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sabato 13 febbraio 2021

“Michelangelo divino artista” - Genova, Palazzo Ducale

Districandosi tra zone gialle e arancioni sono finalmente riuscita a visitare la mostra di Michelangelo, appena in tempo prima che chiudesse nuovamente per almeno quindici giorni.

La mostra allestita nell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale sarebbe dovuta terminare il 14 febbraio, ma fortunatamente è stata prorogata fino al 2 maggio 2021 per cui c’è ancora tempo per visitarla.


Michelangelo Buonarroti, Cleopatra. Firenze, Casa Buonarroti.


L’esposizione vanta prestigiosi prestiti, la maggior di questi  proviene da Casa Buonarroti a Firenze.

La mostra è allestita seguendo le tappe della vita dell’artista, dai suoi esordi, legati alla famiglia Medici ed in particolare a Lorenzo il Magnifico, fino alla sua morte che coincise con la nascita del mito michelangiolesco sapientemente diretto da Giorgio Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574), celebre autore de “Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti”.

Il percorso della mostra consta di dieci tappe:

1.    Le origini e la famiglia

2.    A Firenze: i Medici e il giardino di San Marco

3.    Dalla fuga alla fama: dalla Bologna dei Bentivoglio alla Roma dei papi

4.    Al servizio di Giulio II

5.    Fra Roma e Firenze per i papi Medici, Leone X e Clemente VII

6.    L’assedio nell’ultima Repubblica

7.    Dalla famiglia fiorentina agli affetti romani

8.    Trent’anni di volontario esilio, al servizio dei papi

10.  Caterina di Francia, Cosimo de’ Medici e la costruzione del mito dopo la morte

In mostra sono esposti oltre alla celebre Madonna della scala e al grandioso Cristo Giustiani anche numerosissimi disegni di Michelangelo, veri capolavori su carta.



Michelangelo Buonarroti, Madonna della Scala (1490 circa). Firenze, Casa Buonarroti


È inoltre esposto un nutrito numero di documenti biografici tra cui lettere, libri, schizzi, arazzi, opere coeve e non, che insieme riescono a tracciare un completo quadro dell’epoca rinascimentale nella quale visse il divino artista.

Unica nota stonata da segnalare era la presenza di una visita guidata che creava un fastidioso assembramento e che, dilungandosi sulle opere, creava affollamenti che il numero di ingressi contingentati avrebbe dovuto scongiurare.

Capisco l’esigenza di ospitare più visitatori possibile quando le strutture sono aperte, ma questo non esclude che si possa farlo in modo il più sicuro possibile così come era stato fatto alle Scuderie del Quirinale per la mostra su Raffaello dove le visite guidate erano infatti state vietate. L’efficienza dimostrata in tempi tanto difficili dagli organizzatori delle Scuderie del Quirinale credo resterà per sempre a mio avviso di un livello ineguagliabile.

Ora qualche altra immagine delle opere che più mi hanno colpito. Purtroppo la qualità delle foto non è delle migliori perché l’allestimento in molte sale giocava parecchio sul contrasto tra le opere molto illuminate e la penombra dell’ambiente circostante.

Busto di Lorenzo il Magnifico (attribuito a Pietro Torrigiano). Firenze., Collezione Liana Salvadori – Carlo Carnevali. Sullo sfondo parte di un arazzo opera di Giovanni Stradano (Jan Van Der Straet), cartone di Benedetto di Michele Squilli raffigurante Lorenzo Il Magnifico tra gli scultorei e i pittori dell’Accademia.

 

Michelangelo Buonarroti, Tre diverse liste di cibi. Firenze, Casa Buonarroti


Plotino, Enneadi. Traduzione e commento di Marsilio Ficino nel manoscritto di dedica per Lorenzo il Magnifico. (1490) - Membranaceo miniato da Attavante degli Attavanti (1452-1520/25). Firenze, Biblioteca Laurenziana. Da notare la catena che serviva per ancorare il volume al pluteo durante la consultazione.

