ANNUS MIRABILIS
di Geraldine
Brooks
BEAT
Edizione
originale NERI POZZA
|
Anno del Signore 1666, Eyam, un
piccolo villaggio del Derbyshire, Inghilterra.
Anna Frith, vedova a soli diciotto anni e madre di due bambini,
racconta in prima persona la sua storia e quella dei suoi compaesani in quel
terribile periodo compreso tra la primavera del 1665 e l’autunno del 1666.
In poco più di un anno la vita di Anna e dell’intero villaggio è
completamente sconvolta dall’arrivo della peste, la morte nera.
Il contagio arriva ad Eyam,
portato dall’inquilino della stessa Anna, un
giovane sarto di nome George Viccars, un uomo gentile e di
bell’aspetto.
Un giorno Anna, tornata dal suo
lavoro al rettorato, preoccupata di non trovarlo in cucina, sale nella sua
camera e lo trova febbricitante e con la testa piegata in modo innaturale a
causa di un grosso bubbone, tipico segno della malattia. George Viccars morirà
nel giro di pochi giorni.
Morte e disperazione, follia e dolore si impossesseranno da quel
terribile momento dell’intero villaggio e di tutti i suoi abitanti.
Il rettore, Mr Monpellion, convince i suoi parrocchiani a non lasciare il paese
per evitare di propagare il contagio e così, chiuse le strade e ogni
collegamento con il mondo esterno, la popolazione affronta il suo terrificante
destino all’interno dei confini del proprio villaggio.
Giorno dopo giorno la popolazione
combatte contro la morte e il tormento, ad
ogni riunione si contano le assenze, intere famiglie vengono portate via dalla
malattia e diventa sempre più evidente la mancanza di manodopera
specializzata.
Prima la morte del becchino, poi
quella del maniscalco…il tempo passa e i campi non vengono più coltivati per
mancanza di braccia, le miniere sono abbandonate, gli animali domestici i cui
proprietari sono morti vagano per la campagna in cerca di sostentamento.
In questo clima di terrore e di sospetto crescono le superstizioni, si grida alle
streghe, si commettono omicidi e allo stesso tempo prende campo ogni tipo di
follia: c’è chi acquista amuleti e
formule magiche da un sedicente fantasma e chi invece aderisce al movimento dei
flagellanti.
Il romanzo per il quale Geraldine
Brooks ha scelto lo stesso titolo di un celebre poema di John Dryden,
riguardante proprio gli eventi del 1666, è una
storia di fantasia, ispirata però alla vera storia del villaggio di Eyam, conosciuto proprio come il villaggio della peste, poiché i suoi abitanti
fecero la coraggiosa scelta di isolarsi per evitare la diffusione del contagio
nelle campagne circostanti.
La protagonista Anna Frith, come
molti altri, è un personaggio d’invenzione. Anna è una giovane donna determinata e intelligente che nel corso della
storia acquista sempre più fiducia in sé stessa e la cui personalità pagina
dopo pagina acquista sempre più forza.
Geraldine
Brooks è bravissima a fare crescere il personaggio di Anna descrivendone e
indagandone ogni dubbio, ogni confusione e insicurezza davanti ai fatti della
vita.
“Annus
mirabilis” è un romanzo coinvolgente dove ogni personaggio dai protagonisti, ai
coprotagonisti fino alle figure di secondo piano sono descritti in modo convincente
e completo.
Non
aspettatevi scene toccanti, di alta lirica, come la celebre scena della madre
di Cecilia ne “I promessi sposi”, la storia della Brooks è un romanzo autentico
e crudo dove la liricità non trova posto.
Geraldine
Brooks indaga piuttosto l’animo umano e come questo reagisca davanti alle
difficoltà, alla brutalità e alla disperazione.
“Annus
mirabilis” è un romanzo sul coraggio che l’uomo riesce a dimostrare nelle
situazioni di estremo pericolo, ma anche di come queste riescano a fare emergere
il peggio che c’è in ognuno di noi; racconta di come la società con le sue
regole e le sue leggi rischi di disintegrarsi dinnanzi alla paura.
“Annus
mirabilis” è il primo romanzo scritto da Geraldine Brooks, divenuto subito un
bestseller internazionale. Tra le sue opere vi ricordo anche “L’isola dei due mondi” e “I custodi del libro” (Beat – Edizione originale Neri Pozza) e sempre
edito da Neri Pozza “L’idealista” con il quale l’autrice ha vinto il Pulitzer
Prize.
Bella recensione, interessante, viene voglia di leggerlo.
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