LA SOFFIATRICE DI
VETRO
di Petra Durst-Benning
SUPERBEAT
|
Lauscha è un piccolo villaggio della Turingia dove gli
abitanti si guadagnano da vivere soffiando il vetro e dove tutti sanno tutto di
tutti; un mondo chiuso dove la tradizione vuole che l’arte di soffiare il
vetro sia totale appannaggio maschile. Le
donne possono occuparsi esclusivamente della decorazione e del confezionamento.
La storia del romanzo si svolge
alla fine dell’Ottocento. Il soffiatore Joost Steinmann muore all’improvviso
lasciando sole le sue tre figlie: Marie (17 anni), Ruth (19 anni) e Johanna (22
anni).
Le tre ragazze, in serie difficoltà economiche, si
vedono da subito costrette a trovare un’occupazione; impiegate presso la
bottega del vetraio Wilhelm Heimer, scoprono fin da subito quando sia
difficile dover lavorare sotto padrone.
Ognuna di loro però reagirà in modo diverso dinnanzi a
questo drastico cambiamento di vita.
Johanna, la
maggiore, sopporta meno delle sorelle la sua nuova condizione e, quando viene
licenziata dopo un battibecco con il padrone, è felice di potersi sentire
libera di accettare l’offerta di lavoro del distributore Friedhelm Strobel e
trasferirsi durante la settimana lavorativa nella cittadina di Sonneberg.
Johanna rifiuta la proposta di matrimonio di Peter
Maienbaum, il loro vicino di casa da sempre innamorato di lei, ansiosa di
far vedere al mondo il suo vero valore, di imparare un mestiere interessante e
ben retribuito, che le permetta di trattare con persone importanti e, perché
no, imparare a vestire e conversare in modo raffinato.
Ruth invece, che
fin da piccola sognava di poter sposare un giorno un principe polacco, si
innamora di Thomas, uno dei figli di Wilhelm Heimer, e accetta di sposarlo
vedendo nel matrimonio con questi un’occasione da non perdere.
Marie scopre nella bottega di Wilhelm
Heimer la sua vera passione ovvero la decorazione, affascinata
dai colori, dalle sfumature, dall’oro e dall’argento, Marie si rivela come
la vera artista della famiglia.
Sarà proprio lei che, sfidando convenzioni e
pregiudizi, farà rivivere la bottega del padre, diventerà lei stessa una soffiatrice di vetro e,
grazie alle sue grandi capacità ed alla sua fervida fantasia, creerà le basi
per quella che diventerà un’impresa tutta femminile.
Mentre Marie vivrà chiusa nel
suo mondo fatto di colori, matite e bacchette di vetro, Johanna e Ruth dovranno scontrarsi con la
dura realtà, dovranno pagare per le loro scelte sbagliate ed avventate, ma
tutte e tre insieme riusciranno a superare ogni avversità facendo in modo di
riuscire a realizzare comunque i loro sogni, sempre restando fedeli a se
stesse.
“La soffiatrice di vetro” è il primo volume di una
trilogia. Questo primo libro può essere tranquillamente letto come un
romanzo a sé, ma alla fine della lettura resta nel lettore la forte curiosità di conoscere più nel
dettaglio cosa accadrà veramente.
Inoltre troppi sono
gli interrogativi che restano aperti su alcuni personaggi primo tra
tutti il misterioso Friedhelm Strobel del quale l’autrice getta in pasto al
lettore solo brevi accenni e indizi della sua depravazione e della sua
scellerata vita, per non parlare di quel passato perverso e corrotto che si
riaffaccia insistentemente tra un capitolo e l’altro della storia.
Un romanzo che ha come protagoniste delle sorelle è di
per sé un richiamo a diversi classici della letteratura: tra tutti possiamo
ricordare i romanzi di Jane Austen, “Piccole Donne” di Louisa May Alcott, ma il
richiamo più forte è forse quello a “Storia di una bottega” di Amy Levy.
Proprio con quest’ultimo libro “La soffiatrice di
vetro” ha in comune la capacità e la forza che le protagoniste dimostrano di
possedere per riuscire a creare un’impresa commerciale in un mondo di uomini, sfidando
le convezioni sociali e i pregiudizi della gente.
La scrittura della “La soffiatrice di vetro” appartiene
al romanzo moderno; se la trama può richiamare il romanzo classico, la
scrittura è però quella scorrevole di un romanzo contemporaneo in grado di catturare
l’attenzione del lettore fin dalla prima pagina.
Petra Durst-Benning ci porta in un mondo affascinante, quello del vetro e della nascita delle decorazioni natalizie.
L’invenzione degli addobbi di vetro per gli alberi di
Natale è effettivamente nata a Lauscha dove sembra che non ci fosse stato un
singolo inventore di quest’arte, ma che la stessa si fosse sviluppata presso
diversi artigiani del paese.
Si ritiene che la lavorazione delle prime sfere di
vetro risalga alla meta del XIX secolo ovvero un po’ prima di quando l’autrice
colloca la sua storia.
Altro dato storico è che realmente le decorazioni
natalizie furono esportate per la prima volta negli Stati Uniti da Franklin
Woolworth.
Il romanzo di Petra Durst-Benning ci accompagna dunque
indietro nel tempo, all’origine di una tradizione ben radicata nel paese di Lauscha,
che ancor oggi è conosciuta come la capitale del vetro della Germania, e lo
fa regalandoci una storia intensa, emozionante e coinvolgente, le cui
protagoniste affascinano il lettore fin da subito tenendolo incollato alle
pagine, ammaliato da queste donne forti e fragili allo stesso tempo, così
diverse tra loro eppure così simili nella loro tenacia di riuscire un giorno a realizzare
i propri sogni.
“La soffiatrice di vetro” è un romanzo impreziosito da
un gran lavoro di documentazione, un romanzo accattivante e particolare, assolutamente da non perdere.
E a chi, come me, l’avesse già letto non resta che
attendere la traduzione italiana degli altri due volumi i cui titoli dovrebbero suonare più o meno
come “”L’Americana” e “Il paradiso del vetro” ovviamente sperando che siano altrettanto
avvincenti.