LA FELICITA’ VUOLE
ESSERE VISSUTA
di Loredana Limone
SALANI
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Il
terzo volume della saga nata dalla penna di Loredana Limone “Un terremoto a
Borgo Propizio” ci aveva lasciato tutti con un senso si smarrimento, un velo di
tristezza ma anche con tanta speranza che le cose nell’antico borgo potessero
presto tornare alla normalità.
Proprio
per questo motivo il quarto volume
intitolato “La felicità vuole essere vissuta” era atteso con tanta trepidazione
dagli affezionati lettori.
Nonostante
il devastante terremoto che aveva colpito la zona, il Castelluccio che dominava il borgo con la sua imponente mole aveva
resistito e proprio da qui i borghigiani avevano tratto la forza di
ripartire.
Sotto la guida
dell’efficientissimo sindaco Felice Rondinella, l’antico borgo risorge a nuova
vita e i turisti tornano in massa a visitare il luogo attratti dalle sempre più numerose
proposte inserite nel programma di eventi culturali, storici e perché no? anche
un poco festaioli, offerti da Borgo Propizio.
Tra
le pagine di quest’ultimo volume ritroviamo
tante vecchie conoscenze e ovviamente qualche curioso nuovo personaggio
come il parrucchiere cinese o il famoso registra Mr. Joyce Joy.
Tutti
gli abitanti sono infatti in fermento per l’arrivo
di una troupe televisiva che girerà un film sul leggendario fondatore di Borgo
Propizio ovvero Aldighiero il Cortese e sulla sua consorte Rolanda la Minuta.
Tornare
tra le pagine della saga di Borgo Propizio è un po’ come tornare a casa, ritrovare vecchi amici e inevitabilmente
sentire la mancanza di chi non c’è più come la tostissima ziaccia Letizia.
Il lettore si sente, come
per gli altri volumi, parte integrante della comunità tanto da non riuscire a
trattenersi dal parteggiare ora per un personaggio ora per un altro.
In
ogni romanzo la scelta del proprio beniamino è davvero personalissima.
Nei
primi due volumi ad esempio non riuscivo a non fare il tifo per Belinda mentre
nel terzo volume la mia protetta era senza dubbio Marietta.
E
nel quarto? Nel quarto, e credetemi la cosa stupisce anche me, la mia più
viva simpatia è andata tutta a Dora e alla sua Princess.
Stesse
dinamiche si sviluppano naturalmente per quanto riguarda le antipatie, non me
ne vogliate, ma proprio l’Amandissima
non riesco a farmela diventare simpatica.
Ciò
che rende davvero avvincente il romanzo, così come i precedenti, è proprio questo
sentirsi talmente coinvolti, da ritrovarsi a commentare e a spettegolare come
se i personaggi fossero reali, come se uscendo di casa per fare la spesa
potessimo davvero incontrarli e fare due chiacchiere con loro.
Lo
scomodo ruolo dell’amante, la rabbia della moglie tradita, la crisi di Padre
Tobia, il desiderio e la paura di fare coming
out del sindaco, la paura della solitudine sono elementi della vita di ogni giorni che riguardano tutti noi e Loredana
Limone ha una magistrale capacità di riuscire a riportarli sulla carta con leggerezza
e ironia.
Il
romanzo si chiude in modo spensierato e allegro come è giusto che sia perché,
come recita il titolo stesso, “La felicità vuole essere vissuta”.
Il
finale è un finale aperto e chissà che magari un giorno, in un prossimo futuro
speriamo non troppo lontano, noi tutti si possa fare ritorno nel nostro amato
borgo grazie ad un quinto volume.
Nel frattempo, per chi se li fosse persi, ricordo i link dei post dedicati ai precedenti libri: