A BORDEAUX C’È UNA
GRANDE PIAZZA APERTA
di Hanne Ørstavik
PONTE ALLE GRAZIE
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Hanne Ørstavik è una scrittrice
norvegese considerata tra le più interessanti del panorama europeo. Ha
vinto numerosi premi e i suoi romanzi sono stati tradotti in ventisei lingue.
“A Bordeaux c’è una grande piazza aperta” è un romanzo particolare che fin dalle prime pagine disorienta il lettore
per il suo essere così diretto e chirurgico nel descrivere emozioni e
turbamenti.
Dovendo definire il romanzo dopo averne letto solo alcune pagine, credo che l’aggettivo
più adatto potrebbe essere “spiazzante”; una
prosa tanto audace e diretta al
primo impatto non può che confondere il lettore.
Il romanzo non ha una trama vera e propria, ma solo un sottile filo conduttore fatto di desiderio, dolore, nostalgia, sesso
e amore, che tiene unite le storie dei vari personaggi.
Ruth si reca a Bordeaux per
allestire una mostra, il luogo l’ha visto su internet, una grande stanza vasta come
una chiesa.
Ruth è divorziata ed ha una figlia diciassettenne
di nome Sofi.
Da un anno Ruth ha conosciuto un uomo, Johannes;
vorrebbe che lui la raggiungesse lì a Bordeaux, ma Ruth sa di attenderlo
inutilmente perché lui non verrà.
Ruth frequenta anche un altro uomo, ma non è quest’altro che le interessa; Ruth desidera solo Johannes, ma la verità è
che lui non desidera lei.
A Bordeux Ruth conosce Abel, una donna dalle forti connotazioni mascoline. Abel ha una galleria d’arte e una figlia,
Lily, più o meno coetanea di Sofi.
Ruth è attratta da Abel e accetta di uscire con lei una notte; quella stessa
sera Lily conosce Ralf e lo invita a
casa sua.
Il romanzo ruota intorno ai pensieri,
ai desideri, ai ricordi dei vari personaggi.
Alcune sensazioni li accomunano tra loro, come l’ansia della madre di Ralf e
della madre di Lily al pensiero che presto entrambi i ragazzi, ormai adulti,
lasceranno le loro case.
Altre sentimenti, invece, li dividono come il desiderio di Ruth per Johannes e
il rifiuto dell’uomo per lei alla quale preferisce altre donne.
Ruth non riesce a darsi pace del
fatto che Johannes voglia cose diverse, non provi per lei lo stesso trasporto,
lo stesso desiderio, gli stessi impulsi sessuali che lei prova per lui.
Eppure, continua ad illudersi, pur sapendo che ogni volta dovrà affrontare il muro di gelo.
Ruth sa che potrebbe semplicemente
andarsene, spesso qualcosa dentro di lei gli suggerisce questa soluzione, lei
non è obbligata a restare, eppure rimane.
Lascia che lui continui a ferirla, giustificandolo persino, perché negli occhi di lui trova sempre una
promessa, una falsa promessa di qualcosa che lei stessa sa che non si
realizzerà mai.
E cosciente che per inseguire qualcosa di irraggiungibile sta compromettendo
persino il rapporto con la figlia per la quale è diventata quasi un’estranea,
ma non riesce trattenersi.
Ruth sente di essere estranea persino
a se stessa, non si riconosce più, si percepisce distante da ciò che è stata, lontana
dalle sue passioni di un tempo, tutto è stato cancellato dal desiderio di
Johannes, dal continuo desiderio di unirsi a lui.
Proprio il senso di straniamento
è quello che accomuna tutti i personaggi.
Ognuno di loro si vede vivere, non si
riconosce, si sdoppia: così Ralf, mentre fa l’amore con Lily, esce dal
proprio corpo e dall’alto vede un altro se stesso fare l’amore con la ragazza.
Tutti i personaggi del romanzo a modo
loro avvertono un senso di solitudine, si sentono vulnerabili, ritornano neonati
bisognosi: Ruth ha paura di aprirsi con Johannes perché ha paura del
definitivo rifiuto dell’uomo, Ralf ha paura di confessare le sue visioni a Lily
pensando di non essere compreso, Abel è schiacciata dai ricordi di quando,
ancora ragazzina, cercava inutilmente di compiacere il padre, ma ogni volta veniva
messa da parte.
Dolore, incomunicabilità,
inadeguatezza, desiderio inappagato sono il leitmotiv delle intense pagine del
romanzo di Hanne Ørstavik.
Un romanzo visionario, dove attraverso una
prosa scarna, lirica e sensuale, l’autrice dipinge con le parole un quadro
fatto di emozioni, sessualità, sentimenti, desiderio di vicinanza e paure oscure
e inconfessabili.
Gli interrogativi che Hanne Ørstavik ci pone attraverso le pagine del suo
libro sono ben precisi: perché è così difficile avvicinarsi agli altri? aprirsi
agli altri? Cosa ci attrae e cosa ci respinge quando incontriamo uno sconosciuto?
Come ci si sente quando l’altro ci respinge?
“A Bordeaux c’è una grande piazza aperta” è un romanzo che si apprezza man
mano che si procede con la lettura e lentamente, lasciandosi trasportare dalla
prosa raffinata seppur audace e provocante, si riesce a comprenderne il
significato e la profondità del messaggio.