsi finché si è ancora in forze, prima che il male distrugga definitivamente il suo corpo e il dolore si faccia insopportabile.

Perdere la dignità permettendo alle persone care di restargli accanto fino alla fine o salvaguardare il proprio amor proprio lasciando volontariamente la scena prima del tempo?
Togliersi la vita richiede molto, tanto coraggio, ma vivere sapendo che la malattia gli toglierà ogni cosa non richiede forse ancora più forza di volontà e audacia?

Ognuno di noi dovrebbe avere la libertà di scegliere di poter rompere con tutti i legami sociali e di poter trovare per conto proprio una via di ritorno alla natura, ma i limiti di questa scelta sono proprio i legami con i propri cari.

“Semplicemente perfetto” è un libro di appena 136 pagine, ma seppur così breve, ci pone importanti interrogativi di non facile e scontata soluzione.

Albert farà la sua scelta, quella che egli riterrà più giusta, lo farà con l’aiuto delle persone a lui vicine, egli riuscirà a vedere uno spiraglio nel buio. L’amore sarà la sua salvezza.

Ma l’interrogativo rimane aperto: la vita va davvero sempre vissuta fino in fondo?

“Semplicemente perfetto” è un libro che spinge il lettore a riflettere, un libro unico nel suo genere, un racconto capace di commuovere e coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine.





martedì 16 aprile 2019

“Impariamo ad amare” di Marina Panatero e Tea Pecunia


IMPARIAMO AD AMARE
di Marina Panatero e Tea Pecunia
CAIRO EDITORE
L’amor che move il sole e l’altre stelle con questo splendido verso Dante terminava la sua Divina Commedia.

Ma cose è l’amore? Tutti ne abbiamo più o meno un’idea ed è proprio in base a quella nostra idea che noi misuriamo l’autenticità o meno dei nostri affetti e dei sentimenti degli altri nei nostri confronti.
Purtroppo però tutto questo non basta, tanto che spesso, troppo spesso, ci ritroviamo a dover fare i conti con le delusioni e i fallimenti per le nostre aspettative disattese o, ancora peggio, ci ritroviamo ad interrogarci su quali siano le cause e gli errori da noi commessi.

Marina Panatero e Tea Pecunia con il loro libro hanno deciso di offrire a tutti noi una “bacchetta magica” per imparare ad amare nel modo corretto, svelandoci il segreto per vivere relazioni sane e felici.

La ”bacchetta magica” però per funzionare deve essere usata e allora, se vogliamo davvero avere dei risultati, dobbiamo iniziare subito, senza perdere tempo, a mettere in atto i loro preziosi consigli.

Per chi tra voi si starà chiedendo in cosa consista questo possente antidoto contro le emozioni negative, la paura, il rancore e l’insicurezza, glielo svelo subito: è la meditazione.

Ebbene sì, perché secondo le autrici di questo libro, e chi di voi ha già letto alcuni miei precedenti post ed in particolare quello dedicato ad un altro interessante volume di Marina e Tea intitolato “Lascia andare!”; ebbene dicevo, chi di voi li ha già letti, sa che Marina e Tea ritengono che la meditazione sia un vero toccasana per la mente e per il corpo, perché la meditazione permette di trovare un proprio equilibrio interiore fondamentale per ritrovare se stessi.

Ritrovare se stessi, capire davvero quali sono i nostri desideri, spogliarsi definitivamente degli strati di stracci, come li chiamano Marina e Tea, che ci si sono incollati addosso nel corso degli anni è fondamentale per la nostra rinascita emotiva.

Ma cosa sarebbero questi stracci? Sono tutte quelle aspettative, quelle richieste, quelle imposizioni che spesso subiamo passivamente pensando sia necessario per essere accettati dal prossimo, sono tutte quelle maschere che indossiamo, una diversa per ogni occasione, che con il passare del tempo neppure noi riusciamo più a riconoscere.

Il libro si divide sostanzialmente in due parti: una prima parte intitolata “Tu e te stesso” ed una seconda parte dal titolo “Tu e gli altri”.

Nella prima parte tutte le meditazioni suggerite sono finalizzate ad aiutarci a riscoprire il nostro vero io, ad imparare a smettere di autosabotarci e a ritornare ad amarci per come siamo davvero con la nostra splendida unicità.

Amare noi stessi, essere un po’ più egoisti non significa necessariamente ferire il prossimo, ma smettere di annullarsi e svendersi per compiacerlo, questo sì.
L’amore non è annullamento di se stessi perché quell’attenzione che si ricevere quando ci si annulla non è vero amore.   

Perché l’amore non è dipendenza: qualunque cosa distrugga la nostra libertà non è amore.

Nella seconda parte del libro invece le meditazione così come i suggerimenti sono atti a cercare di fare sì che le relazioni con il prossimo, che sia questo un partner, un familiare o un amico, possano essere relazioni soddisfacenti, sane e felici.

Tutti sono convinti di conoscere l’altra persona, ma la verità è che nessuno conosce davvero nessuno.
L’unica cosa che davvero conosciamo sono i punti deboli dell’altro e ognuno di noi è abile, chi più chi meno, a sfruttare queste conoscenze per ferire il prossimo nei momenti di crisi o semplicemente per ottenere dall’altro quello che desideriamo da lui.

Spesso tendiamo a pretendere dagli altri qualcosa che questi non possono darci e ciò non è perché essi siano necessariamente persone egoiste o cattive, ma semplicemente perché il loro background emotivo e di crescita è diverso dal nostro.
Il dialogo è l’unico strumento che noi abbiamo per conoscere il prossimo e farci conoscere, ma dobbiamo fare attenzione a come si usano le parole, il modo di porsi nei confronti dell’altro è fondamentale.

Oltre ad interessanti suggerimenti su come confrontarsi con il partner, Marina e Tea danno utili spunti anche su come rapportarsi con i propri figli siano questi ancora piccoli o già adolescenti.
Non bisogna mai infatti dimenticare che anche un bambino ha una sua personalità già definita e completa e proprio per questo non si deve mai cercare di cambiare la sua natura, la sua essenza perché il risultato sarebbe devastante.

Gli esercizi di meditazione suggeriti nel libro sono di due tipi: esercizi di meditazione formale e meditazione informale.

Quale la differenza?

La meditazione formale è quella che si esercita quando si decide di ritagliarsi un po’ di tempo per se stessi e alla quale ci si dedica ogni giorno con regolarità.
La meditazione informale invece consiste nel praticare piccoli esercizi di consapevolezza durante la giornata, molto più duttile, la meditazione informale può essere praticata ovunque in mezzo alla folla come nel silenzio più totale, per un solo minuto o per un’ora intera.
L’ideale sarebbe integrare sempre i due tipi di meditazione.

La meditazione formale non richiede alla fine moltissimo tempo, bastano solo dieci minuti al giorno per ventuno giorni per avvertire già i primi concreti benefici.
E allora cosa aspettiamo a regalarci questa coccola di benessere?



A cura di Marina Panatero e Tea Pecunia vi suggerisco anche: