giovedì 1 febbraio 2024

“Giuliano de’ Medici” di Rita Delcroix

Quando ci si sofferma ad osservare la splendida tomba del duca di Nemours (1479-1516), con la bellissima rappresentazione del giorno e della notte, opera di Michelangelo, pochi si interrogano su chi davvero fosse stato Giuliano de’ Medici, pochi ne conoscono la storia.

Rita Delcroix ha colmato questa lacuna regalandoci, a mio avviso, una delle più belle biografie che siano mai state scritte su questo personaggio le cui sembianze sono a noi giunte grazie ad un meraviglioso dipinto di Raffaello

Pochi come l’Urbinate furono capaci di cogliere l’anima dei personaggi ritratti e così fu anche per Giuliano. Non solo i dettagli fisici non sfuggirono all’occhio attento di Raffaello, come la falange mancante del dito indice della mano destra, ma anche quel suo essere gentile e quella sua bontà d’animo, qualità che lo resero benvoluto da tutti tanto da piangerlo ovunque quando per lui sopraggiunse la morte a soli 37 anni.

Lorenzo il Magnifico era solito dire dei suoi tre figli maschi che fossero uno saggio, uno buono e uno pazzo. Il pazzo era Piero, il primogenito, colui che morì nel Garigliano senza mai poter fare ritorno a Firenze dopo la cacciata del 1494; il buono, Giovanni, colui che salì al soglio pontificio con il nome di Leone X e infine, il saggio, Giuliano, quello a cui era più legato, l’ultimogenito nato l’anno dopo la Congiura dei Pazzi e a cui aveva dato il nome dell’amato fratello assassinato nel Duomo di Firenze il giorno 26 aprile 1478.

Giuliano, forse più degli altri figli, soffrì per la morte del padre al quale era sinceramente affezionato e per il quale nutriva quasi una venerazione. Per tutta la vita Giuliano, che verrà anch’egli appellato Magnifico come il padre, cercò invano di ricreare intorno a sé quell’ambiente famigliare e intriso della dottrina neoplatonica che aveva conosciuto durante la sua infanzia. 

Troverà però, per un breve periodo, qualcosa di simile ad Urbino, alla Corte dei Montefeltro, ultimo baluardo di cavalleria e neoplatonismo, dove stringerà solide amicizie e ritroverà vecchie conoscenza.

Malinconico, disilluso, sempre alla ricerca di un suo equilibrio in un’epoca tanto violenta e voltagabbana in cui stentava a riconoscersi, lui così leale e sincero, pervaso da un sentimento di fedeltà orgogliosa al passato e dalla volontà di essere all’altezza del nome di suo padre, Giuliano non possedeva né i difetti né le qualità necessarie per essere un politico. L’amore per il bello e per lo studio ne fecero l’emblema del cortigiano ideale, tanto che lo stesso Baldassare Castiglione ne fece uno dei protagonisti del suo celebre “Cortegiano”.

In un’epoca dove l’Italia era terra di conquista, dove ogni giorno alleanze, fedeltà, amicizie venivano continuamente negate e tradite, l’esule Giuliano,  unico Medici ovunque ben accetto per il suo buon carattere, viaggiò costantemente tra Venezia, Bologna, Roma, Urbino, fino al suo tanto agognato ritorno a Firenze. La città però era mutata e il palazzo di Via Larga non era più lo stesso, le sue mura non risuonavano più delle voci amate e famigliari dei protagonisti della Corte di Lorenzo Il Magnifico. Giuliano, spaesato e solo, preferì dunque fare ritorno a Roma, ancora una volta in cerca di quel mondo perduto, sempre nel vano tentativo di far rivivere un giorno i fasti della vecchia corte medicea perduta.

Giuliano de’ Medici fu molte cose: un soldato valoroso e sfortunato, un poeta e un letterato, un mecenate amico degli artisti, ma soprattutto, ammantato della suprema eleganza della sprezzatura, egli fu uno degli ultimi rappresentanti di un mondo al crepuscolo.

Il libro di Rita Delcroix è caratterizzato da una prosa elegante e fluida, le immagini scorrono vivide dinnanzi al lettore che sente, pagina dopo pagina, quasi di partecipare in prima persona agli eventi che incalzanti si susseguono.