Ritratto di Giulio II della Rovere, particolare (da Raffaello Sanzio) Firenze, Galleria degli Uffizi. In un articolo di Repubblica del 1994 si discute su quale dei due dipinti sia l’originale tra l’opera conservata alla National Gallery di Londra e questa conservata agli Uffizi a Firenze. Nel catalogo della mostra, che tra l’atro vi consiglio vivamente, si ritiene che questo quadro sia una delle repliche di bottega o copie antiche del prototipo del quadro conservato alla National Gallery, presente anche alla mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale.


Lorenzo Il Magnifico, Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, ed altri. Rime. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana.


Il Piloto (Giovanni Francesco di Baldassarre). Poliedro a 60 facce posto al di sopra della lanterna della Sagrestia Nuova di San Lorenzo. Firenze, Musei del Bargello, Cappelle Medicee, Sagrestia Nuova.


Cesare Zocchi (Firenze 1851 – Torino 1922) Michelangelo Fanciullo scolpisce la testa del fauno. Firenze, Casa Buonarroti. Ricordate l’episodio degli esordi della vita artistica di Michelangelo? Quando Lorenzo de’ Medici fece notare a Michelangelo che il satiro che aveva scolpito in quanto anziano non poteva avere una dentatura perfetta e l’artista in risposta al suo arguto mecenate ruppe i denti del satiro e gli trapanò la gengiva? 

Palazzo Ducale ha organizzato e continua ad organizzare una serie di interessanti incontri dedicati alla mostra di Genova. Se avete tempo e voglia, vi consiglio di dare un’occhiata a “Michelangelo, una vita eccezionale” di Cristina Acidini (presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e della Fondazione Casa Buonarroti), incontro del 4 febbraio 2021. Questo intervento in particolare credo riassuma più di tutti lo spirito di questa mostra.

 

 


lunedì 1 febbraio 2021

“Il mistero della pittrice ribelle” di Chiara Montani

Il romanzo è ambientato nella Firenze di Cosimo de’ Medici, la culla del Rinascimento.

Io narrante della storia è Lavinia, la nipote di Domenico da Venezia, un pittore che negli ultimi tempi non sembra più incontrare il favore dei mecenati e fatica a trovare commesse all’altezza della sua arte.

Piero della Francesca, uno dei più abili artisti dell’epoca, amico e discepolo di Domenico è impegnato nell’Urbe presso il cardinale Bessarione.

Da anni egli è lontano da Firenze dove ha giurato non sarebbe mai più tornato.

Nonostante questo, non esita a contravvenire al suo giuramento appena giunge a conoscenza che su Domenico incombe un grave pericolo di cui però ignora l’origine.

Giunto a Firenze Piero scopre che il suo amico è accusato di essere coinvolto nell’omicidio del banchiere Peruzzi. Domenico è innocente, ma qualcuno vuole incastrarlo.

Risulta chiaro fin da subito che chiunque sia l’autore del complotto ha tutte le intenzioni di coinvolgere anche Piero nelle sue macchinazioni.

Riaffiora così il ricordo di alcune dolorose vicende occorse sedici anni prima.

Piero e Domenico speravano di essersi lasciati tutto alle spalle, ma qualcuno non ha mai dimenticato ed è più che mai risoluto a vendicarsi.

Lo splendore della Firenze nel suo periodo d’oro prende vita dinnanzi ai nostri occhi grazie alle pagine del libro di Chiara Montani; riusciamo ad ascoltarne i suoni e sentirne gli odori, assistiamo alla nascita dei capolavori della sua arte, entriamo nelle botteghe dei grandi maestri come Paolo Uccello, ci aggiriamo per le strade e tra i tavoli delle taverne, possiamo persino vedere con i nostri occhi i pittori mescolare i colori e stenderli sulle tele.

Gli attori che si muovono in questo splendido affresco rinascimentale ricreato magistralmente dalla penna dell'autrice sono descritti e caratterizzati in maniera minuziosa sia fisicamente che psicologicamente.

Il personaggio di Lavinia, al contrario di quello di Piero della Francesca, è un personaggio di pura finzione letteraria.

