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I MASNADIERI
di Schiller
MONDADORI
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Il romanticismo ebbe le
sue origini in Germania. Fu difatti proprio il “romanticismo tedesco” il primo a svilupparsi in Europa grazie ai
suoi fondatori: Friedrich Schlegel, suo fratello August Schlegel e Novalis.
Il romanticismo fu preceduto però
da un altro movimento il cosiddetto “preromanticismo”
che in Germania nella sua ultima fase (1765 – 1785), prese il nome di Sturm und Drang (letteralmente “tempesta ed assalto”).
Lo Sturm und Drang, tra i cui
maggiori esponenti ricordiamo grazie alle loro opere Goethe, Herder e lo stesso
Schiller, fu un movimento che rivendicò il rifiuto delle ideologie proprie
dell’illuminismo e, seguendo la dottrina di J.J. Rousseau, fece proprio l'ideale del “ritorno alla natura”.
Rivalutò l’irrazionale nella vita dell’uomo e si schierò contro il dominio
della ragione, ridimensionandone il valore e rivendicando l’importanza dei
sentimenti e della fantasia.
“I masnadieri” (titolo originale Die Räuber) furono
pubblicati per la prima volta nel 1781, quando il loro autore Johann
Christoph Friedrich Schiller era poco più che ventenne e furono poi messi in scena
l’anno successivo (1782) ottenendo un grandissimo successo.
L’azione si svolge in Germania in un arco di tempo di circa due
anni. Protagonisti del dramma in cinque
atti sono i due figli del vecchio conte di Moor, il maggiore di nome Karl ed il
secondogenito Franz, entrambi innamorati della bella Amalia Von Edelreich che ricambia l’amore di Karl.
Franz fin dall’inizio dichiara il
suo intento di impossessarsi di quanto spetta al fratello e, volendo succedere
al padre ad ogni costo, si adopera in ogni modo al fine di renderlo possibile.
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Johann Christoph Friedrich Schiller |
Prima, servendosi di false lettere, accusa il fratello di aver
disonorato il nome di famiglia così che il padre diseredi Karl. Poi, per accelerare
la morte del genitore facendo leva sui suoi sensi di colpa, gli fa sapere
quanto egli sia stato ingiusto con il figlio prediletto e come sia ormai troppo
tardi per pentirsene in quanto Karl è morto in guerra.
Nel frattempo Karl Moor, sconvolto dall’ingiusto castigo inflittogli dal padre, sceglie la
strada del crimine e diventa il capo di una banda di giovani masnadieri che
mettono a ferro e fuoco città e villaggi.
Venuto però a conoscenza delle
macchinazioni del fratello, Karl decide
di condurre la sua banda di masnadieri alle porte del castello dei Moor e qui,
riuscito ad introdursi all’interno sotto falsa identità, scopre che Amalia è
ancora innamorata di lui e che in realtà suo padre è ancora vivo sebbene tenuto
prigioniero.
Franz nel frattempo scopre che, sotto le spoglie dell’ospite giunto al castello, si nasconde in verità suo
fratello e cerca di eliminarlo facendolo avvelenare da un servo che però si
rifiuta di eseguire l’ordine e rivela invece i suoi piani allo stesso Karl.
Franz vedendo ormai la sua morte vicina, terrorizzato da ciò che
lo aspetta nell’altra vita per i crimini commessi, diventa pazzo e si uccide
prima che i masnadieri possano catturarlo e portarlo al loro comandante.
Il vecchio conte di Moor muore di crepacuore senza comprendere che colui che ha dinnanzi è in realtà quel figlio che
credeva morto.
Karl, vorrebbe cambiare vita ora
che Amalia lo ha perdonato, ma i masnadieri gli ricordano il giuramento che
egli aveva fatto ovvero di essere unito a loro fino alla morte.
Amalia capisce che non può sopravvivere ad
un nuovo abbandono dell’uomo amato e gli chiede di ucciderla.
Karl si rifiuta di
darle la morte, ma è costretto a farlo prima che il fatto vengo compiuto da uno
della sua banda.
