DANTE
UNA VITA IN ESILIO
di Chiara Mercuri
EDITORI LATERZA
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Non è facile
comprendere oggi cosa davvero significasse nell’Italia del Trecento essere
mandati in esilio.
Essere cacciati non
comportava esclusivamente dover lasciare la propria città, il proprio nido per
mai più farvi ritorno, ma voleva dire perdere tutto sia dal punto di vista
economico che dal punto di vista morale ed affettivo.
I beni confiscati,
la casa distrutta pietra a pietra erano solo gli effetti tangibili dell’esilio, ma ciò che più di ogni altra cosa
decretava la rovina dell’esule era dover
fare i conti, giorno dopo giorno, con la propria dignità calpestata, con la
freddezza e l’imbarazzo degli amici, con la consapevolezza che i propri figli
avrebbero pagato duramente per le colpe dei padri.
Il libro di Chiara
Mercuri parte proprio da questi aspetti per raccontarci la vita e le opere di
Dante Alighieri.
La prima parte del libro si focalizza su Firenze e sugli scontri sempre
più accesi che nacquero tra le due opposte fazioni, quella dei Guelfi Bianchi
capitanata dalla famiglia Cerchi e
quella dei Guelfi Neri capeggiata dalla famiglia Donati.
La lotta andava ben
oltre una mera questione politica che contrapponeva la benevolenza dei Bianchi
nei confronti dell’Impero al vigoroso sostegno dei Neri nei confronti del
Papato, in verità quello per cui si combatteva davvero era il dominio sulla città di Firenze.
stemma dei Cerchi |
I Cerchi erano una famiglia
nuova, arrivata dal contado, che in poco tempo, grazie alle ricchezze
derivanti dal commercio, era diventata una delle famiglie più ricche d’Europa.
Al contrario i Donati, famiglia di antico lignaggio,
ancora legati all’immagine di un tempo per cui la nobiltà si misurava con le
armi e non col il dialogo ed il fiorino, mal digerivano l’avanzata di questi
parvenu che amavano ostentare il loro ingente patrimonio.
Due furono le grandi passioni di Dante Alighieri: la politica e la
poesia.
Così, se la prima
parte del libro è dedicata alla sua attività politica, la seconda parte è incentrata sulla sua poetica e sulla genesi delle
sue opere letterarie.
stemma dei Donati |
L’approccio alle
opere di Dante che Chiara Mercuri propone è lontano da quello scolastico a cui la maggior parte dei lettori
è abituato; quello della Mercuri è un
approccio più vivo, più intimo che coinvolge il lettore rendendolo partecipe
della vita del poeta, tanto che, per la prima volta, riusciamo a provare
empatia nei confronti dell’uomo del quale ognuno di noi sui banchi
di scuola ha sempre percepito la grandezza, ma anche un certo straniamento.
Chiara Mercuri ci
regala un’immagine di un Dante decisamente meno distaccato; facciamo così la
conoscenza di un uomo appassionato di politica, un amico fedele, un letterato
moderno, un padre in pena per i figli, un cittadino preoccupato per la sua
città.
Il Dante di cui
leggiamo nelle pagine del libro di Chiara Mercuri è un personaggio scomodo per la Firenze dell’epoca perché, proprio a
causa di quell’amore che egli prova per la sua città, non desiste mai dal denunciarne
pubblicamente, con le sue epistole e con le sue opere, i mali e vizi che la affliggono: corruzione, violenza e
cupidigia.
Dante condanna
pesantemente Vieri de’ Cerchi per
non aver reagito con decisione nel momento cruciale; non gli perdona di aver
temporeggiato, di aver rimandato lo scontro con Corso Donati, un uomo violento
e nemico delle leggi.
Secondo le accuse di
Dante Vieri de’ Cerchi si sarebbe fatto rovinare per tirchieria, per paura di
sperperare denaro pagando armati che difendessero il suo partito, ma come
giustamente l’autrice ci ricorda, per
quanto sia nostro desiderio essere solidali con Dante, non possiamo esimerci
dal notare che i Cerchi pagarono a caro prezzo l’atteggiamento del loro capo
poiché la loro famiglia tra le più ricche d’Europa venne di colpo spazzata via.
“Dante. Una vita in
esilio” è un libro che, pur presentando diverse inesattezze storiche, risulta una lettura interessante perché porge
notevoli spunti di riflessione sulla
vita del poeta e sulla Firenze del suo tempo.
La scrittura scorrevole,
lo stile appassionato ed i puntali e numerosi riferimenti alle opere di Dante
rendono la lettura del libro piacevole come se si trattasse di un romanzo.
Gli
errori riportati nel libro, possiamo citarne ad esempio uno molto evidente ovvero Beatrice
sposata a Forese Donati anziché a Simone de’ Bardi, pesano indubbiamente sulla sua veridicità, così da non poterlo ritenere un saggio valido ed affidabile.
A
dispetto di tutto però non mi sento di sconsigliarne la lettura perché il libro
di Chiara Mercuri ha, nonostante gli evidenti limiti, una grande pregio ossia
quello di saper risvegliare in noi l’interesse nei confronti delle opere di
Dante, ma soprattutto, servendosi di accostamenti con quella contemporanea, di risvegliare il nostro interesse nei confronti della politica dell’epoca.