La nipote di Domenico è una ragazza forte, determinata, curiosa che non si lascia intimorire facilmente e che non intende rinunciare ai propri sogni.

Timida e impacciata all’inizio, acquista ogni giorno sempre più sicurezza nelle proprie capacità.

“Il mistero della pittrice ribelle” è sotto questo aspetto anche un romanzo di formazione; Lavinia cresce e diviene donna nel corso della storia.

È soprattutto l’arte a operare il miracolo in lei, a darle la spinta necessaria e ad aprirle le porte del paradiso. Attratta dall’odore della colla, dai pennelli e dai pigmenti, Lavinia comprende che la sua vita merita di essere vissuta pienamente e che non è giusto accettare di essere relegata in un ruolo secondario come previsto per le donne della sua epoca a cui obbedienza e modestia sono le uniche due virtù richieste

Piero della Francesca è un personaggio misterioso, sappiamo che era un seguace delle dottrine neoplatoniche e l’interpretazione delle sue opere lascia ancora oggi i critici disorientati e confusi.

Il personaggio del libro è un uomo solitario, che ama i suoi spazi, dal cervello finissimo e dalla lingua tagliente. Ermetico, affascinante e geniale.

Difficile non innamorarsi della sua figura così come di quella di Lavinia per cui l’idea dell’autrice di un possibile seguito che li vedrebbe protagonisti di una nuova avventura, non può che essere accolta favorevolmente dal lettore.

“Il mistero della pittrice ribelle” è un thriller molto ben congeniato, la tensione è sempre molto alta e i colpi di scena non mancano mai fino ad arrivare allo straordinario atto finale davvero inaspettato.

La storia raccontata è di pura fantasia, ma l’ambientazione è senza dubbio ben documentata e descritta minuziosamente in ogni suo particolare (abiti, personaggi, luoghi).

Se amate il Rinascimento e Firenze, non potrete che apprezzare questo libro che, come una vera macchina del tempo, riporta indietro il lettore permettendogli di respirare in prima persona il clima dell'epoca.





domenica 24 gennaio 2021

“Il sorriso di Niccolò” di Maurizio Viroli

Politico o filosofo? Letterato o poeta? Repubblicano o monarchico? Nei secoli la controversa figura di Niccolò Machiavelli è stata spesso oggetto di aspre critiche. 

Tacciato il più delle volte di essere un uomo cinico, freddo, calcolatore, arrivista e spregiudicato, solo in epoca recente la critica ha iniziato a riconoscergli quella dignità e quegli onori che egli da sempre avrebbe meritato grazie alla sua saggezza politica e alla sua vasta conoscenza della vita e della condizione umana.

L’intento di Maurizio Viroli è quello di raccontare attraverso le pagine del suo libro il Machiavelli uomo o meglio il “Machia” come veniva affettuosamente chiamato dagli amici.

Per raccontare l’uomo, però, è necessario parlare anche del suo tempo e delle personalità che quel tempo lo forgiarono e contrassegnarono con le loro azioni e le loro idee; Viroli ci parla quindi anche di quel mondo del quale Machiavelli fu allo stesso tempo protagonista  e spettatore.

Maurizio Viroli inizia col raccontarci del Niccolò bambino e del rapporto che questi ebbe con il padre, un legame quello con Bernardo molto più vicino ad un rapporto di amicizia che ad un comune rapporto tra padre e figlio.

Bernardo era dottore in legge ed era amante dei libri, una passione che senza dubbio fu lui a trasmettere al figlio. Niccolò e Bernardo avevano in comune anche molte altre cose come lo spirito lieto, l’amore per le allegre compagnie, la conversazione gioiosa e le battute salaci.

Il “Machia” era un uomo intelligente, arguto, burlone e dotato di una finissima intelligenza.

Innamorato delle donne, amico sincero, sempre pronto a prodigarsi per una giusta causa, Machiavelli metteva passione in ogni cosa; i suoi più grandi amori furono gli antichi e la storia mentre la sua lealtà e la sua devozione furono sempre tutte per la sua Firenze.

