MOLL FLANDERS
di Daniel Defoe
NEWTON &
COMPTON
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Insieme a “Robinson Crusoe”, “Moll Flander” o meglio
come recita il titolo originale “Fortune
e sfortune della famosa Moll Flanders” è probabilmente l’opera più
conosciuta di Daniel Defoe.
Il sottotitolo del romanzo è una più che esaustiva
anticipazione di quanto ci si debba attendere dalla lettura:
che nacque nella prigione di Newgate e, durante una
vita incessantemente variata di settant’anni, oltre l’infanzia, fu dodici anni
prostituta, cinque volte sposata (una delle quali con il fratello), dodici anni
ladra, otto anni deportata in Virginia, e che alla fine diventò ricca, visse onesta e morì
pentita.
Scritte secondo le sue memorie
Il romanzo inizia proprio con la protagonista che informa il lettore del fatto che sarà lei stessa in
prima persona a raccontare la sua storia e precisa che Moll Flanders non è il
suo vero nome, ma semplicemente un nome di fantasia da lei preso per sfuggire
alla legge.
Avverte che la sua storia parla di una vita vissuta
all’insegna del vizio, in totale dispregio delle leggi di Dio e degli uomini.
La madre di
Moll, incarcerata per furto a Newgate,
appellandosi “al ventre” (permesso concesso quando una donna era incinta) era
riuscita a posticipare la propria condanna, ma una volta nata la bambina era
stata deportata in Virginia.
Moll
Flanders viene quindi allevata in una specie di orfanotrofio, ma al contrario degli altri bambini mandati a
servizio all’età di sette/otto anni, a lei è concesso di rimanere in istituto
perché considerata come una figlia adottiva dalla donna che lo gestisce.
Quando questa muore, Moll ha solo dodici anni e viene ospitata da una famiglia borghese in qualità di compagna delle due figlie
femmine; una volta cresciuta Moll diventa prima l’amante del fratello maggiore
e in seguito la moglie del minore.
Quando però il marito muore prematuramente, lasciati
i figli ai suoceri, Moll diventa definitivamente padrona del proprio destino.
Prima sposa un uomo
che fa bancarotta e che la abbandona chiedendole di dimenticarlo, poi si sposa con un altro uomo, un
proprietario di piantagioni in Virginia piuttosto facoltoso, che la porta nel
nuovo continente.
Qui dopo anni di matrimonio e dopo aver dato alla
luce due figli, in attesa di un terzo, scopre che la suocera altri non è che la sua stessa madre un tempo deportata
proprio in Virginia e che pertanto suo marito le è anche fratello.
Abbandonati marito e figli, ritorna in Inghilterra dove sposa un tipo del
Lancashire che però si rivela ben presto essere un cacciatore di dote e,
scoperto che lei non ha denaro, la abbandona immediatamente al suo destino.
Moll è nuovamente incinta, ma poiché le viene rinnovata la proposta di
matrimonio da parte di un rispettabilissimo uomo d’affari al quale lei
aveva lasciato in gestione il proprio denaro, decide di dare via il bambino e
dopo aver pagato 5 sterline per il suo mantenimento, raggiunge quello che sarà
il suo ennesimo marito.
Dopo
qualche anno Moll rimane vedova ed economicamente quasi sul lastrico, decide quindi di dare in affido anche i figli nati
da quest’ultimo matrimonio.
Ormai
avanti negli anni e senza più possibilità di accalappiare un marito che la
mantenga, ripiega su una nuova professione: il furto.
Trascorrono diversi anni in cui riesce a
destreggiarsi abilmente imbrogliando e rubando, spesso rischiando la catturata,
ma riuscendo sempre a salvarsi in extremis fino
al giorno in cui inevitabilmente viene arrestata per il furto di alcune stoffe
nella casa di un grossista.
Viene
imprigionata a Newgate e qui, grazie
all’intervento della sua amica e di un prete che la crede davvero pentita della
sua condotta, riesce a far sì che la
condanna alla pena di morte le venga commutata con la deportazione.
In carcere ritrova l’unico marito di
cui sia stata realmente innamorata, l’uomo del Lancashire; anch’egli è destinato alla deportazione grazie
all’aiuto di alcuni amici e in mancanza di alcuni testimoni le cui
dichiarazioni lo condurrebbero senza dubbio al patibolo.
