Il racconto prende vita in una Venezia dei primi del Seicento, avvolta da un’atmosfera cupa e misteriosa, dove fragranze seducenti si mescolano a veleni letali e gli intrighi scorrono silenziosi come le acque della laguna.
La Serenissima vacilla sotto il peso
delle minacce: i mari sono infestati dagli Uscocchi, feroci corsari al
soldo dell’Arciduca d’Austria, che assaltano le sue galee con brutale
determinazione. Ma il pericolo più
insidioso si annida tra le calli, dove forze oscure tramano nell’ombra per
minarne le fondamenta.
Due figure
emblematiche emergono al centro della vicenda: El Caigo, lo Spettro di Venezia, giustiziere
mascherato che protegge i deboli e difende la città, e l’Invelenada,
donna dal passato tormentato, consumata dal desiderio di vendetta, decisa a
colpire il cuore stesso della Repubblica.
Le loro strade si incroceranno nel cuore di una congiura che minaccia di
stravolgere il destino di Venezia. Ma i loro cammini si muoveranno su fronti
opposti, in un gioco di specchi e inganni dove ogni maschera cela più di un
volto e la realtà si piega alle regole delle ombre.
Matteo
Strukul torna con un romanzo capace, come sempre, di tenere il lettore
incollato dalla prima all’ultima pagina. La
trama è costruita con maestria, ricca di colpi di scena e suggestioni, in
perfetto equilibrio tra affabulazione storica e tensione narrativa. La sua
inconfondibile abilità nel descrivere battaglie e duelli è intatta: ogni
scontro è vivido, palpitante, tanto da sembrare vissuto in prima persona, col
fiato sospeso.
Rispetto
alle opere precedenti, questo libro colpisce per l’attenzione ancora più marcata ai dettagli sensoriali. Non solo i
personaggi, ma anche gli ambienti prendono vita con forza evocativa: odori, colori e atmosfere sono restituiti
con precisione quasi tattile, soprattutto nelle scene che coinvolgono Rea, la giovane
fuggita dalle grinfie dell’Invelenada grazie all’intervento di El Caigo.
Una
novità interessante è la scelta di Strukul di delegare in misura maggiore ai suoi personaggi il compito di raccontare
Venezia, le sue istituzioni, i suoi meccanismi interni. Se da un lato ciò
rende alcuni dialoghi leggermente costruiti, dall’altro evita lunghe
digressioni esplicative, mantenendo il ritmo serrato e la narrazione dinamica.
Come
l’autore stesso sottolinea nelle note finali, il romanzo, pur fondato su una rigorosa ricerca storica, si concede maggiore
libertà creativa rispetto al passato. Molti personaggi sono frutto della
fantasia e la narrazione strizza l’occhio
ai grandi romanzi d’appendice, intrecciando elementi picareschi con suggestioni
gotiche che Strukul maneggia con naturalezza e talento.
Una
delle qualità più sorprendenti dell’opera è la capacità di generare empatia anche verso i personaggi negativi.
Pur tifando per il trionfo del bene, il lettore fatica a desiderare la loro
scomparsa. Al contrario, spera in un ritorno, in un ultimo guizzo, forse
perfino in una redenzione. I “cattivi”
di questo romanzo sprigionano un fascino particolare, più complesso e
sfaccettato rispetto ad altri lavori dell’autore.
Il finale,
volutamente aperto,
lascia in sospeso molte domande. Si chiude il libro con il forte desiderio di
un seguito, con la speranza che quei personaggi ancora avvolti nel mistero
possano tornare per svelare ciò che non è stato detto e che anche le vicende
rimaste irrisolte possano finalmente trovare il loro lieto fine.