domenica 19 ottobre 2025

“La congiura delle vipere” di Matteo Strukul

Il racconto prende vita in una Venezia dei primi del Seicento, avvolta da un’atmosfera cupa e misteriosa, dove fragranze seducenti si mescolano a veleni letali e gli intrighi scorrono silenziosi come le acque della laguna.

La Serenissima vacilla sotto il peso delle minacce: i mari sono infestati dagli Uscocchi, feroci corsari al soldo dell’Arciduca d’Austria, che assaltano le sue galee con brutale determinazione. Ma il pericolo più insidioso si annida tra le calli, dove forze oscure tramano nell’ombra per minarne le fondamenta.

Due figure emblematiche emergono al centro della vicenda: El Caigo, lo Spettro di Venezia, giustiziere mascherato che protegge i deboli e difende la città, e l’Invelenada, donna dal passato tormentato, consumata dal desiderio di vendetta, decisa a colpire il cuore stesso della Repubblica.
Le loro strade si incroceranno nel cuore di una congiura che minaccia di stravolgere il destino di Venezia. Ma i loro cammini si muoveranno su fronti opposti, in un gioco di specchi e inganni dove ogni maschera cela più di un volto e la realtà si piega alle regole delle ombre.

Matteo Strukul torna con un romanzo capace, come sempre, di tenere il lettore incollato dalla prima all’ultima pagina. La trama è costruita con maestria, ricca di colpi di scena e suggestioni, in perfetto equilibrio tra affabulazione storica e tensione narrativa. La sua inconfondibile abilità nel descrivere battaglie e duelli è intatta: ogni scontro è vivido, palpitante, tanto da sembrare vissuto in prima persona, col fiato sospeso.

Rispetto alle opere precedenti, questo libro colpisce per l’attenzione ancora più marcata ai dettagli sensoriali. Non solo i personaggi, ma anche gli ambienti prendono vita con forza evocativa: odori, colori e atmosfere sono restituiti con precisione quasi tattile, soprattutto nelle scene che coinvolgono Rea, la giovane fuggita dalle grinfie dell’Invelenada grazie all’intervento di El Caigo.

Una novità interessante è la scelta di Strukul di delegare in misura maggiore ai suoi personaggi il compito di raccontare Venezia, le sue istituzioni, i suoi meccanismi interni. Se da un lato ciò rende alcuni dialoghi leggermente costruiti, dall’altro evita lunghe digressioni esplicative, mantenendo il ritmo serrato e la narrazione dinamica.

Come l’autore stesso sottolinea nelle note finali, il romanzo, pur fondato su una rigorosa ricerca storica, si concede maggiore libertà creativa rispetto al passato. Molti personaggi sono frutto della fantasia e la narrazione strizza l’occhio ai grandi romanzi d’appendice, intrecciando elementi picareschi con suggestioni gotiche che Strukul maneggia con naturalezza e talento.

Una delle qualità più sorprendenti dell’opera è la capacità di generare empatia anche verso i personaggi negativi. Pur tifando per il trionfo del bene, il lettore fatica a desiderare la loro scomparsa. Al contrario, spera in un ritorno, in un ultimo guizzo, forse perfino in una redenzione. I “cattivi” di questo romanzo sprigionano un fascino particolare, più complesso e sfaccettato rispetto ad altri lavori dell’autore.

Il finale, volutamente aperto, lascia in sospeso molte domande. Si chiude il libro con il forte desiderio di un seguito, con la speranza che quei personaggi ancora avvolti nel mistero possano tornare per svelare ciò che non è stato detto e che anche le vicende rimaste irrisolte possano finalmente trovare il loro lieto fine.