Dostoevskij ha urgente bisogno di denaro per
pagare dei debiti e, per quanto il contratto sia un vero e proprio patto col
diavolo, lo scrittore è costretto a scendere a patti con il suo mefistofelico editore.
Il contratto lo impegna a consegnare a Stellovskij un nuovo romanzo entro un mese dalla data della firma; se i termini dell’accordo non dovessero essere rispettati, tutti i diritti delle opere già pubblicate dall’autore diventerebbero di proprietà dell’editore così come tutti i diritti di quelle opere prodotte nei nove anni successivi.
Il
nuovo romanzo dovrà essere di 500 pagine scritte a mano corrispondenti a 50 fogli
a stampa, il compenso tremila rubli.
Su consiglio degli amici Dostoevskij si
rivolge ad una scuola di stenografia
perché gli fornisca il nominativo di qualcuno che possa affiancarlo in questa titanica
impresa a cui suo malgrado è costretto a sottoporsi.
La scelta della scuola ricade sulla loro
migliore allieva; Anja, studentessa del
primo anno, è una ragazza timida e molto preparata nonché grande appassionata
di letteratura, passione trasmessale dal padre.
Anja vive da sola con la madre, il padre è
morto ormai da molto tempo e la sorella, alla quale è molto legata, si è trasferita da
anni in un'altra città con il marito e i figli.
Non
sarà facile per Anja adattarsi al carattere burbero di Dostoevskij così come non sarà semplice per il famoso scrittore stravolgere
completamente il proprio processo creativo, ma il loro rapporto crescerà e
si rinforzerà giorno dopo giorno, sfociando in qualcosa di imprevisto e
imprevedibile.
La
storia d’amore nata in appena un mese
tra la giovane Anna Grigor'evna Snitkina e il quasi cinquantenne Fëdor
Michajlovič Dostoevskij sarà
destinata a fare molto scalpore a causa della scandalosa differenza d’età dei due
protagonisti.
Il romanzo intitolato “Il giocatore” verrà pubblicato nel
1866.
I personaggi del romanzo sono molto
numerosi, ma ognuno di loro è caratterizzato fin nei minimi particolari sia
fisici che psicologici.
L’autore dimostra di essere un profondo conoscitore dell’animo
umano regalandoci pagina dopo pagina un racconto dettagliato dei sentimenti,
delle debolezze, delle paure e delle insicurezze che pervadono gli animi dei
protagonisti della storia.
I
dubbi e il senso di frustrazione che tormentano Fëdor Michajlovič sull’esito del romanzo e sui sentimenti
di Anja così come il senso di
smarrimento che coglie la giovane nel doversi confrontare con situazioni e
sentimenti per lei mai affrontati prima sono delineati da Manfridi in modo coinvolgente
e appassionante.
Tra i due è proprio Anja quella più determinata e tenace; è lei che, nonostante la
giovane età, riesce a infondere coraggio
a Fëdor Michajlovič, un uomo che, per sua stessa ammissione, è affetto da
ipocondria spirituale e segnato profondamente dall’esperienza dei lavori
forzati.
Nel romanzo viene evidenziata anche la profonda fede cristiana del maestro
Dostoevskij che, membro devoto e praticante, ha permeato di questo suo
amore per il Cristo tutta la sua opera.
Manfridi riesce ad evocare tutto ciò non
solo attraverso le parole, ma anche attraverso l’immagine di quel Vangelo che
il maestro consegna ad Anja non come un regalo bensì come un’epistola in continuo viaggio tra loro.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare
però il racconto non manca di pagine
carice di suspense, a quelle dedicate all’introspezione psicologica dei
personaggi e alle schermaglie amorose tra i protagonisti, infatti, si alternano
pagine in cui lo stato di attesa e di apprensione del lettore viene
continuamente sollecito ad interrogarsi sull’evolversi delle situazioni e
sull’esito delle stesse.
Nella
storia raccontata da Giuseppe Manfridi
ci sono alcune licenze che l’autore si è
concesso, come egli stesso scrive nell’appendice posta al termine del
volume, inesattezze e omissioni necessarie all’economia del romanzo, piccoli peccati veniali che il lettore è
ben felice di perdonare visto il risultato.
“Anja, la segretaria di Dostoevskij” è
un romanzo davvero interessante per
trama e per stile di scrittura, uno di quei romanzi che non è facile
trovare nello sconfinato panorama di pubblicazioni dei nostri giorni.
Il romanzo di Manfridi è un volume
corposo (600 pagine), ma non dovete lasciarvi spaventare dalla mole perché la
lettura è oltremodo scorrevole e fluida.
Sin
dalle prime pagine ci si rende conto di avere tra le mani un’opera di
straordinaria qualità e
questa impressione resterà inalterata
fino all’ultima riga del romanzo.
Con un linguaggio forbito e raffinato,
ma allo stesso tempo semplice e immediato, l’opera di Manfridi è letteratura con L maiuscola; un romanzo che
ben figurerebbe tra i romanzi che hanno fatto la storia della letteratura e
che oggi è così difficile incontrare sugli scaffali delle librerie dedicate al
romanzo contemporaneo.
Grazie alla penna di Manfridi si torna finalmente
a respirare l’aria dei grandi
classici, quei meravigliosi romanzi che hanno saputo negli anni e nei secoli mantenere immutato il
loro fascino.