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lunedì 26 dicembre 2016

“Il Principe” Niccolò Machiavelli (1469 – 1527)

IL PRINCIPE
di Niccolò Machiavelli
versione in italiano contemporaneo
di Piero Melograni
OSCAR MONDADORI 
Niccolò Machiavelli, storico, scrittore, drammaturgo, politico e filosofo italiano, è considerato il fondatore della scienza politica moderna.

Nato nel 1469, anno in cui Lorenzo il Magnifico divenne signore di Firenze, Machiavelli visse in un’epoca straordinariamente florida per la sua città.

Compose “Il Principe” nel 1513 quando, con il ritorno dei Medici a Firenze, accusato di aver preso parte alla congiura ordita da Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi, fu allontanato dagli incarichi pubblici.

L’opera doveva essere dedicata in un primo momento a Giuliano de’ Medici, ma dopo la morte di questi sopraggiunta nel 1516, venne dedicata a Lorenzo de’ Medici, figlio di Piero de’ Medici  e omonimo del famoso Lorenzo il Magnifico.

“Il Principe” fu divulgato per circa vent’anni esclusivamente sotto forma di manoscritto e vide la stampa per la prima volta solo nel 1532, cinque anni dopo la morte del suo autore.

Nel 1552 l’opera era inclusa nel primo “Indice” dei libri proibiti dalla Chiesa.

L’opera si apre con la dedica a Lorenzo de’ Medici, nella quale Niccolò Machiavelli, con la speranza di non essere accusato di presunzione, dichiara la sua intenzione di voler mettere al servizio del Principe la sua conoscenza della dottrina politica, frutto di studi attenti e meticolosi eseguiti operando confronti tra le vicende antiche e quelle contemporanee.

Il libro è diviso in 26 capitoli. Ogni capitolo affronta un argomento specifico con l’intento di tracciare quelle linee guida necessarie al Principe per poter raggiungere il potere, esercitarlo nel migliore dei modi e soprattutto mantenerlo a lungo.

Sono evidenziati i vari tipi di principati (ereditari, misti, civili, ecclesiastici), i rapporti che intercorrono tra il principe e i propri eserciti (propri, mercenari, ausiliari, misti), i metodi per conquistare un principato e infine le qualità del Principe, le doti che devono essere sue proprie così come le capacità, i comportamenti da tenere e i sentimenti che il Principe deve essere in grado di suscitare nei sudditi.

Riuscire a riassumere il tutto in un semplice post di sole poche righe è davvero impresa impossibile e, ancora più impensabile, sarebbe riuscire a sviscerare ogni argomento a livello storico e letterario che quest’opera inevitabilmente ci pone innanzi.

Per questo preferisco lasciare alle varie antologie e agli assai numerosi saggi la trattazione più rigorosa e critica dell’argomento e portare invece alla vostra attenzione altri aspetti, primi tra tutti il valore di questa bella versione de “Il Principe” edita da Mondadori e pubblicata per la prima volta da Rizzoli nel 1991.

Piero Melograni (1930 – 2012) è autore sia dell’introduzione sia della versione del trattato di Machiavelli in italiano contemporaneo.

Il lettore è solito accostarsi agli scritti del Machiavelli leggendolo nella sua propria lingua ovvero il fiorentino cinquecentesco, lingua alquanto ostica per la maggior parte dei contemporanei.
In questa edizione invece il testo italiano a fronte rende decisamente più fruibili i contenuti facilitando il lettore nella comprensione degli stessi.
Il mio vivo consiglio però è sempre quello di leggere prima il capitolo in versione originale, per non perdere nulla della piacevole, concreta ed avvincente scrittura del Machiavelli.

L’introduzione affascinante e coinvolgente, scritta da Melograni, è la premessa ideale per avvicinarci al testo.

Piero Melograni, grazie alla sua straordinaria capacità di sintesi, è riuscito in poco meno di una trentina di pagine a riassumere gli aspetti principali della vita privata e politica del Machiavelli e, nello stesso tempo, a darci un quadro completo della fortuna delle sue opere e di come il suo pensiero abbia influenzato quello dei posteri nel corso dei secoli.