Il libro ripercorre la vita di Machiavelli seguendolo nella sua carriera di segretario della Repubblica e accompagnandolo nelle corti dove egli fu inviato in qualità di esperto e valente diplomatico.

Una vita dedicata alla politica che terminò bruscamente con il ritorno dei Medici a Firenze. Machiavelli fu arrestato, subì l’umiliazione del carcere perché accusato di tradimento e infine fu costretto a ritirarsi nei suoi possedimenti a Sant’Andrea in Percussina lontano dalla vita pubblica.

“Il sorriso di Niccolò” è un saggio molto scorrevole che si legge quasi fosse un romanzo; attraverso la storia dell’epoca e i frammenti tratti dalle sue opere ma soprattutto dagli epistolari, la figura di Machiavelli emerge dal passato in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.

Nicolò Machiavelli era un fine politico, amante della libertà e dell’uguaglianza civile; la politica era la sua passione più grande, ma egli voleva esercitarla solo per il bene della sua amata città. Non esitò infatti a rifiutare, anche dopo che le sue aspettative erano state nuovamente disilluse dai Medici, un ben remunerato e allettante incarico presso Prospero Colonna.

Machiavelli non desiderò mai nel corso della sua vita potere e denaro, ma solo fare qualcosa di importante per Firenze e per questo poter essere ricordato ed onorato un giorno dai suoi concittadini.

Il sorriso di Niccolò Machiavelli era un sorriso con il quale egli rispondeva alle miserie della vita e ai colpi dell’avversa fortuna, un sorriso nato dalla conoscenza delle miserie umane.

Indossava il suo sorriso per non lasciarsi sopraffare dalla malinconia e dalla pena, la sua maschera migliore con la quale ingannare gli uomini e la sorte per non dar loro la soddisfazione di vederlo abbattuto e sconfitto.

Machiavelli rimase fino alla fine fedele a se stesso e si congedò dagli  amici con il racconto di un sogno, vero o presunto non si saprà mai, che lo vedeva andare all’Inferno, ma quell’Inferno per lui valeva molto più del Paradiso dove si sarebbe inevitabilmente annoiato tra santi e beati. Meglio l’Inferno dove avrebbe potuto trascorrere l’eternità a discorrere di politica in compagnia dei grandi dell’antichità.

(…) perché io credo, credetti e crederrò sempre che sia vero quello che dice Boccaccio: che gli è meglio fare e pentirsi, che non fare e pentirsi

In queste righe c’è tutta la saggezza di Niccolò Machiavelli, un uomo che non permise mai alla paura di fermarlo e che fino alla fine perseguì con passione tutti i suoi sogni anche quelli più grandi e impossibili.

 

 

lunedì 23 novembre 2020

“Rinascimento Babilonia” di Luca Scarlini

Il Rinascimento italiano è senza dubbio un periodo molto controverso. Teatro di devastanti guerre e tradimenti, di corruzione e  congiure dalla ferocia inaudita, eppure, nessuna altra epoca fu in grado, al pari del Rinascimento, di produrre altrettanti capolavori di così rara bellezza, basti pensare a un Botticelli, un Raffaello, un  Michelangelo, un Leonardo Da Vinci senza voler fare torto a tutti gli altri numerosi artisti che contribuirono alla magnificenza di questo periodo storico.

Il Rinascimento fu l’epoca che vide, quali attori principali, quelle famiglie che furono in grado, se non di cambiare totalmente il corso della storia, almeno di influenzarlo grandemente; Medici, Sforza, Borgia, Este, Gonzaga sono solo alcuni dei nomi delle dinastie più famose che operarono in quel panorama politico in cui l’Italia era ostaggio di potenze straniere in continuo movimento per la sua conquista.

Fu il periodo dove a principi illuminati quali Lorenzo de’ Medici si alternarono figure passate alla storia come la personificazione di tutti i vizi capitali quali Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, e figure in odore di santità come il discusso predicatore e riformatore domenicano Girolamo Savonarola.