L’opera della Delcroix è una biografia romanzata che presenta qualche imprecisione storica senza dubbio, ma nell’insieme è un libro davvero ben scritto: commovente, avvincente ed emozionante.

Una delle caratteristiche più apprezzabili di questo libro è l’interdisciplinarità degli argomenti perché, indagando a trecentosessanta gradi il personaggio di Giuliano e di coloro che vissero accanto a lui, Pietro Bembo , il Castiglione, Leonardo da Vinci, Raffaello solo per citarne alcuni,  Rita Delcroix indaga a tuttotondo anche la sua epoca dal punto di vista artistico, politico, storico, filosofico e letterario.

Difficile davvero condensare in poche righe i tanti stati d’animo suscitati da queste pagine ricche di storia e partecipazione emotiva.

Una lettura decisamente consigliata al di là della passione o meno condivisa per la famiglia Medici e per il periodo storico in cui i fatti narrati si svolsero.

(…) quell’esule povero e splendido che temperava l’orgoglio degli Orsini con l’intelligente umanità dei Medici.




sabato 20 gennaio 2024

“I Diari di Dante” di Riccardo Starnotti

Secondo una leggenda medievale la Divina Commedia sarebbe stata spiegata nella sua totalità solo dopo settecento anni dalla sua stesura o dalla morte del suo autore.

30 Marzo 2009. Riccardo compie 25 anni, non è nel mezzo del cammin della sua vita, ma ha pur sempre raggiunto un traguardo, il quarto di secolo.  Il tempo della profezia sta per scadere e lui da qualche notte fa uno strano sogno, sempre lo stesso. E se fosse proprio lui il prescelto per risolvere l’enigma? Una serie di coincidenze lo conducono alla scoperta di una pergamena antica. La pergamena riporta una bellissima poesia in terzine dantesche che fa pensare che il suo autore potrebbe essere addirittura il Sommo in persona.

Inizia così un affascinante viaggio alla scoperta del significato del testo poetico, un percorso che parte da Firenze e attraversa diverse località del Casentino, un viaggio fatto di incontri speciali e di testi antichi, di luoghi singolari, senza mai perdere di vista la letteratura dantesca.   

Più volte Riccardo si sentirà dinnanzi alle terzine che celano il mistero con le loro “parole di colore oscuro” come Dante di fronte alla porta dell’Inferno, ma non si scoraggerà mai, sostenuto sempre dalla presenza della dolce compagna Irene.

“I Diari di Dante. La leggenda si avvera” si preannuncia essere il primo volume di una trilogia. Un testo molto diverso da quello che mi sarei aspettata, ma conoscendo l’autore non stupisce che la sorpresa potesse nascondersi dietro l’angolo. Invero, questo libro ha un taglio molto particolare che non permette in alcun modo di inserirlo in uno specifico genere letterario.

Sulle parole di Dante Riccardo Starnotti ci conduce alla scoperta delle località meno conosciute del Casentino, ci fa conoscere i misteri del luogo da dove il viaggio ebbe inizio, San Miniato al Monte a Firenze, ci porta nella burella del bellissimo castello di Poppi.

Tra queste pagine, però, non troviamo solo luoghi, poesia e alchimia, ma anche tanti personaggi affascinanti e una gustosa guida enogastronomica perché, come non manca mai di ricordare Riccardo, anche la fase “mastica” ha la sua importanza quanto quella mistica.

Il libro di Riccardo Starnotti è anche uno zibaldone di pensieri che inducono il lettore ad interrogarsi su tante tematiche, che non necessariamente debbono essere ricondotte alla poetica dantesca, come il vero significato della filosofia, la necessità di ritrovare un ritmo lento, il piacere della scoperta, il piacere di imparare cose nuove solo per il gusto di farlo.

A questo punto credo sia doveroso spendere qualche parola sull’autore di questo libro. Riccardo Starnotti è davvero un personaggio. Guida turistica e ambientale, è solito condurre visite dantesche nei luoghi dove il poeta nacque e visse durante l’esilio e in quei posti menzionati nella Divina Commedia. Riccardo si è tanto calato nella parte che ormai anche i suoi amici stentano a riconoscerlo quando si presenta loro in borghese.

