Niccolò (o Nicolò) Paganini nacque a
Genova nel 1782. Violinista, compositore, chitarrista, Paganini fu un
personaggio decisamente originale e fuori dagli schemi.
Che tipo fosse lo si percepisce già analizzando le problematiche legate alla
sua data di nascita che spesso viene erroneamente indicata come il 18 febbraio
1784. Il motivo? Paganini avrebbe voluto ringiovanirsi a scopi matrimoniali
come si evince da una lettera che egli stesso scrisse all’amico Luigi Germi,
suo consigliere e confidente.
Niccolò Paganini aveva un carattere
particolare, eccentrico e stravagante, tendeva ad assumere un atteggiamento
cauto e diffidente persino nei rapporti con i famigliari.
Era un uomo particolare, spesso tacciato
di tirchieria, ma capace allo stesso tempo di stupire tutti con grandi slanci
di generosità accettando spesso di suonare per beneficenza.
Questo suo apparire come un tipo inquietante e misterioso insieme alle sue indiscusse
e straordinarie capacità esecutive, di cui molti erano invidiosi, furono le
ragioni principali per le quali, nel corso della sua esistenza, si diffusero
sul suo conto infinite dicerie su un qualche patto da lui stretto con il diavolo in persona.
Qualche anno fa è uscito nelle sale cinematografiche un film intitolato “Il violinista del diavolo” (Germania 2013)
dove Niccolò Paganini veniva interpretato dal violinista David Garrett.
Il film racconta del periodo in cui Niccolò Paganini era all’apice della
carriera, impegnato in una lunga serie di concerti in tutta Europa che lo
portarono fino a Londra.
Il film a livello biografico non è proprio riuscitissimo, ma riesce a
rendere perfettamente l’idea di cosa rappresentasse Niccolò Pagani per i suoi
contemporanei.
Egli può essere davvero definito la
prima rock star della storia in senso moderno.
Niccolò Paganini arrivò a tenere oltre 150 concerti in un solo anno in località
diverse, viaggiando in carrozza e con difficoltà che al giorno d’oggi non
possiamo neppure immaginare.
Poteva permettersi di raddoppiare i prezzi dei biglietti dei suoi concerti,
tanto la folla vi sarebbe accorsa sempre e comunque.
Ovunque egli suonasse il pubblico era
in delirio e per dare meglio l’idea vi riporto quanto scritto su
“Allegemeine Theaterzeitung” del 5 aprile 1828:
(…) nelle sue mani il suo violino
suona più efficace della voce umana. La sua anima ardente penetra ogni cuore, e
ogni cantante potrebbe imparare moltissimo da lui. Ma queste affermazioni sono
del tutto insufficienti ad esprimere l’impressione che si prova quando egli
suona. Bisogna ascoltarlo ripetutamente per credere.
Leggendo la critica così entusiasta a noi oggi resta il rammarico che non
esistano registrazioni dell’epoca; cosa non si darebbe per poter assistere ad
un concerto di Paganini o almeno potere ascoltare la sua musica!
A Vienna il pubblico fu talmente
colpito dalla figura di Paganini che persino la moda venne influenzata dal suo
personaggio: furono lanciati sul mercato scialli, fazzoletti, cappelli e
scarpe “alla Paganini” e non solo, ma addirittura bistecche e frittate! La
moneta austriaca di maggior valore fu addirittura chiamata “Paganinerl”
(Paganinetto), con chiara allusione ai prezzi non proprio economici dei
biglietti per poter assistere alle sue accademie.
Pagani terminò la sua vita terrena senza neppure immaginare quali traversie
avrebbe dovuto subire prima di riuscire a trovare un meritato e definitivo
riposo nel cimitero della Villetta di Parma.
Paganini infatti non ebbe né funerali
né sepoltura in terra consacrata. Subito dopo il decesso il suo corpo fu
imbalsamato e restò quasi due mesi nella cantina della casa in cui morì fino a
quando le autorità sanitarie non diedero in nullaosta per il trasferimento del
corpo a Genova, dove fu sepolto nella proprietà di famiglia in Val Polcevera.
