LA FORTUNA DEI MEDICI
di Tim Parks
BOMPIANI
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Contesa dallo Stato Pontificio e dal Sacro Romano Impero, l’Italia del Quattrocento era frammentata
in cinque stati principali: il Regno di Napoli, lo Stato Pontificio, Firenze,
Milano e Venezia.
Completavano il quadro una nutrita serie di piccoli stati, i cui Signori si
offrivano, come condottieri mercenari a capo del proprio esercito, ai grandi stati, in modo tale da poter rimanere solvibili e indipendenti.
Il libro di Tim Parks si propone di raccontare l’ascesa della famiglia
Medici e di come questa abbia influenzato la nostra percezione del rapporto che
intercorre tra cultura e sistema finanziario, contribuendo a radicare in noi
l’atteggiamento di sospetto che spesso proviamo di fronte all’attività bancaria
e alla finanza internazionale.
Il Quattrocento fiorentino vide
all’opera cinque generazioni della famiglia Medici; la loro banca rimase
aperta poco meno di cent’anni.
Nel 1397 Giovanni di Bicci fonda la
banca insieme ad alcuni soci, a lui si deve non solo lo sviluppo iniziale del
banco, ma anche l’inaugurazione dello stile
Medici.
Sul letto di morte lascia un monito ai figli “Non vi fate segno al popolo, se non il meno che voi potete”, ovvero
esponetevi il meno possibile. Ciò non significa assolutamente che essi debbano
rinunciare al potere politico, ma piuttosto che, proprio nell’intento di
acquistarne, sarebbe meglio per loro mantenere un profilo basso.
Cosimo de’ Medici, contravviene
fin da subito al consiglio paterno, ma sotto
di lui la banca raggiungerà la sua massima espansione.
Si muove deciso verso la politica e di fatto governa la repubblica
fiorentina fino alla sua morte; il governo della città omaggerà il defunto
Cosimo conferendogli il titolo di Pater
Patriae.
Quando Piero de’ Medici, conosciuto anche
come Piero il Gottoso, assume però il controllo della banca, che manterrà per
solo cinque anni (1464 – 1469), questa ha già iniziato il suo declino.
Cosimo de' Medici |
Piero riesce comunque a consegnare un patrimonio più o meno intatto nelle
mani del figlio, Lorenzo de’ Medici,
meglio conosciuto come Lorenzo il Magnifico.
Lorenzo, per cui il padre aveva scelto come moglie una Orsini, aspira
all’aristocrazia e questa mentalità è destinata a cambiare radicalmente lo
stile che aveva contraddistinto fino ad allora la famiglia Medici.
Cosimo de’ Medici amava collezionare libri, reliquie, oggetti d’arte; amava
circondarsi di filosofi, pittori, architetti, ma era anche un mecenate che commissionava
opere d’arte figurative e architettoniche, opere anche di interesse pubblico.
Lorenzo de’ Medici ama anch’egli
circondarsi di letterati, filosofi e poeti, egli stesso si dedica alla poesia
con ottimi risultati, ma il suo mecenatismo è espresso per lo più sotto forma
di collezionismo privato.
L’ultimo Medici del Quattrocento, Piero
di Lorenzo, diviene subito noto come Piero il Fatuo, dimostrandosi fin da
subito un incompetente, sancisce il
definitivo crollo della banca nel 1494, dandosi alla fuga durante l’assedio di Firenze da parte delle truppe francesi.
I nuovi Medici del Cinquecento e del Seicento faranno di tutto per crearsi
un’aura di legittimità e, per riuscirci, sarà necessario che la gente dimentichi prima possibile l’immagine dei loro antenati seduti dietro quel tavolo, coperto da un panno
verde, in via Porta Rossa, intenti a stilare ambigue operazioni di cambio.
Sulla famiglia Medici del Quattrocento sono stati scritti numerosissimi
volumi, il libro di Tim Parks si
distingue da questi proprio per non essere né un noioso saggio troppo specializzato
su uno specifico ambito (politica, arte, finanza) né una banale biografia
romanzata dei personaggi dell’epoca.
Tim Parks attraverso la storia della banca dei Medici ci racconta la storia
dell’Italia del Quattrocento e di come Firenze,
proprio grazie alla banca dei Medici, abbia saputo giocare un ruolo fondamentale
all’interno del quadro politico della nostra penisola e dell’Europa; non si
può infatti dimenticare che dai prestiti erogati dal loro banco dipendevano
i sovrani delle più importanti corti europee.
L’argomento trattato, soprattutto per quanto riguarda l’attività bancaria, è
piuttosto ostico, ma Tim Parks è davvero
bravo a rendere ogni cosa comprensibile e chiara per il lettore che viene
introdotto in questo strano mondo dove l’usura era per la Chiesa il peccato più
grave di cui ci si potesse macchiare, salvo poi non farsi scrupolo a
ricorrervi lei stessa, facendo uso di sotterfugi ed espedienti astutamente
studiati dai banchieri.
“La fortuna dei Medici” ci porta alla
scoperta dell’arte del cambio e della sua storia, delle diverse monete (il fiorino, il picciolo, la lira a fiorino,
il quattrino bianco), del complesso sistema della holding creata dai Medici,
dell’attività svolta dai banchi di pegno, ci spiega la differenza tra la “banca a minuto” e le “banca grossa”, ci illustra cosa fossero
i “doni” riconosciuti agli
investitori e cosa si intendesse con l’espressione “deposito a discrezione”.
La città di Firenze nel Quattrocento aveva un’organizzazione repubblicana o
comunque era retta da un governo di tipo semi-democratico, ciò aveva
indubbiamente facilitato l’ascesa della famiglia Medici.
Cosimo, grazie alla propria disponibilità finanziaria, era stato in grado di
sostenere la propria carriera politica consolidando la propria immagine e il
proprio potere anche grazie all’investimento di denaro nell’arte e nella
cultura.
Cappella dei Magi - Benozzo Gozzoli |
Arte, finanza e teologia erano le
basi su cui si fondavano il prestigio e il potere raggiunti dalla famiglia
Medici nel Quattrocento, un secolo di rinnovamento culturale, artistico e
filosofico nel quale vennero gettate le basi del pensiero moderno.
Tim Parks nel suo saggio passa in rassegna cinque generazioni, i cui membri,
ci fa simpaticamente notare, avevano in comune tra loro tre caratteristiche:
erano tutti molto brutti, afflitti dalla gotta e avidi collezionisti.
Lorenzo il Magnifico è senza dubbio
l’esponente di spicco della famiglia, quello che ha goduto di maggiore fama
nel corso dei secoli, venendo oggi ricordato come il signore più famoso di
Firenze.
Eppure, il vero artefice della
fortuna di questa famiglia fu Cosimo de’ Medici, perspicace, intelligente,
abile manipolatore, senza le sue indiscusse qualità di abile politico e capace
banchiere, nulla sarebbe stato possibile.
“La fortuna dei Medici” è un saggio
affascinante, scritto in modo semplice e coinvolgente, che invoglia il
lettore ad approfondire ulteriormente gli argomenti trattati e lo spinge a visitare
Firenze per passeggiare in quei luoghi che gli hanno tenuto compagnia durante
la lettura e che, seppur magari già visitati, verrebbero ora visti con occhi
diversi.