Il Rinascimento fu un’epoca che sfugge ad ogni possibile classificazione, la devozione al culto mariano così come le armeggerie furono solo due aspetti di un periodo che consacrò invece una parte di sé alla dea Voluptas e al potere di Cupido.

Proprio all’indagine di questo particolare aspetto è dedicato il saggio di Luca Scarlini “Rinascimento Babilonia. Una storia erotica dell’arte italiana”, un  saggio che sconfina nell'inizio dell’epoca barocca quando, a seguito delle trasformazioni dovute alla Controriforma, solo Venezia resistette mantenendo la palma di metropoli libertina d’Occidente.

Scarlini ci racconta episodi poco conosciuti e aneddoti curiosi, ci riporta brani e stralci di lettere che difficilmente potremmo incontrare in un’antologia del liceo, ci presenta una galleria di personaggi straordinari e bizzarri (ermafroditi, cortigiani e prostitute) che furono comunque parte integrante di quel mondo e del tessuto socio-culturale di importanti città quali Roma, Firenze, Milano, Napoli, Siena e Venezia.

Il Rinascimento più di ogni epoca ebbe il vizio o la virtù di mettere ogni cosa in piazza, permettendo così che giungessero fino a noi numerosi epistolari che ancor oggi ci forniscono interessanti dettagli sulla vita privata dei protagonisti del tempo e, perché no, anche sulle loro passioni più intime.

Alcuni episodi sono da tempo già universalmente noti come il legame di Leonardo da Vinci con Salaì o come l’amore senza freni di un artista quale Raffaello per il gentil sesso, altre vicende invece sono a noi meno conosciute come il motivo per cui Giovanni Antonio Bazzi  detto il Sodoma si sia guadagnato tale soprannome; se poi il nome di Imperia, la cortigiana più potente di Roma, era un nome noto ai più, pochi hanno invece sentito parlare di altri personaggi come ad esempio Zufolina o le “Aretine”.

Luca Scarlini ci restituisce attraverso le pagine del suo libro l’aspetto più licenzioso del Rinascimento, un aspetto che l’ipocrisia storica, in particolar modo quella ottocentesca, ha cercato di nascondere, ma che resta in ogni caso una delle più salienti peculiarità che caratterizzarono l’epoca.    

Dello stesso autore avevo letto già il romanzo/saggio “L’ultima regina di Firenze. I Medici: atto finale” dedicato al crepuscolo della più famosa dinastia fiorentina e anche in quell’occasione, come in questa, ero rimasta in prima battuta piuttosto spiazzata dal modo di affrontare certi argomenti da parte dell’autore, ma superata la confusione iniziale, devo ammettere che, anche questa volta, lo stile provocatorio e a tratti dissacrante di Luca Scarlini si è rivelato come sempre il più coerente ed efficace per trattare convenientemente l’argomento. 

“Rinascimento Babilonia” è un viaggio a ritroso nel tempo, in un’epoca che fece delle passioni estreme uno dei suoi temi principali e Luca Scarlini ci conduce lungo questo percorso attraverso la storia dell’arte e della letteratura scandagliandone gli aspetti più licenziosi e nascosti.

Un Rinascimento, quello raccontato da Scarlini in queste pagine, per certi versi inaspettato e anche un po’ irriverente, senza dubbio meno patinato e dorato di quanto siamo abituati a raffiguracelo, ma non per questo meno vero e affascinante.

 




sabato 24 ottobre 2020

“Le sette dinastie” – “La corona del potere” di Matteo Strukul

12 ottobre 1427, battaglia di MaclodioL’esercito visconteo capitanato da Carlo Malatesta viene sconfitto dall’esercito della lega anti-viscontea capitanato dal Carmagnola, al soldo della Repubblica di Venezia.

Inizia qui il racconto del Rinascimento italiano nato dalla penna di Matteo Strukul, una trilogia che si concluderà con il racconto del sacco di Roma avvenuto nel 1527.

“Le sette dinastie”, primo volume della saga, ci racconta delle città (Milano, Venezia, Roma, Firenze, Ferrara, Napoli) che dominano la scena italiana partendo dal 1427 fino a pochi anni prima della morte di Lorenzo il Magnifico e della scoperta dell’America.