Grazie
al denaro che avevano messo da parte riescono non solo a fare un viaggio
confortevole fino in Virginia, ma anche ad evitare di scontare la pena una
volta giunti a destinazione.
Nel nuovo mondo diventano proprietari
terrieri e, grazie ai proventi delle loro piantagioni, vivendo onestamente
raggiungono finalmente l’agiatezza economica.
Come definire questo romanzo? Un romanzo picaresco, ma anche un romanzo
d’avventura con un intento morale nonostante al vizio ed alla corruzione siano
dedicate molte più pagine di quante non ne siano dedicate al pentimento.
Moll Flanders è davvero pentita della
vita dissoluta che ha condotto?
E’
vero che la protagonista dopo aver parlato con il sacerdote e aver convinto
quest’ultimo del proprio pentimento, condurrà un’esistenza più rigorosa e
moralmente irreprensibile, ma vedere in questo un elemento di sincero
pentimento come molti critici sostengono, mi sembra un po’ eccessivo.
E’
normale che in presenza di un reale rischio di condanna alla pena di morte le
sue certezze vengano meno, ma è pur vero che nel momento in cui vede che la
soluzione del suo caso e la salvezza sono ormai vicine, poco le importa della
salvezza della propria anima.
La
sua vita diventa onesta solo nel momento in cui è economicamente tranquilla e
ormai “anziana”, mai nel corso degli anni fin dall’adolescenza aveva però preso
in considerazione di vivere di quel poco che poteva guadagnare rettamente.
Moll
descrivendo lo stato di depressione del marito prima della deportazione, afferma:
É proprio vero che gli animi
grandi, quando sono sopraffatti dal dolore, son quelli che cadono
nell’avvilimento più profondo e son pronti ad arrendersi.
In
considerazione della condotta tenuta dall’uomo nel corso della propria vita, le
parole di Moll Flanders non sembrano assolutamente le parole di una donna che
condanni il vizio, il furto o qualunque altra cattiva azione.
La mia vita per quarant’anni era stata una spaventosa,
complessa rete di crimini: prostituzione, adulterio, incesto, menzogna, furto,
in una parola tutto avevo provato fuorché l’assassinio e il tradimento,
dall’età di diciotto anni, o press’a poco, fino ai sessanta anni.
Sembra ci sia in questa affermazione
più compiacimento che pentimento, ma
ammetto di non essere un’ammiratrice di personaggi letterari che vivono
nell’illegalità riuscendo spesso a farla franca per anni.
Chi
segue il mio blog ricorderà infatti la mia avversione per un personaggio come
Barry Lyndon, nato dalla penna di William M. Thackeray.
Devo
però riconoscere che Moll Flanders non è così abietta, c’è sempre infatti una possibilità che lei sia sinceramente
pentita, Barry Lyndon al contrario è un peccatore convinto senza possibilità o
desiderio di redenzione; certamente più coerente, ma senza dubbio più indisponente
per il lettore.
Consideriamo
ora un altro aspetto della personalità di Moll Flanderse e parliamo di che tipo di madre sia la protagonista del
romanzo di Defoe.
Quanti
figli ha lasciato per strada senza alcun rimorso? Tranne rari casi
l’impressione è che la donna non dimostri nessun sentimento nei confronti della
propria prole.
Solo verso la fine
della storia quando incontra il figlio concepito con il fratello sembra che si
risvegli il suo istinto materno, ma è ragionevole a questo punto chiedersi quanto
questo attaccamento non sia dovuto piuttosto al fatto che voglia tramite lui
entrare in possesso della parte di eredità lasciatale dalla madre piuttosto che
mossa da vero affetto nei confronti di un figlio abbandonato in tenera età.
Si dice che Defoe, per stabilire il
compenso che avrebbe ricavato dalle sue opere, concordasse con l’editore il
numero delle pagine e poi, una volta steso il romanzo, lo facesse pubblicare
senza prima rileggerlo; tale sistema ovviamente comportava la presenza di
imprecisioni e lacune nel testo.
Questo
potrebbe spiegare perché nelle ultime pagine si nomini solo un figlio avuto
dal fratello, quando in realtà i figli erano tre di cui uno morto alla nascita.
