Harry Bernstein (1910-2011) nato vicino a Manchester, figlio
di ebrei polacchi, emigrò con la famiglia negli Stati Uniti dopo la prima
guerra mondiale. Lavorò dapprima come lettore per diverse case
cinematografiche, selezionando soggetti per il grande schermo, e successivamente
come redattore per alcune riviste commerciali. Collaborò inoltre come freelance
per varie testate giornalistiche.
Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 2003, all’età di 92
anni si dedicò alla scrittura del suo primo libro “The invisible wall” (Il muro
invisibile), che ottenne subito un buon successo di critica e di pubblico. Tradotto
in diversi paesi, fu finalista nel 2008 al Premio Bancarella.
Seguirono poi “The dream” (Il sogno infinito) e “The golden
willow” (Il giardino dorato).
Il suo ultimo romanzo “ What happened to Rose?” (La
sognatrice bugiarda) è stato pubblicato postumo nel 2012 ed è un omaggio
dedicato alla sorella Rose.
I libri di Bernstein sono tutti romanzi autobiografici e l’autore
risulta immediatamente abilissimo a tenere incollato il lettore alle pagine coinvolgendolo
e appassionandolo alle sue storie di vita vissuta.
I romanzi sono toccanti, avvincenti e delicati. Non si può
che rimanere commossi leggendo le vicende della famiglia Bernstein e delle
persone che hanno fatto parte della loro vita.
Attraverso una scrittura semplice e scorrevole, conosciamo
la madre di Harry una donna forte, coraggiosa e tenace, disposta a fare
qualunque sacrificio per i propri figli e pronta a subire qualunque umiliazione
per il loro benessere; la figura materna è in aperto contrasto con quella
del padre, un uomo aggressivo, egoista e solitario, che sperpera al pub tutto ciò
che guadagna. Facciamo inoltre conoscenza con i fratelli di Harry dai caratteri
così diversi gli uni dagli altri e con le sorelle: la dolce e intelligente Lily
e la ribelle Rose.
Ne “Il muro invisibile” Bernstein ci racconta la sua
infanzia trascorsa in un quartiere operaio del Lancashire dove vivevano,
separati da un'invisibile barriera, cristiani ed ebrei. Forte era l’avversione
che le due comunità provavano l’una per l’altra; in quella strada fatta di
povere case di mattoni tutte uguali si fronteggiavano due mondi distanti,
separati da credenze e usanze diverse, da pregiudizi che portavano a continue
lotte e scontri fra le due fazioni. Nonostante questo però c’era ancora spazio
per la speranza, la possibilità di aprire una breccia in quel muro invisibile
eppur così solido: Lily e Arthur, tra difficoltà ed ostacoli, riusciranno a
coronare il loro sogno d’amore e far accettare la loro unione “mista” alle
rispettive famiglie. Quando Harry avrà dodici anni, le speranze della madre finalmente
si realizzeranno: un giorno il postino recapiterà una busta con i biglietti per
poter raggiungere i parenti negli Stati Uniti. Inizierà così per Harry e la sua
famiglia una nuova avventura, quella del sogno americano…
“Il sogno infinito” è proprio il racconto della vita di
Harry una volta giunto negli Stati Uniti. Le cose finalmente sembrano girare
nel verso giusto per la famiglia Bernstein, ma quando ogni desiderio sembra
ormai essersi realizzato arriva la Grande Depressione.