Ricorda inoltre come Jean-Jacques Rousseau nel suo “Contratto sociale” ritenesse il Machiavelli semplicemente un “buon cittadino” che aveva usato un artifizio per dare una lezione ai poveri, ovvero che il suo vero intento non fosse quello di ingraziarsi il Principe, ma piuttosto quello di mettere in guardia il popolo dalle miserie e dalle malefatte dei potenti.

L’intento vero di Niccolò Machiavelli in realtà era quello scaturito dal piacere di spiegare le regole della politica e formulare tesi che nessuno prima di lui aveva enunciato con tanta chiarezza e coraggio, senza ovviamente tralasciare l’idea di far cosa gradita, con il suo omaggio, a Lorenzo de’ Medici così da poter tornare quanto prima alla vita politica attiva.

Perché rileggere “Il Principe”? A costo di essere scontata e banale, non posso che rispondere: perché è un classico sempre attuale, un trattato profondo, inquietante ed estremamente “vero”.

Rileggendolo si ritrova tutta la forza e il fascino di un Machiavelli che purtroppo, nello studio scolastico, tende troppo spesso a ridursi a una mera sequenza di frasi fatte.

Rileggendolo avrete modo di fare vostri molti concetti che, alla luce di un percorso scolastico completo e grazie alle esperienze di vita vissute nel corso degli anni, assumeranno accezioni completamente diverse e molto più profonde.

Ho letto per la prima volta “Il Principe” all’età di 13 anni e questa rilettura è stata per certi versi una vera sorpresa. Ad una così giovane età non mi ero ovviamente soffermata sugli esempi storici che sono una parte importante del trattato, ma troppo noiosi per una ragazzina; sono quindi rimasta molto stupita da quanto alcuni concetti fossero rimasti, senza che me fossi mai resa conto, così radicati nella mia mente.

Ho letto molti libri da allora e alcuni li ricordo con estremo piacere, ma nessuno come “Il Principe” credo abbia attecchito così profondamente nella mia mente da lasciare, a distanza di numerosi anni, un’eco così forte dei suoi insegnamenti.

“Il Principe” è un libro da leggere lentamente per avere il tempo di assimilarne meglio i concetti e le idee.
E' una di quelle opere da leggere più volte  nel corso degli anni e perché no? magari tenerne una copia sul comodino per rileggerne un passo ogni tanto.

E’ necessario che un principe sappia servirsi
dei mezzi adatti sia alla bestia sia all’uomo.
Il principe è dunque costretto a saper essere bestia
e deve imitare la volpe e il leone.
Dato che il leone non si difende dalle trappole
e la volpe non si difende dai lupi,
bisogna essere volpe per riconoscere le trappole,
e leone per impaurire i lupi.

domenica 20 luglio 2014

“Abyss” di Simone Regazzoni

ABYSS
di Simone Regazzoni
LONGANESI

Il professore Michael Price ha 39 e insegna filosofia alla UCLA, l’università della California. Ha recentemente scritto un libro intitolato “Le dottrine segrete di Platone”, saggio che gli ha scatenato contro l’intera comunità accademica filosofica che ha bollato le sue teorie come pura fantascienza.

Michel Price però ignora ancora la reale portata dei suoi studi fino al giorno in cui viene improvvisamente convocato al quartier generale della NSA (National Security Agency) dalla dottoressa Olivia Kaplan, capo del dipartimento ricerche avanzate per la sicurezza.
Il giovane professor Price è incaricato di tradurre e comprendere il mistero dei papiri di cui la NSA è venuta in possesso, i misteriosi “Agrapha Dogmata”.

Gli “Agrapha Dogmata” conosciuti anche come “le dottrine segrete di Platone” in verità non appartengono a Platone ma sono una trascrizione in greco di un antico testo sacro in lingua egizia nel quale si tramandava un sapere arcaico risalente ad un popolo misterioso, “I Grandi Antichi”.
Platone durante il suo soggiorno a Eliopoli ne sarebbe venuto a conoscenza e ne avrebbe quindi tradotto il testo in lingua greca.