Ma
tutto ciò non spiega comunque perché Moll Flanders, così affezionata al figlio
ritrovato in Virginia, non parli mai e anzi sembri aver proprio dimenticato
tutti gli altri numerosi figli.
Il mondo per Moll Flander sembra
ruotare esclusivamente intorno al denaro.
La ricchezza è il vero fulcro di tutto il racconto; ogni cosa gira
intorno al capitale, al risparmio, ai soldi, agli interessi.
Tutto
ha un prezzo, tutto è mercificato persino la vita delle persone; il matrimonio
è solo un contratto basato sull’interesse e gli stessi figli sono considerati
semplicemente come una fonte di reddito per chi li prende in custodia e una
spesa per chi se ne vuole liberare.
La
dote non è mai storpia né mostruosa, il denaro era gradito, comunque fosse la
moglie
E
così l’avarizia mi costrinse là dove la povertà mi aveva condotta
Il romanzo
è stato pubblicato nel 1722 pertanto
non si può pretendere che la lettura sia sempre scorrevole, ma nell’insieme è
comunque un testo piacevole.
Nonostante apparentemente il racconto talvolta possa
risultare forse un po’ monotono, quasi fosse un elenco di matrimoni, nascite e
furti, in realtà il romanzo di Defoe
offre al lettore molti spunti di riflessione e gli fornisce interessanti
informazioni sull’epoca.
Attraverso le pagine di “Moll Flanders” riceviamo
dettagliate informazioni sulle leggi del Settecento e sull’applicazione delle
pene, sulla vita che si conduceva all’interno del carcere di Newgate, sulla
deportazione dei condannati nelle colonie e sull’immagine di libertà,
opportunità e tolleranza che i contemporanei di Defoe avevano dell’America.
Tutto questo fa di “Moll Flanders” un classico della
letteratura inglese che non può mancare nelle vostre librerie.
L'ho letto e recensito anche io poco tempo fa, nonostante l'antipatia per Moll il romanzo di Defoe mi è piaciuto abbastanza!Bella recensione! ^^
RispondiEliminaSì il libro è piaciuto anche a me
EliminaOra però vado a leggermi la tua recensione,,,,sono curiosa :)
Non avendo letto il romanzo non posso contribuire a far luce sui sentimenti di Moll Flanders e sul suo pentimento, né posso aggiungere commenti su questo libro, però la riflessione sul ravvedimento, su una vita torbida fatta di atti vergognosi e carcerazioni alla quale però si offrono possibilità di riscatto e miglioramento mi incuriosisce parecchio, perché la sto trovando anche ne I misteri di Parigi di Sue. Chissà che leggendo anche Crusoe non possa ricucire le fila di questo tema... sembra un libro che fa per me! :)
RispondiEliminaOk allora attendo che tu lo legga e tragga le tue conclusioni :)
EliminaIo preferisco i "cattivi" dickensiani che o pagano per le colpe commesse o se si pentono lo fanno senza che il lettore possa avere dubbi in merito.
Un libro da rileggere. ..Il tuo blog che sto seguendo da poco tempi, è un ricco tesoretto
RispondiEliminabuona settimana
simonetta
Grazie! Benvenuta e...buona settimana anche a te!
Eliminaposso sapere se nel libro si parla di una catenina ? e potreste spiegarmi bene dove come e quando moll si pente ?
RispondiEliminaOrmai è passato un anno dalla lettura e i particolari sono un po' sfocati nella mia memoria.
EliminaProvo comunque a risponderti, ma tu controlla se ne hai occasione.
La catenina: mi sembra che verso metà del libro Moll incontri una bambina per strada che sta tornando a casa da sola da una lezione di danza.
Moll la avvicina e la conduce in una strada secondaria per derubarla. Fa finta di aggiustarle la mantella e le ruba la collana. Poi la lascia andare a casa indicandole la strada.
Il pentimento: alla fine quando in attesa di giudizio, una probabile condanna a morte, si confessa al prete che le manda in prigione la sua governante.
Lei ripensa alla sua vile esistenza e capisce di essersi comportata davvero male nella sua vita. In realtà ha compreso che il prete può intercedere per lei presso i giudici.
Per questo nel mio post ho scritto che secondo me lei non si è mai pentita veramente, è solo scaltra e opportunista.
Spero di esserti stata di aiuto ^^