IL MATRIMONIO È UNA FIABA A LIETO INIZIO
di Fulvio Fiori
TEA
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Lasciato dalla moglie, abbandonato dai
figli, strappato alla sua casa di proprietà, in crisi con il lavoro, in balia
di leggi che non gli fanno fare il padre…
“Il matrimonio è una fiaba a lieto inizio” è la storia un uomo che vede la sua vita perfetta andare in frantumi; una
moglie, tre figli, una bella casa, un lavoro di successo e ben retribuito
all’improvviso non ci sono più.
Angelo prima perde il lavoro e poi la
famiglia; la moglie lo lascia per un uomo molto più giovane, coetaneo del
suo primogenito, e subito dopo, con il beneplacito della legge, lo priva della casa,
del conto in banca e dell’amore dei figli.
Angelo si ritrova senza più alcun
punto di riferimento, pieno di paure e insicuro, vorrebbe ritrovare una
scintilla che lo faccia ripartire, ma si sente completamente svuotato.
Così decide di partire per una vacanza, lasciare quel mondo conosciuto nel
quale egli non si riconosce più e andare alla ricerca di se stesso; Vienna,
Berlino e Amsterdam cureranno le sue ferite e l’abisso di dolore in cui è
precipitato.
Fulvio Fiori, l’autore del romanzo,
dopo aver lavorato anni come copywriter ha deciso di trasformare le sue
passioni in una vera e propria attività. Egli è autore di libri e aforista, è
maestro Reiki ed esperto di meditazioni creative, collabora con centri
olistici, psicoterapeuti e centri di counseling. I suoi corsi di
scrittura-terapia hanno riscosso nel tempo un successo sempre maggiore.
Il sottotitolo di “Il matrimonio è
una fiaba a lieto inizio” è “romanzo terapeutico” e proprio questo è
l’intento del suo autore ovvero riuscire, grazie alla lettura di un’esperienza
comune, a ridare speranza e ritrovare la voglia di ripartire, vincendo il dolore
e lo smarrimento che certe situazioni portano inevitabilmente con sé.
Il libro è senza dubbio ben scritto,
è scorrevole e l’argomento trattato è attuale, complesso e non facilmente
liquidabile in poche righe o con un giudizio superficiale.
Fatte queste doverose premesse, ammetto in tutta sincerità che non è facile
per me riuscire a scrivere di questo romanzo in maniera del tutto obiettiva
perché i personaggi sono davvero troppo distanti dal mio modo di pensare.
Lungi da me fare il tifo per Alice,
la moglie traditrice, avida e manipolatrice ma questo non riesce a farmi
provare simpatia per Angelo.
Alice è esecrabile per suoi
comportamenti meschini e il fatto di arrivare a coinvolgere i figli nella
sua faida con l’ex-marito la rende un personaggio davvero detestabile e
inqualificabile.
Ma qui mi trovo d’accordo con il
cinico e sarcastico Riccardo, l’amico di Angelo: cosa ci si poteva
aspettare da una donna che si era già comportata così in passato? Vero, una
seconda possibilità non la si nega a nessuno, ma ciò non toglie che il rischio sia
alto e la possibilità di un fallimento non sia un’ipotesi poi tanto remota.
Certo sarebbe facile lasciarsi convincere dal vittimismo di Angelo, lui è il padre a cui è stato sottratto
l’affetto dei figli oltre ad essere stato derubato della dignità e della villa
di famiglia.
La moglie lo metteva spesso in
imbarazzo flirtando con altri uomini anche in sua presenza e questo, lasciatemi
essere cinica come il buon Riccardo, era solo indice che il matrimonio non
funzionava dall’inizio.
E poi non era forse Angelo ad avere
una storia extraconiugale con una giovane donna? storia che lui stesso
definiva appagante, una storia che lo rendeva un padre e un marito migliore,
ma che di fatto lo faceva sentire bigamo? Una donna dalla quale ad un certo
punto avrebbe desiderato persino avere figlio?
La “famiglia del mulino” non era mai
esistita, era solo ciò che Angelo voleva credere.
Angelo però è un uomo sensibile, non come quella vipera di sua moglie; Angelo
è tanto sensibile che quando il suo amato gatto sparisce per un periodo più
lungo del solito, si chiede se sarà magari finito sotto un’auto durante una
delle sue scappatelle: nessun smarrimento, nessuna preoccupazione. Che
sensibilità!
La verità è che tra una madre inadeguata e un padre mai cresciuto, poveri figli!
La cosa bella di questo libro è che è
talmente vero, talmente realistico che alla fine, anche non provando alcuna
empatia nei confronti del protagonista come nel mio caso, viene comunque voglia
di parlargli, interagire con lui e provare a dargli un consiglio.
Per questo va fatto un grande plauso
all’autore per la sua indiscussa capacità di rendere vivi e reali i suoi
personaggi.
Talmente reali che quando si profila all’orizzonte la figura di Marta,
l’amica gentile, la “sciamana”, la guida, colei che sa illuminare la strada con
i suoi punti di vista verrebbe voglia di gridare ad Angelo: “Ma dopo tutto
quello che stai passando…una donna normale, proprio no?”
Inevitabile pensare che Marta sia per lui l’ennesima stampella a cui
appoggiarsi.
Mi rendo conto che l’intento dell’autore era quello di spezzare una lancia a
favore di quei padri separarti ai quali spesso viene negato ogni diritto.
Non deve essere facile riuscire a riprendere in mano le redini della propria
vita e trovo questo terribilmente ingiusto e frustrante.
Non vorrei infatti essere fraintesa perché capisco che potrei essere
sembrata troppo dura sull’argomento, ma ci tengo a precisare che le mie parole,
le mie opinioni sono strettamente legate
ai personaggi del libro così come li ho percepiti.
A rendere particolarmente interessante il romanzo è il fatto che, essendo
stato scritto da un uomo, la questione arrivi a noi lettori filtrata attraverso
la sensibilità e l’emotività maschili.
Come avrete capito non concordo con la definizione di romanzo terapeutico.
“Il matrimonio è una fiaba a lieto inizio” è per me un libro che fa pensare, che aiuta a riflettere e che con ironia
racconta una realtà magari non sempre piacevole, ma quanto mai attuale e
presente.