Le figure che occupano la scena in questo primo romanzo sono soprattutto la potente famiglia Condulmer di Venezia che ha stretti legami con Roma, avendo avuto un papa in famiglia e muovendosi ora per poter insediare un altro famigliare sul soglio pontificio alla morte di Martino V, e i Visconti di Milano.

Filippo Maria Visconti non ha eredi maschi, non ha avuto figli né dalla prima moglie Beatrice di Toledo né dalla seconda Maria di Savoia.

Solo Agnese del Maino, la sua storica amante, è riuscita a renderlo padre di una bellissima e intelligente figlia, Bianca Maria, e a lei Filippo Maria vuole garantire il ducato.

Bianca Maria sposerà l’abile condottiero Francesco Sforza consegnando così se stessa e il ducato di Milano nelle mani della famiglia Sforza.


“La corona del potere”
inizia il racconto dal 1488, pochi anni prima della morte del Magnifico, morte della quale non viene dato alcun dettaglio.

È un volume dedicato per la maggior parte alla famiglia Borgia: papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, e ai suoi figli in particolar modo all’affascinate Lucrezia e al temuto Duca Valentino, Cesare Borgia.

Come per il primo volume non sono solo le figure di condottieri e politici a dominare la scena, ma bellissime ad esempio in questo secondo volume sono le pagine dedicate alla figura di Leonardo Da Vinci, alla sua pittura e ai suoi studi.

“La corona del potere” si conclude con le morti di Cesare Borgia e di Ludovico il Moro, due figure carismatiche e importanti che avevano a lungo dominato la scena politica e non solo.

Un progetto complesso ed ambizioso questo di Strukul dedicato al Rinascimento italiano, non è facile infatti riunire un periodo tanto complesso e che vede sulla scena così tanti personaggi in pochi volumi, per quanto ognuno di questi due primi libri conti più di 500 pagine ciascuno.

Il rischio è quello già corso da Burckhard nel suo “La civiltà del Rinascimento in Italia”, saggio al quale lo stesso Strukul ha dichiarato di essersi ispirato, ovvero di tralasciare alcune cose o al contrario di soffermarsi troppo su altre.

Il Rinascimento fu un periodo ricco di arte e letteratura, filosofia e studi scientifici, ma fu anche un periodo politicamente insidioso e in perenne stato di guerra.

L’Italia era un paese fatto di tanti piccoli stati, regni, repubbliche, ducati incapaci di trovare un punto di unione, un paese dove le informazioni erano la fonte di potere più efficace, un paese di traditori e disonesti dove la parola data veniva il più delle volte disattesa.

Matteo Strukul ci narra questo mondo in modo minuzioso senza tralasciare nulla, ci racconta in modo perfetto le battaglie, tanto che sembra di partecipare agli scontri sul campo in prima persona, ci racconta dell’arte, le pagine dedicate al Cenacolo di Leonardo e ai tarocchi commissionati da Agnese del Maino per Filippo Maria  Visconti ne sono un esempio su tutti, delle città e delle loro fortificazioni, delle chiese e dei palazzi, ma soprattutto riesce a ricreare l’atmosfera di quel mondo facendoci incontrare i suoi protagonisti.

Matteo Strukul non dedica molto spazio alla famiglia Medici, a loro del resto aveva già dedicato i volumi di un’intera saga, ma da queste pagine si evince il suo forte interesse per il ducato di Milano, per i Visconti e per gli Sforza e tale inclinazione risulta evidente nelle bellissime caratterizzazioni di personaggi quali Filippo Maria Visconti, Ludovico il Moro e Caterina Sforza.

Altri personaggi indimenticabili del secondo volume sono Lucrezia Borgia e Cesare Borgia del quale dà una descrizione straordinaria

Cesare Borgia, l’uomo che fu tutto e fu niente, fu notte e giorno, croce e spada, ma mai, mai gli riuscì d’essere chi davvero voleva.