Il suo libro per quanto romanzato è fortemente autobiografico. Riccardo, infatti, ha fatto propria la missione di riuscire a rendere fruibile e comprensibile a tutti la Divina Commedia. È presidente dell’Associazione Culturale Amici di Dante in Casentino che si  occupa di far riscoprire i luoghi danteschi e dal 2021 ha lanciato la prima piattaforma e-learning per spiegare in maniera semplice e chiara il testo che ha dato vita alla lingua italiana, DANTFLIX. Trovate Riccardo Starnotti su Instagram e Facebook come @viajandocondante 






domenica 14 gennaio 2024

“The house of the Wolfings” di William Morris

William Morris (1834-1896) fu un uomo dotato di una mentalità estremamente versatile; molteplici furono i suoi interessi che spaziarono nei più diversi campi artistici e culturali sino ad approdare alla militanza politica. Egli fu uno dei primi socialisti inglesi.

Tra le sue innumerevoli passioni ci furono la mitologia nordica e il romanzo medievale in particolar modo quello islandese. Questi argomenti influenzarono largamente la sua produzione letteraria.

“The house of the Wolfings” è il romanzo che ha ispirato la nascita del genere fantasy. Lo stesso J. R. R. Tolkien affermò di aver tratto ispirazione proprio da quest’opera per le storie ambientate nella sua “Terra di Mezzo”.

La storia del romanzo di William Morris racconta della lotta tra i Goti e gli invasori Romani, inframmezzando alla realtà storica elementi mitologici e fantastici.

In un alternarsi di prosa e poesia, la fusione di elementi di magia e di verità del passato danno vita ad un racconto epico carico di pathos e raffinato lirismo.

Protagonista del racconto è Thiodolf, condottiero degli Wolfings, una della Casate più importanti della Marca. Spetterà a lui, scelto come Comandante di Guerra insieme ad Otter dei Laxings, condurre gli eserciti per difendere le Terre delle Genti dal famelico invasore.

William Morris esalta in queste pagine il valore, l’ardore e l’eroismo dei Goti contrapponendolo all’avidità e all’irreggimentazione proprie dei Romani sebbene non manchi, comunque, di riconosce a questi un grande coraggio in battaglia.

È appassionante poter leggere la storia da un altro punto di vista, quello dei Goti appunto, essendo noi quasi sempre abituati a leggerla dal punto vista dei Romani.

“The house of the Wolfings” è un romanzo che affronta temi che, oltre ad interessare i cultori del genere fantasy che qui potranno ritrovare le atmosfere all’origine del loro genere preferito, diventano anche un importante spunto di riflessione sociale considerando proprio la visione politica utopistica dell'autore.

Qualche parole deve assolutamente essere spesa per la casa editrice Black Dog: molto bella la veste grafica del volume, ottima la qualità della carta e particolarmente felice l’idea di corredare il volume con le bellissime illustrazioni in bianco e nero opera di Elena Massola. Infine, da sottolineare l’interessante prefazione a cura di Andrea Comincini che qui ci racconta il genio dimenticato di William Morris.




giovedì 4 gennaio 2024

“Volpi e leoni: i misteri dei Medici” di Marcello Simonetta

Con la morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta il giorno 8 aprile 1942, si apre per gli stati italiani un periodo complicato e ricco di contraddizioni che culminerà con il terribile sacco di Roma nel maggio del 1527.

Il saggio di Marcello Simonetta si pone l’obiettivo di esaminare come i vari membri della famiglia Medici si mossero sulla complessa scena politica italiana dopo la morte di colui che il Guicciardini aveva definì l’ago della bilancia d’Italia. 

Simonetta prende fin da subito le distanze dal finto buonismo mediceo mettendo i discendenti del Magnifico sullo stesso piano della famiglia più controversa della storia:

I Borgia erano orgogliosi portatori del male, i Medici furono ipocriti sostenitori del bene”.

In queste pagine incontriamo Piero il Fatuo, l’erede designato del Magnifico, il fratello Giovanni, il futuro Leone X, e il cugino Giulio, il futuro Clemente VII, oltre a tante altre figure, solo apparentemente di minor spicco, ma non meno importanti per la scena politica del tempo. Tra queste troviamo Alfonsina Orsini, la moglie di Piero, una donna dal carattere indomito e volitivo, che non si tirava mai indietro quando c’era da lottare per ottenere favori per il figlio Lorenzo, per il quale pretese dal papa Leone X il ducato di Urbino, o per la figlia Clarice, moglie di Filippo Strozzi.