Tutto ricomincia daccapo: le liti col padre, la miseria, le umiliazioni, la
difficoltà di trovare un lavoro…
“Il giardino dorato” potremmo
definirlo la terza e conclusiva “puntata” della storia di Harry Bernstein. Il
titolo originale dell’opera è “The golden willow”, in ricordo del salice dorato
a Central Park simbolo dell’affetto e della passione tra Harry e la moglie che avevano
fatto l’amore per la prima volta proprio sotto quei rami lunghi e sottili che ricadevano con grazia fino a toccare
terra, gonfiandosi come la gonna di un abito da ballo di una volta. In
questo libro Bernstein ripercorre gli anni trascorsi accanto a Ruby, 67 anni di
gioia, tenerezza, amicizia, sogni, speranze, vittorie ma anche di sacrifici
condivisi e di dolore per la perdita delle persone care. La narrazione si snoda
tra il presente, il passato recente ed il ricordo degli anni ormai lontani nel
tempo. E’ davvero struggente il sentimento di tenerezza con cui lo scrittore
ricorda gli anni vissuti accanto alla moglie ed è estremamente toccante la
rievocazione di ogni singolo semplice particolare. Ogni piccola cosa che sia un
comune trasloco, un aneddoto sull’educazione dei figli, una cena in famiglia ci
vengono raccontati con una delicatezza che non può non emozionare il lettore. Ma
quello che colpisce di più è l’amore che unisce questa coppia, un amore totale
fatto di comprensione, rispetto e complicità. Un amore incondizionato, assoluto
che farà pronunciare ad Harry le seguenti parole: “guardandola e ascoltando il suo respiro, pensai: Beh, ecco la
ricompensa per tutto quello che non ho fatto”.
Quando la moglie muore di leucemia, Harry si sente completamente
e comprensibilmente solo, abbandonato. Nonostante tutti cerchino di convincerlo
che solo il tempo potrà curare le sue ferite, lui sa, dentro di sé, che il
tempo non potrà mai alleviare il dolore della perdita e capisce che l’unica
cura che potrà aiutarlo a lenire il suo tormento sarà la scrittura.
In questo ultimo libro non ritroviamo né lo struggimento per
i tempi andati che faceva da filo conduttore ne “Il muro invisibile” né la
rabbia verso le continue difficoltà della vita, tema principale ne “Il sogno
infinito”. “Il giardino dorato” è il romanzo della rassegnazione e
dell’accettazione della vecchiaia. Malinconiche e davvero emozionanti sono le
pagine in cui Harry deve prendere coscienza del decadimento fisico che è
sopraggiunto: le sempre più frequenti cadute durante le passeggiate, le
difficoltà sempre maggiori nell’affrontare la vita quotidiana, il doversi
adattare ad usare il deambulatore nonostante l’ostinazione iniziale di volerne e poterne
farne a meno…
Al di là dell’amarezza e dell’avvilimento però c’è anche la
consapevolezza di aver vissuto una vita piena, di aver avuto accanto una
persona eccezionale e dei figli meravigliosi, aver conosciuto delle persone
speciali e aver realizzato, ormai ultranovantenne, il “suo” grande sogno:
diventare uno scrittore.
2008
Adesso vivo da solo,
ma non sono realmente solo. La mia mente è popolata dalle persone di cui scrivo
da almeno cinque anni. Oggi che questo, il mio terzo libro, è finito ho
raccontato tutta la storia della mia vita dal momento in cui sono nato
all’istante in cui morirò, o quasi. Ormai sono vicino ai cent’anni, perciò
immagino non possa essere troppo lontano.
Il libro è anche un libro di speranza, la speranza che nella
vita non sia mai troppo tardi per realizzare i propri desideri perché la vita è
possibilità…
Alla fine ho
sperimentato quel momento di gloria che avevo sempre agognato, che forse tutti
agognano, e mai nel corso di questi ultimi anni sorprendenti, che al massimo
potevo aspettarmi di trascorrere in pace e tranquillità, mai mi sono sentito
così gratificato come quando ho iniziato a ricevere premi per i miei libri.
Spesso ne “Il giardino dorato” Bernstein fa riferimento a
storie ed eventi già raccontati nei precedenti romanzi e ciò rende
inevitabilmente necessario aver letto gli altri volumi per poterne apprezzare a
pieno la lettura.
Un consiglio: leggeteli tutti! Perché raramente si trovano
storie vere che lasciano il segno come nel caso dei libri di Bernstein.
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