Non posso affermare che siano romanzi sempre scorrevoli, a volte il ritmo rallenta e ho avvertito a tratti alcune difficoltà, non dovute di certo alla scrittura quanto piuttosto dall’insieme del racconto che presenta indubbiamente una trama davvero complessa.

Matteo Strukul però ha dimostrato di saper condurre per mano il lettore anche nei passaggi più difficili e il risultato è una saga assolutamente avvincente come il periodo storico a cui si riferisce.

Non si può correre leggendo queste pagine, bisogna avere la pazienza di aspettare per capire e comprendere le implicazioni che ogni singolo evento, ogni singola parola comporta nel quadro storico, solo così è possibile riuscire ad entrare appieno in quel mondo tanto spietato e allo stesso tempo così affascinante che è stato il Rinascimento italiano.

 

venerdì 18 settembre 2020

“Le nemiche” di Carla Maria Russo

Anno 1501, dopo lunghe ed estenuanti trattative, papa Alessandro VI  riesce ad accordarsi con Ercole d’Este.

Grazie ad una cospicua dote di ben 300.000 ducati, sua figlia Lucrezia Borgia, nata dalla sua lunga relazione con Vannozza Cattanei, una tenutaria di bordello come la definirà Isabella d'Este, potrà sposare in terze nozze il primogenito di Ercole d’Este, Alfonso d’Este.

La tanto discussa Lucrezia, una donna dalla dubbia moralità, figlia di un papa aborrito da tutti e sorella di Cesare Borgia, uomo corrotto, arrivista e violento come tutti i suoi familiari, diverrà quindi, alla morte del duca Ercole d’Este, la nuova duchessa di Ferrara prendendo il posto della defunta e compianta Eleonora d’Aragona.

Nel frattempo è destinata a spodestare dal ruolo di duchessa in pectore Isabella, la figlia prediletta di Ercole d’Este, che tale ruolo aveva assunto subito dopo la morte della madre Eleonora.

Isabella d’Este Gonzaga, marchesa di Mantova e moglie di Francesco II Gonzaga, è molto preoccupata che l’entrata in scena di Lucrezia le faccia perdere anche quel titolo di primadonna d’Italia, di arbiter elegantiarum, a lei unanimemente riconosciuto e al quale tiene moltissimo.   

La ventisettenne Isabella e la poco più che ventenne Lucrezia sono due figure dalle qualità non comuni, ma anche troppo diverse tra loro per poter andare d'accordo; è quindi chiara fin da subito l'inevitabilità di un acceso scontro tra le due donne.

La raffinata, orgogliosa e nobile Isabella fin dall’inizio dimostrerà di non aver alcuna intenzione di lasciarsi schiacciare da una donna arrivista, viziata e sensuale quale è da tutti considerata sua cognata Lucrezia.

Isabella è abituata a dominare la scena non solo sociale, ma anche politica di Mantova; quando il marito non è presente tocca a lei sostituirlo, ma in verità anche quando Francesco è a Mantova è sempre lei che si fa carico di indicargli quale sia la rotta politica migliore da seguire.

Isabella è da tutti riconosciuta come la regina indiscussa dell’arte del governo, della diplomazia oltre che del gusto della cultura e della moda.

Lucrezia, da parte sua, capirà fin dall’inizio che il matrimonio da lei tanto auspicato, quel matrimonio che desiderava perché l’avrebbe affrancata per sempre dall’autorità che il padre e il fratello esercitavano prepotentemente su di lei trattandola come una semplice pedina nei loro giochi di potere, non si rivelerà la fonte di pace nella quale aveva sperato.

La famiglia del marito non la accetterà mai, si limiterà semplicemente a tollerarla per la cospicua dote portata nella casse estensi, ma non smetterà mai di rinfacciarle le sue dubbie origini e i crimini dei suoi parenti.