Proprio Filippo Strozzi incarnava il fautore per eccellenza dell’inciucio tra politica e finanza. Avventuriero, seduttore e privo di scrupoli, Filippo Strozzi, fu uno dei protagonisti principali della storia. Una figura, la sua, che stupisce oggi per la sua contemporaneità.

Un personaggio che incuriosisce, e credo meriti un ulteriore approfondimento, è quello di Giuliano de’ Medici, il terzogenito del Magnifico, futuro duca di Nemours.  Dandy ante litteram, Giuliano, aveva ereditato dal padre, al quale sembra fosse stato molto affezionato, l’abilità del verseggiare in stile petrarchesco. Egli risulta il membro più piacevole e affascinante della famiglia e fu molto amato presso le corti del suo tempo.

Le due figure a cui Simonetta dedica più spazio sono ovviamente quelle dei due papi Medici: Leone X e Clemente VII.

Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, quando venne eletto a soli 38 anni era già sovrappeso e la sua complessione risultava poca sana. Verrà ricordato per il suo comportamento gaudente, le spese folli e la sua inaffidabilità. Perderà definitivamente la reputazione di “buono”, a cui tanto teneva, in occasione di quella che è passata alla storia come “la congiura dei cardinali”.

Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici, figlio illegittimo di Giuliano, riuscì a far rimpiangere addirittura il papato del cugino Giovanni. Se da cardinale diede l’impressione di essere persona accorta e lungimirante, una volta assurto al soglio pontificio si rivelò violento, ambizioso e vendicativo. Più di tutto furono però la sua doppiezza e la sue continue esitazioni nel prendere decisioni a condurre Roma e il papato alla rovina.

Un solo breve accenno viene fatto a Giovanni dalle Bande Nere, ma va detto che il saggio analizza maggiormente l’aspetto politico della storia piuttosto che il dispiegarsi degli eventi sul campo di battaglia vero e proprio.

Il libro è un saggio ben documentato, corredato da numerosissime note e da una ricca bibliografia. Pur volendo essere di natura divulgativa, il testo è comunque dettagliato e rigoroso nel metodo. I dati riportati, tutti verificabili, si rifanno non solo a lettere e fonti di archivio ma anche ad una precisa e attenta analisi dei testi letterari dell’epoca. La lettura non risulta però sempre scorrevole.

Complotti, vendette, alleanze e tradimenti sono il leitmotiv di quest’epoca tanto confusa e oscura. A tal proposito, per chi ancora non l’avesse visto, consiglio il bellissimo film diretto da Ermanno Olmi “Il mestiere delle armi” (2001)  






lunedì 25 dicembre 2023

“È colpa tua?” di Mercedes Ron

Nick e Noah , dopo tante peripezie, sono ormai una coppia ma le prove da superare per loro sembrano non finire mai. Numerosi sono gli elementi che giocano a loro sfavore mettendo a dura prova la loro relazione. L’opposizione dei genitori, la differenza di età, gli scheletri del passato, la gelosia e le paure irrazionali, i traumi mai superati, la mancanza di fiducia potrebbero alla fine allontanarli per sempre.

È vero, i loro sentimenti sono intensi e profondi, ma l’amore e la passione di fronte a tanti dubbi, incomprensioni e difficoltà potrebbero non essere sufficienti per superare tutte le crisi che Nick e Noah incontreranno sul loro cammino. 

Andrò controcorrente, ma per me il secondo volume della trilogia non regge assolutamente il confronto con il primo.

Per quasi duecento pagine la storia sembra trascinarsi e avvitarsi su se stessa in attesa di un qualcosa che sblocchi la situazione, un qualcosa che sembra non arrivare mai, poi lentamente il racconto inizia a rianimarsi, la narrazione inizia a prendere slancio e alla fine, in aperto contrasto con la fiacca partenza, il finale si rivela davvero ricco di colpi di scena inaspettati e sorprendenti.

A differenza del primo romanzo questo libro non è autoconclusivo per cui, una volta letto questo secondo episodio, si è costretti ad affrontare inevitabilmente la lettura del terzo. Il mio consiglio sinceramente è quello di fermarsi alla lettura del primo.