Solo nel 1876, 36 anni dopo la sua morte, fu finalmente annullato il decreto
di empietà emesso dal Vescovo di Nizza e la salma di Paganini poté finalmente
essere sepolta in terra consacrata nel cimitero di Gaione prima ed in seguito nel
cimitero della Villetta.
Un ultimo accenno deve essere fatto al famoso violino di Paganini, costruito
da Giuseppe Guarnieri del Gesù e datato 1743, detto “Il Cannone”.
Niccolò Paganini fu cittadino del mondo, ma rimase sempre molto legato alla
sua Genova. Per questo decise di lasciare in eredità il suo violino alla sua
città natale come si legge nel suo stesso testamento:
Lego il mio violino alla Città di
Genova onde sia perpetuamente conservato.
E proprio qui, a Genova, il Cannone è ancora oggi esposto nella cosiddetta
Sala Paganiniana di Palazzo Tursi (Musei di Strada Nuova), sede del Comune di
Genova, insieme alla sua copia appartenuta all’allievo Camillo Sivori da cui questo
secondo violino prende il nome e ad altri cimeli paganiniani.
Due sono infine i libri che vi voglio segnalare:
“Nicolò Paganini – il cavaliere
Filarmonico” di Edward Neill (De Ferrari Editore)
Il volume di Edward Neill è una
biografia che cerca di restare il più possibile attinente ai fatti legati alla
vita artistica di Paganini.
Spesso infatti la tendenza scrivendo di questo personaggio è di ricamare
sulla sua vita facendo congetture spesso fantasiose che tendono a trasformare
Niccolò Paganini in un protagonista da romanzo da appendice.
Edward Neill raccoglie informazioni attraverso le lettere stesse di
Paganini, ma soprattutto attraverso la critica contemporanea e le recensioni
dei concerti, cercando di portare alla luce l’opera dell’artista.
Neill cerca infatti di raccontare i concerti oltre alle emozioni suscitate dalla musica di Paganini nel
pubblico e negli addetti ai lavori; il suo intento è proprio quello di renderci
partecipi della musica eseguita da Paganini nelle accademie da lui tenute.
Il volume è molto esaustivo, ma risulta spesso di non facile interpretazione
per chi non è esperto conoscitore di musica.
“Niccolò Paganini – Espitolario
(Volume I, 1810 – 1831)” a cura di Roberto Griesley (SKIRA)
Il piano editoriale prevedeva un secondo volume di lettere, ma ad oggi non
ci sono notizie in merito ad un’uscita a breve dello stesso.
“L’epistolario” è un libro intrigante ed affascinante che ci aiuta a
conoscere meglio “l’uomo Paganini”.
Se per certi aspetti è uno degli epistolari meno interessanti che siano
stati scritti da un musicista, per altri aspetti infatti è un’opera
fondamentale per esempio perché al di là dei contenuti, costituisce una
preziosa testimonianza per la storia della lingua italiana parlata nei primi
dell’Ottocento oltre che per il dialetto genovese.
Le sue non sono lettere scritte per i postumi, ma sono conversazioni di vita
quotidiana.
La corrispondenza di Paganini comprende lettere ai famigliari, lettere
d’affari, lettere ai giornali ecc.
Attraverso l’epistolario riusciamo a conoscere i tratti più salienti del
carattere di Niccolò Paganini, veniamo a conoscenza delle sue idee sulla
musica, delle sue storie sentimentali, del rapporto con la madre, dei viaggi da
lui compiuti...
Due volumi molto diversi tra loro, ma complementari, entrambi utilissimi per
riuscire a farsi un’idea a 360° di questo genio del violino in grado di
affascinare ancora il pubblico oggi come ieri.
Ma Paganini è un’altra cosa, è
l’incarnazione del desiderio, dello sdegno, della pazzia e del dolore. Il
violino è semplicemente lo strumento attraverso il quale egli esprime se
stesso.
(Heinrich F.L. Rellstab 1799-1860)
Nessun commento:
Posta un commento