La giovane Borgia non può vantare né la vasta cultura né la conoscenza dell’arte del governo che contraddistinguono la sua rivale Isabella, ma a suo favore giocano una straordinaria bellezza e un disarmante fascino, inoltre, cosa da non sottovalutare, Lucrezia è cresciuta nella Roma dei papi affiancata da figure del calibro di Cesare Borgia e di Alessandro VI per cui è ben consapevole delle proprie capacità.  Sempre pronta a dare battaglia, non si farà piegare facilmente dai suoi nemici né si fare abbattere dalle avversità.

Più che mai decisa a ritagliarsi il suo posto nel mondo e a conquistarsi un suo angolino di libertà non si tirerà indietro di fronte a nulla e non esiterà a colpire anche la scaltra Isabella là dove la sua avversaria è più vulnerabile ossia nei suoi affetti.

Attorno alle due donne, protagoniste indiscusse del romanzo, ruotano molti altri personaggi che non possono certamente definirsi minori in quanto anch’essi sono di elevata caratura.

Così, se all’inizio percepiamo tutta la tensione tra l’avido Ercole d’Este e l’ambizioso Alessandro VI, pagina dopo pagina facciamo la conoscenza con gli altri personaggi della famiglia.

Alfonso I, futuro duca di Ferrara, è un uomo capace con le armi, ma troppo poco accorto nelle questioni di stato, si lascia conquistare dalla bellezza della moglie, ma non per questo rinuncia ai piaceri della carne e della caccia.

Alfonso in realtà è costantemente ricattato del fratello, il cardinale Ippolito d’Este, un uomo malvagio, prepotente e corrotto che nulla ha da invidiare in quanto a nefandezze al tanto vituperato duca Valentino; di fatto è proprio Ippolito colui che nell’ombra governa il ducato.

Abbiamo poi gli altri tre fratelli d'Este: il più piccolo, Sigismondo, è una figura piuttosto marginale, un ragazzo servizievole e gentile con tutti;  il secondogenito, Ferrante, al quale sarebbe toccato il ruolo di cardinale, ma gli è stato preferito dal padre il terzogenito Ippolito in quanto più lungimirante e scaltro, è un tipo rancoroso e inconsistente e, infine, c'è il bellissimo Giulio, il figlio illegittimo, nato dalla  relazione del duca Ercole con una delle dame di compagnia della moglie Eleonora d’Aragona.

Sebbene Giulio e  Ferrante siano entrambi considerati dei damerini troppo concentrati sul loro guardaroba e sulle loro conquiste femminili per poter dare pensiero agli altri fratelli in merito ad eventuali congiure che potrebbero ordire ai loro danni, Giulio in realtà si rivelerà essere un uomo fiero ed orgoglioso, non così sottomesso e facile da piegare come si è portati a pensare in un primo momento.

Carla Maria Russo, della quale poco tempo fa avevo letto un altro splendido romanzo intitolato “Il cavaliere del giglio” ha una capacità straordinaria nel saper raccontare non solo la storia e i personaggi che la animano, ma anche nel saper dipingere un affresco quanto mai realistico dei luoghi in cui si svolgono i fatti.

Pagina dopo pagina, sembra davvero di aggirarsi in prima persona in quella corte nella quale si muovo amanti, spie, giovani affascinanti e uomini spietati, sembra di poterli toccare quei preziosi tessuti di cui sono fatti quegli straordinari abiti emblema essi stessi del potere di chi li indossa, di poter intravvedere il luccichio di quegli splendidi gioielli di Lucrezia Borgia e di poter ammirare le bellissime opere d’arte, il grande vanto della marchesa Isabella d’Este.

“Le nemiche” è un romanzo storico dalla lettura scorrevole e piacevole che racconta in modo appassionante e coinvolgente quel mondo rinascimentale fatto di intrighi e complotti, ma anche terribilmente affascinante e seducente come i suoi protagonisti.

Alle figure di Lucrezia e di Isabella è dedicato anche un saggio di Alessandra Necci, edito da Feltrinelli, intitolato “Isabella e Lucrezia, le due cognate” che a questo punto sarei piuttosto curiosa di leggere e credo quindi che provvederò ad aggiungerlo alla mia, ahimè, già lunghissima wishlist.