Lo so, posso sembrare spietata e forse un po’ lo sono pure, ma sono cresciuta a pane e zia Jane quindi merito un po’ di indulgenza. Leggerò comunque anche il terzo volume, chissà, magari mi sorprenderà positivamente mantenendo quanto di buono intravisto nell’ultima parte di questo secondo episodio. Insomma, come si dice, mai dire mai…

giovedì 21 dicembre 2023

“Il Banco Medici” di Raymond De Roover

Ho inseguito questo libro a lungo in quanto fuori catalogo in lingua italiana ormai da tempo. Sono riuscita a scovarne una copia a Roma in una libreria di libri antichi e introvabili anche se non proprio a buon mercato trattandosi di una prima edizione datata 1970. Il volume nell’edizione in lingua inglese è invece ancora regolarmente disponibile.

Quando si pensa al Banco Medici si pensa di solito alla sola attività finanziaria dimenticando che dietro ve ne fossero state altre, tra cui quella commerciale e quella assicurativa sebbene in codesta i Medici ebbero, in verità, un ruolo molto trascurabile.

Il 1397 può considerarsi l’anno di fondazione del Banco Medici. A quel tempo, Giovanni di Bicci che aveva gestito il Banco di Roma decise di trasferire la sede principale a Firenze. Il Banco Medici sopravvisse tra alti e bassi fino al 1494 quando vennero cacciati da Firenze.

L’attività del Banco Medici raggiunse la sua massima espansione alla morte di Cosimo il Vecchio, dopo di lui iniziò il lento ed inesorabile declino. Molti hanno incolpato il Magnifico di troppa prodigalità, ma un fattore da non trascurare è quello che i Medici furono sovrani di fatto, se non di diritto, e per questa loro posizione spesso nelle loro scelte il calcolo politico ebbe il sopravvento sulle mere condizioni economiche.

Di fatto quattro possono essere indicate come le cause primarie del crollo: cattiva amministrazione, direttive sconsiderate, debolezza strutturale e avverse congiunture.

Il Banco Medici non raggiunse mai le dimensioni che in passato ebbero le banche dei Bardi e dei Peruzzi; sotto questo aspetto il Quattrocento viene visto dagli storici come un periodo di ristagno se non addirittura di regresso economico.

Nonostante ciò, la potenza raggiunta con il Banco consentì ai Medici d’impadronirsi del potere politico, consentendogli allo stesso tempo di affidare importanti commissioni ad artisti, promuovere gli studi umanistici e impiegare ingenti somme nella costruzione di monumenti.

Si deve precisare che prima di questo studio effettuato dal De Roover l’argomento non era mai stato approfonditamente indagato.

I documenti d’affari del Banco Medici sono tali da riuscire a ricostruire un quadro abbastanza particolareggiato del funzionamento della banca e dei problemi di amministrazione. Solo il famoso archivio Datini di Prato può considerarsi più completo di quello mediceo.

Per il periodo anteriore al 1451 la fonte principale consultata dal De Roover sono stati i libri segreti. Questi furono scoperti nel 1950 in una busta che era stata malamente archiviata. Purtroppo per questi anni manca però la corrispondenza che è invece presente per gli anni successivi al 1450, anni in cui però sono giunti a noi solo frammenti dei libri contabili.

Quello che si evince dallo studio del De Roover è che i problemi di ieri erano molto simili a quelli attuali tanto che sembra si usassero anche gli stessi escamotage come l'evasione fiscale, le fughe di capitali, l'occultamento e l'alterazione dei libri contabili.

I Medici non inventarono nulla di nuovo. Di fatto la loro opera di innovatori sta nell’aver attivato un’organizzazione simile alle moderne holding e nell’avere dato vita a quello che potrebbe avvicinarsi al primo cartello della storia con l’affare dell’allume.

De Roover analizza ogni aspetto delle attività economiche dei Medici non solo del Banco, delle numerose filiali italiane ed europee e della Tavola dei Medici, ma anche del commercio internazionale, dell’affare dell’allume e dell’industria tessile.

Il saggio indaga anche dettagliatamente il sistema monetario della Firenze del Quattrocento basato su due distinti sistemi monetari: uno sull’oro, di cui l’unità monetaria era il fiorino, e l’altro sull’argento.

Questo aspetto è stato oggetto di indagine anche di Tim Parks con il suo “La fortuna dei Medici” (2005) di cui vi ho parlato tempo fa e che nella bibliografia cita tra gli altri anche il testo del De Roover.

