Con “La Signora del
Lago” siamo giunti al capitolo finale della saga di The Witcher.
Geralt di Rivia e la sua compagnia si sono fermati a Toussaint
per rimettersi in forze prima di riprendere il loro viaggio alla ricerca di
Ciri.
In questo regno di
incomparabile bellezza Ranuncolo,
con sua somma soddisfazione e gioia, diviene oggetto delle attenzioni della duchessa Anna Henrietta, sua vecchia fiamma,
mentre la maga Fringilla Vigo, su
istruzioni della Loggia, si impegna a sedurre Geralt per cercare di estorcergli utili informazioni.
Mentre Yennefer si trova sempre prigioniera
del pericoloso mago Vigefortz, Ciri, dopo essere riuscita a sfuggire
ai suoi inseguitori usando il portale magico all’interno della Torre della
Rondine, è ora ospite degli Elfi. In
realtà la principessa di Cintra si accorgerà ben presto che l’interesse degli Elfi
nei suoi confronti non è per nulla disinteressato e lei non è affatto loro
ospite, ma piuttosto loro prigioniera.
Se nulla nel precedente
volume poteva fare presagire un qualche legame
con le leggende del ciclo arturiano, tranne forse per una bambina di nome
Nimue, qui il titolo stesso del libro non può che richiamare alla memoria la
celebre Dama del lago e con lei tutta una serie di personaggi di cui in effetti
viene fatta in parte menzione in questo capitolo finale.
Senza dire niente che
possa compromettere il piacere della lettura, posso anticiparvi che Ciri in quest’ultimo libro prenderà
finalmente piena coscienza di cosa davvero significhi essere il Sangue Antico,
la Signora dei Mondi in grado di esercitare il potere sul tempo e sullo spazio.
Ho trovato quest’ultimo
romanzo un po’ diverso dai precedenti e non vi nascondo che all’inizio ho fatto
un po’ di fatica a metter a fuoco la storia. In particolare, ho trovato un po’ dispersiva l’idea di introdurre dei personaggi
che nulla hanno a che fare con la storia principale e contribuiscono invece a rendere piuttosto confuso e disomogeneo il racconto.
La seconda parte del romanzo invece acquista l'abituale ritmo incalzante dei precedenti libri e la storia riprende slancio. I personaggi principali tornano con tutta la loro forza per arrivare con la loro consueta dinamicità all’atto conclusivo della storia.
Ci sono alcuni passaggi
del racconto che hanno suscitato in me alcune perplessità come, ad esempio, lo strano comportamento di Emhyr var Emreis che non sembra avere una logica
spiegazione o l’uscita di scena
improvvisa di alcuni personaggi; a difesa dell’autore va detto però che ci
sono anche diversi colpi di scena
inaspettati e di grande effetto.
Come sempre non è
facile accomiatarsi da dei protagonisti che così a lungo ci hanno fatto
compagnia, soprattutto se con essi abbiamo stretto un profondo legamene
empatico.
Non posso dirvi che
abbia amato il finale che l’autore ha scelto per questa saga, avrei preferito senza
dubbio un epilogo più lieto e meno indefinito, ma non sarebbe stato giusto. Credo
che la conclusione scelta da Sapkowski
sia quella più coerente con il mondo da lui creato e senza dubbio più corrispondente
al carattere e alla storia dei suoi protagonisti.
L'ultima pagina del romanzo non è un vero addio a Geralt di Rivia, ma solo un arrivederci. Ad attendere il lettore, infatti, c’è ancora una raccolta
di racconti intitolata “La Stagione delle Tempeste” e per gli appassionati delle serie Tv è stato già annunciato,
proprio in questi giorni, che dal 17 dicembre 2021 sarà disponibile su Netflix
la seconda stagione di The Withcher.