Sopraffatto dal dolore Karl Moor capisce che tutta la sua vita è stata
un inganno e che l’unico modo per uscire dalla sua situazione è arrendersi alle
autorità. Decide così di consegnarsi ad un povero contadino, padre di molti
figli, in modo che questi possa riscuotere la taglia sulla sua testa e sfamare la sua famiglia.
Schiller fu ben presto acclamato come il tanto atteso “Shakespeare
tedesco” e in verità non si può leggendo “I masnadieri” non richiamare alla
mente i momenti di pathos e di alta liricità nonché la violenza e la ferocia
oltre alla profondità della psicologia dei personaggi di opere quali Macbeth e
Riccardo III.
Lo stesso monologo di Franz (atto primo, scena I) ricorda il monologo
di Riccardo III, pur rimanendo per me l’opera di Shakespeare di una
bellezza ineguagliabile:
Ho ottime ragioni per essere in collera con la natura e – sul mio
onore! – le farò valere… Perché non sono strisciato per primo fuori dal ventre
di mia madre? Perché non sono stato il solo? Perché mi ha imposto il fardello
di questa ripugnante bruttezza? E perché proprio a me? E’ come se per la mia
nascita avesse utilizzato solo qualche rimasuglio. (…) Essa ci diede in dono
l’inventiva e ci depose miseri e nudi sulla riva di questo grande oceano del
mondo – Nuoti chi sa nuotare e chi è troppo impacciato vada a fondo!
(Franz
Moor)
io sono privo di ogni
bella proporzione,
frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice,
deforme,incompiuto,spedito prima del tempo in questo mondo
che respira,
(…) percio' non
potendo fare l'amante
per occupare questi giorni belli ed eloquenti,sono
deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi
piaceri dei nostri tempi. Ho teso trappole ,ho scritto
prologhi infidi con profezie da ubriachi, libelli e
sogni per spingere mio fratello Clarence e il re a
odiarsi
(Riccardo III)
Riccardo III è personaggio unico
che con la sua perfidia e la sua crudeltà, con la sua ambiguità e la sua astuzia
affascina lo spettatore e il lettore. Non lo si può amare perché lo si teme, ma
allo stesso tempo non lo si può odiare perché è impossibile non essere
ammaliati da questo grandioso e terribile personaggio shakespeariano.
Franz Moor invece non riesce a
coinvolgere il lettore e, contrapposto al fratello Karl, non può vincere il
confronto, non solo quando quest’ultimo viene descritto come l’essere perfetto
di cui Amalia è innamorata ma neppure quando commette le azioni più abbiette
alla testa della sua banda di masnadieri.
Sempre nel confronto con le opere
shakespeariane è impossibile inoltre non ravvisare
similitudini tra Amalia e Ofelia e tra Karl Moor e Amleto.
Karl è l’eroe di un mondo in
disfacimento, dominato dalla violenza e contrapposto al mondo degli antichi:
quando leggo nel mio Plutarco le storie dei grandi uomini, questo
secolo di imbrattacarte mi ripugna
Karl Moor, come tutti gli esseri umani, oscilla costantemente tra il bene e il
male: egli è l’innamorato fedele e il figlio devoto, ma è anche il crudele
comandante dei masnadieri.
Le sue due anime si rispecchiano
in quella di altri due personaggi: nel violento e maligno Spiegelberg e in Kosinsky
che ha alle spalle una storia molto simile a quella di Karl.
Karl non è mosso dalla malvagità
ma piuttosto dal desiderio di libertà, ha voglia di ribellarsi per ristabilire, a
suo modo, le leggi calpestate ma al termine del dramma comprende che tutto è
stato è un grande errore:
Oh, che pazzo sono stato io a credere di poter rendere bello il mondo
con l’orrore e di poter salvaguardare la legge con l’illegalità…
“I masnadieri” di Schiller
divenne inoltre un’opera lirica in
quattro atti musicata da Giuseppe Verdi (libretto di Andrea Maffei) rappresentata per la prima volta a
Londra il 22 luglio del 1847.