Ben presto il professor Price viene coinvolto in un intrigo internazionale, qualcuno cerca infatti di incastrarlo facendolo passare per un terrorista.

La NSA è a conoscenza dell’esistenza di un gruppo terroristico neonazista chiamato QR (Quarto Reich) che si ispira alle dottrine platoniche, ma non sa ancora quanto pericoloso possa essere non comprendendone le vere intenzioni.

Gli unici che conoscono l’entità della gravità della situazione sono “i Guardiani” ovvero una ristretta cerchia di militari e agenti dei servizi segreti che dal 1947, anno della loro istituzione, vigilano costantemente sulla sicurezza mondiale.

Michael Price deve riuscire non solo a dimostrare la propria innocenza, ma anche a salvare letteralmente il mondo dalla distruzione totale.

In questa corsa contro il tempo il professor Price non sarà solo, ad accorrere in suo aiuto ci sarà infatti Eddie, suo caro amico, che grazie alla “famiglia di hacker” di cui fa parte, i cosiddetti Goodfellas, non solo gli fornirà il supporto informatico, ma gli procurerà anche un validissimo aiuto sul campo presentandogli Beatrix, Trix per gli amici.

Trix, una vera macchina da combattimento, super addestrata, esperta conoscitrice di ogni genere di armi, era stata cacciata anni addietro dai Navy Seal con disonore per aver mancato gravemente di rispetto ad un superiore.
La sua capacità organizzativa e le sue conoscenze militari saranno elementi decisivi per la riuscita dell’impresa che attende Michael Price.

“Abyss” presenta tutti gli elementi tipici di un libro d’azione, mi verrebbe quasi da dire tipici di un action movie pur trattandosi di una storia su carta stampata.
Il romanzo di Regazzoni non richiama alla mente del lettore solo la letteratura di autori quali Dan Brown, Clive Cussler solo per citarne alcuni, ma risulta evidente che l’autore è anche un buon conoscitore del cinema americano.
Richiami che non sono solo fatti direttamente citando titoli di film come ad esempio “Nemico pubblico”, ma anche intere battute. 
Tra le tante posso ricordare ad esempio la celebre frase tratta da" Il Gladiatore":
 - al mio segnale scatenate l’inferno -

Gli stessi protagonisti del libro di Regazzoni sembrano essere un omaggio ai personaggi cinematografici.
Se è vero che il professor Price ricorda il famoso professor Robert Langdon nato dalla penna di Dan Brown, è altrettanto vero che in lui possiamo riconoscere un moderno Indiana Jones.
E’ inoltre impossibile non avvicinare il personaggio di Trix a Trinity di Matrix o ancora di più a Beatrix Kiddo di Kill Bill.

La trama del romanzo è affascinante e si sviluppa attraverso un susseguirsi di eventi e colpi di scena carichi di suspense, per non parlare poi dei dettagliatissimi e adrenalinici inseguimenti in auto che ricordano le mitiche scene di sorpassi, carambole e scontri tipici della serie Fast and Furious.

“Abyss” è un romanzo fanta-filosofico che, permettetemi l’espressione, schiaccia un occhio anche alla fanta-archeologia.
Regazzoni è stato bravo ad argomentare le sue teorie e a rendere il tutto molto credibile, riportando spesso stralci di brani di autori e ricercatori di epoche passate.

E’ un romanzo che richiede un certo impegno nella lettura; i tantissimi personaggi, i continui flashback, i diversi luoghi in cui si svolgono gli avvenimenti così come la continua variazione temporale nel racconto degli eventi costringono il lettore a mantenere sempre altissima la propria attenzione.

Forse non sono la persona più indicata per esprimere un giudizio su un libro di questo genere in quanto non è solitamente la mia lettura preferita.
E’ pur vero però che credo fermamente che sia giusto ogni tanto allargare lo spettro delle proprie letture per non fossilizzarsi sempre sullo stesso genere e sulla stessa tipologia di autori.