Il testo di Parks è più centrato, e forse anche più chiaro nell'esposizione, di quello del De Roover in merito alla questione legata al duplice sistema monetario e alle notevoli complessità che ne seguirono.

Entrambi sono testi molto validi che si integrano a vicenda e la cui lettura è imprescindibile per chiunque voglia conoscere nel dettaglio la storia dei Medici e di come fosse nata la loro fortuna, ma anche per chiunque voglia accrescere la propria conoscenza  sulle origini del contemporaneo mondo degli affari.




domenica 17 dicembre 2023

“Spettacolare” di Francesca Reggiani

Tutti noi, nostro malgrado, abbiamo dovuto abituarci alla precarietà perché questo è quello che oggi offre il mondo del lavoro. Nessuno si sofferma, però, a pensare che ci siano stati alcuni lavoratori che da sempre abbiano dovuto fare i conti con questa condizione. È il caso del mestiere dell’attore.

Francesca Reggiani ripercorre in queste pagine la storia della sua vita. Tra racconti famigliari, pezzi di satira e personaggi da lei interpretati, l’artista ci conduce alla scoperta di questo antico mestiere.

Un lavoro, quello dell’attore, che più che una professione in realtà potrebbe essere definito anche un modo di essere perché, quella che viene portata sulla scena, è la vita vera. Tutti noi recitiamo un ruolo e indossiamo le nostre maschere di pirandelliana memoria. L’attore – dice Francesca Reggiani - è colui che decide di trasformare in professione una condizione esistenziale.

Attenzione, però, questo non significa sia una professione nella quale ci si possa improvvisare. Senza dubbio è necessario avere una certa predisposizione, avere anche qualcuno che ci dia i giusti consigli e magari qualcuno che riconosca in noi un qualche potenziale, ma lo studio resta un elemento fondamentale per raggiungere il successo.

Qual è  la cosa che l’attore rincorre per tutta la vita? Potrà sembrare ovvio, è l’applauso. L’applauso è adrenalina, è riconoscimento, ma è anche consapevolezza che nulla deve essere mai dato per scontato perché il percorso sarà sempre uno stare perennemente sulle montagne russe.

Non è tanto la straordinarietà degli argomenti trattati in questo libro ad essere interessante quanto il modo ironico con cui l’autrice li affronta. Se vogliamo, le cose dette potrebbero anche sembrare quasi banali, ma non lo è assolutamente il taglio con cui la Reggiani le analizza. Di fatto tutti questi pensieri, che sono anche i nostri pensieri, o almeno della maggioranza, da noi non vengono mai espressi perché pochi hanno la forza e il coraggio di farlo apertamente per paura di essere accusati non essendo in linea con il dilagante conformismo morale. Che lo si voglia ammettere o meno, le cose ci sono sfuggite di mano e noi viviamo in un mondo perbenista dove anche fare satira è diventato estremamente difficile.

In questo mondo iperconnesso, dove tutti comunicano ma nessuno parla, dove si è soli anche quando ci si incontra fisicamente, dove durante un viaggio in treno nessuno guarda più il paesaggio fuori dal finestrino perché costantemente attaccato a computer, telefono e tablet, dove le donne riportano una data di scadenza come le mozzarelle, mentre l’uomo è affascinante a qualunque età, mi sentirei di aggiungere che questo è quello che credono loro e noi gli lasciamo credere, in questo mondo dove la gente comune ha paura di esprimere sinceramente le proprie opinioni, salvo poi farlo nel peggiore dei modi nascondendosi dietro l’anonimato di una tastiera, bene, in questo mondo che limita la libertà di tutti e di nessuno allo stesso tempo, i comici vengono costretti a giustificarsi per le proprie battute e far ridere diventa sempre più complicato.

“Spettacolare” è un libro intelligente e pungente, che con uno sguardo ironico ed arguto ci porta a riflettere e prendere coscienza del nostro atteggiamento nei confronti della vita e del mare di contraddizioni che ci circonda e nel quale ogni giorno cerchiamo di stare a galla con sempre più difficoltà.

Indovinata la scelta di inserire dei QR code al termine di alcuni passaggi così da poter rivedere in video alcuni monologhi che senza dubbio hanno un resa più efficace rispetto alla semplice lettura.