venerdì 17 settembre 2021

Alto Adige: Tires (Tures) – Catinaccio (Rosengarten) – Bolzano (Bozen)

Era da tanto che non tornavo in montagna, quest’anno è capitata l’occasione e non ho avuto dubbi su dove volessi andare. Dovevo assolutamente ritrovare il mio Rosengarten perché una volta visto è impossibile dimenticarlo.  

Impossibile scordare le sue vette che si infiammano al tramonto tingendosi di un magnifico rosa

Il fenomeno scientifico-meteorologico è conosciuto con il nome di enrosadira ed è tipico delle Dolomiti, ma io preferisco la versione legata alla leggenda di Re Laurino e allo splendido “giardino delle rose” nel suo magico regno all’interno del Catinaccio. Eh sì, perché Laurino era il re dei nani e possedeva un enorme tesoro. Un giorno si innamorò di una splendida principessa di nome Simile…  ma questa storia ve la racconterò un’altra volta.

Per questioni logistiche non sono riuscita a tornare nella mia amata Val di Fassa (chissà forse l’anno prossimo) e ho quindi optato per Tires un piccolo paese sopra Bolzano nei pressi del Parco naturale dello Sciliar- Catinaccio.  Scelta che si è rivelata indovinata.


Il meteo non è stato dei migliori purtroppo, ma non mi ha impedito di fare le mie passeggiate e quando ci si trova in questi bellissimi luoghi cosa si può volere di più?

La cappella di San Sebastian si raggiunge facilmente attraverso una bella passeggiata che dall’abitato di Tires al Catinaccio (Tiers am Rosengarten) sale quasi fino a 1200 m di altitudine.



Questa cappella è
dedicata a San Sebastiano, soldato e martire romano che viene di solito raffigurato insieme a San Rocco e invocato in caso di epidemie.

La cappella risale al XVII secolo, tempo in cui la peste nera raggiunse anche questa aerea. I Signori di Völsegg che all’epoca amministravano il territorio avevano fatto voto che se la Morte Nera avesse risparmiato la loro famiglia avrebbero fatto erigere come ringraziamento una cappella in onore di San Sebastiano e così avvenne.


La cappella si trova immersa nella natura, in mezzo a dei bellissimi prati ed è circondata da uno steccato in legno.


Purtroppo la chiesetta era chiusa, senza alcuna possibilità di accesso. Guardando attraverso le piccole finestre poste sulla facciata l’interno appariva completamente buio. Ho provato, ovviamente senza usare il flash, ad introdurre il mio iPhone da una grata e ho scattato qualche foto. Il risultato è stato sorprendente perché sono riuscita a scoprire una porzione di affresco sul muro di sinistra e fotografare la pala che decora l’altare.



In alto troviamo l’incoronazione della Vergine mentre in basso sulla sinistra San Sebastiano e sulla destra un altro santo che sembrerebbe essere proprio San Rocco.


La Chiesa di Tires al Catinaccio si trova proprio al centro del paese ed è dedicata a San Giorgio. I primi documenti che la ricordano ne fanno risalire la costruzione al XIV, la parte bassa del campanile è infatti datata 1332, ma la costruzione della chiesa originaria potrebbe essere precedente. La parte alta del campanile con la cupola rossa a forma di cipolla è invece datata 1739. La chiesa subì una prima importante ristrutturazione nel 1767 e successivamente una seconda a metà del XIX secolo.




Bellissimi sono
gli affreschi del 1772 opera di Karl Henrici (1737-1823), pittore slesiano attivo in Veneto, Trentino-Alto Adige e Tirolo, nei quali è raffigurano ovviamente anche San Giorgio.

Sulla facciata tre statue policrome, al centro San Giorgio. A fianco della chiesa si trova un piccolo cimitero.



Visto che sono indecisa sulla scelta, ecco due foto della chiesa scattate una al mattino e una al tramonto.





Per terminare il reportage della vacanza in Alto Adige qualche foto dell’ultima tappa dedicata a Bolzano con il suo splendido duomo, piazza Walther e il pittoresco mercato ortofrutticolo nel centro della città… 









2 commenti:

  1. Bellissime immagini. Io, purtroppo, quest'anno non sono riuscita ad andare. Lo scorso anno, tra gli altri, ho visitato i luoghi di rimpetto ai tuoi, sul Renon.

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    1. Mi ha fatto davvero piacere tornare in questi luoghi. Spero sinceramente di poter ripetere l'anno prossimo e magari davvero poter tornare in Val di Fassa.

      La zona dell'altopiano del Renon mi manca, non ci sono mai stata.

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