“Abyss” si è rivelato un romanzo ben riuscito, un libro che gli amanti del genere sapranno sicuramente apprezzare e che non deluderà chiunque volesse avventurarsi nella lettura di un genere diverso dal proprio.

Il libro di Regazzoni non ha veramente nulla da invidiare ai volumi scritti dai suoi più famosi colleghi statunitensi così bravi nello scrivere thriller e romanzi d’avventura.




domenica 25 novembre 2012

“Lettera sulla felicità” di Epicuro


Epicuro nacque nel 341 a.C. a Samo e morì ad Atene nel 271 a.C. dove fondò una scuola, il Giardino, aperta anche alle donne e agli schiavi. L’epicureismo fu una dottrina molto diffusa dal IV secolo a.C. fino al II secolo d.C. Subì un rapido declino in quanto avversato dai Padri della Chiesa, ma fu rivalutato nuovamente in seguito in epoca Umanistica, durante il Rinascimento ed il periodo dell’Illuminismo.
Fu autore di numerosi scritti che sono andati in parte perduti e di cui restano solo alcuni frammenti. Sono giunte però tre epistole riportate da Diogene Laerzio: la “Lettera ad Erodoto”, la “Lettera a Meneceo” e la “Lettera a Pitocle”.

Proprio la “Lettera a Meneceo” conosciuta anche come “Lettera sulla felicità” viene riproposta da Einaudi con testo greco a fronte nella traduzione di Angelo Pellegrino (70 pagine – prezzo € 8,00). Nel volume ritroviamo inoltre le “Massime capitali”, il “Gnomologium Vaticanum Epicureum” e la “Vita di Epicuro” scritta da Diogene Laerzio.

Perché leggere questo libro? Direi soprattutto per riscoprire e comprendere meglio il pensiero di un filosofo che nel corso dei secoli è stato frainteso, odiato ed equivocato.
E perché no? Forse la dottrina epicurea potrebbe aiutarci a vivere più tranquillamente la vita di tutti i giorni…a conoscerci meglio, ad essere più felici, ad imparare ad accettare i nostri limiti, a non desiderare l’impossibile, ad allontanarci da tutto ciò che ci crea ansia, a prendere le distanze da tutto ciò che è superfluo e che non abbia come fine ultimo la nostra serenità.

Perché come recitano le prime righe dell’introduzione scritta dallo stesso Angelo Pellegrino:

“Epicuro e la giustezza del piacere”
Un pensiero per la vita, solo per la vita.
Un filosofo veramente amico che da ventitre secoli non cessa di dirci che non può esistere autentica felicità senza il piacere.
Un pensiero che, contrariamente a tanti altri, non ha mai fatto e non può fare male a nessuno, che inviata ad amare se stessi e soprattutto a rispettarsi, azione primaria per non danneggiare i propri simili.

Davvero interessante poi la seconda parte dell’introduzione “Fortuna d’una traduzione” in cui Angelo Pellegrino ci racconta la nascita del suo progetto, la storia e la fortuna editoriale della prima edizione della sua traduzione, nelle edizioni dei volumetti da 1000 lire, e del suo amore per Epicuro e la dottrina epicurea.

da “Lettera sulla felicità”

Meneceo,
Mai si è troppo giovani, o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro (…) Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo.

da “Massime capitali”

VIII - Di per sé nessun piacere è male, ma bisogna stare attenti a certi modi di procurarlo, che arrecano più tormenti che piacere.

XVII – Il giusto è un tranquillo, l’ingiusto un agitatore perenne.

XXVII – Il bene più grande che la conoscenza ci offre per la felicità di tutta la vita è acquistare l’amicizia.

XXXI – Diritto di natura significa patto fondato sull’utile reciproco, per non fare male agli altri e non riceverne.

Come definirei questo libro? Un libro da tenere a portata di mano, magari sul comodino e da rileggere ogni tanto…