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lunedì 11 novembre 2013

“Vecchi amici e nuovi amori. Immaginario seguito dei romanzi di Jane Austen” di Sybil G. Brinton (1874 – 1928)

VECCHI AMICI E NUOVI AMORI
Immaginario seguito dei romanzi di Jane Austen
di Sybil G. Brinton
JO MARCH 
C’è una caratteristica propria di quasi ogni coppia felicemente sposata – ovvero il desiderio di vedere matrimoni altrettanto felici tra i propri giovani amici; e in alcuni casi, laddove questo desiderio è forte e le circostanze appaiono favorevoli alla buona riuscita dei loro sforzi, accade che essi si imbarchino nella pericolosa ma piacevolissima impresa di aiutare quelle persone ancora incerte, a prendere una decisione riguardo a questo passo così importante della vita, e fatto ciò, si prodighino a rimuovere ogni ostacolo affinché questa decisione possa celermente tradursi in azione.

Già dall’incipit del romanzo risulta evidente che quello scritto di Sybil G. Brinton è uno di quei libri che vi coinvolgerà talmente da riuscire a tenervi letteralmente incollati alle pagine. 
Farete davvero fatica a posarlo anche solo per un minuto.
Purtroppo però, quando giungerete all’ultima pagina, rimpiangerete di non essere stati in grado di “dosarne” la lettura, poiché la parola fine arriverà inevitabilmente troppo presto.

Non sono mai stata particolarmente attratta dai derivati e dai sequel delle opere austeniane che, tranne in rari casi come per "La trilogia di Fitzwilliam Darcy" di Pamela Aidan, ho trovato del tutto superflui e inutili.

Mi rendo conto che eguagliare la “cara zia Jane” sia impossibile, ma forse proprio per questo sono rimasta affascinata dal libro della Brinton, primo vero sequel dei romanzi austeniani, pubblicato per la prima volta nel 1913.
Questa autrice riesce davvero a farci rivivere le emozioni che abbiamo vissuto con i libri della Austen.  Bisogna senza dubbio riconoscerle il grande merito di essere in grado fin dalle prime righe di trasportarci nel mondo magico dei personaggi austeniani.
Tutti ricordiamo gli incipit dei romanzi di Jane Austen, la loro forza e la loro incisività, ma l’incipit del libro di Sybil G. Briton non ha nulla da invidiare a quelli scritti dall’autrice da lei e da noi tanto amata.

La scelta del titolo è più che azzeccata, perché proprio di nuovi amori e vecchi amici si tratta per tutti noi Janeites che, con grande entusiasmo e partecipazione, siamo felici di poter ritrovare, anche se per breve tempo, tutti i personaggi che ci hanno fatto emozionare con le loro storie nei sei romanzi canonici della Austen.

La bravura della Brinton sta proprio nella sua capacità di far rivivere tutti i personaggi dei romanzi austeniani in un unico romanzo, creando per loro credibilissimi collegamenti di parentele, amicizie e conoscenze, così che la narrazione non risulti mai forzata.

Ottima la scelta di incentrare le storie d’amore sui personaggi che nei romanzi della Austen non erano i veri protagonisti, ma solo co-protagonisti o personaggi secondari.
Certo ognuno di noi avrebbe magari voluto leggere qualcosa di più del suo protagonista preferito, per quanto mi riguarda ad esempio sarei stata felicissima di avere qualche notizia maggiore di Mr. e Mrs. Wentworth ma sarebbe stato un errore e la Brinton è stata abilissima ad evitarlo.

Ciascuno di noi inoltre sarà felice o meno di ritrovare alcuni personaggi. Da parte mia ho sempre detestato Kitty Bennet (Orgoglio e Pregiudizio) e, per quanto la Brinton cerchi nelle sue pagine di dare risalto alla sua esuberanza più che alla sua personalità superficiale ed inconsistente, non riesco proprio a farmela piacere.
Ma ripeto, questi sono giudizi personali, ognuno ha le sue simpatie e antipatie…Devo rendere ad esempio merito alla Brinton di essere riuscita a farmi riconciliare con il personaggio di Mary Crawford (Mansfield Park)…ma la cosa che più ho apprezzato è poter leggere finalmente di Georgiana Darcy (Orgoglio e pregiudizio), l’adorata sorella di Mr. Darcy, una figura della quale ho sempre desiderato conoscere qualcosa di più.

Sybil G. Brinton ha cercato, oserei dire con soddisfacenti risultati, di riprodurre il più fedelmente possibile lo stile di Jane Austen, ma un plauso in questo senso va anche alla traduttrice ed alle curatrici del testo italiano che sono state bravissime a restare fedeli non solo all’originale del testo della Brinton ma anche alla tradizione italiana delle traduzioni austeniane.

Potrei andare avanti per ore a parlarvi di questo libro, ma non voglio rovinarvi la sorpresa. Posso solo dirvi leggetelo...leggetelo…leggetelo…

Un suggerimento: Natale è alle porte e, se avete amiche e amici che adorano Jane Austen, quale regalo più indovinato di una copia di “Vecchi amici e nuovi amori”?

Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta Valeria Mastroianni e Lorenza Ricci della Jo Mach Agenzia Letteraria che, con la collana Atlantide, riescono a donarci sempre delle autentiche perle pescando nei profondi oceani della letteratura dimenticata…

Vi ricordo della collana Atlantide:



sabato 26 maggio 2012

La trilogia di Fitzwilliam Darcy (Pamela Aidan)


Pamela Aidan nasce nel 1953 in Pennsylvania. Svolge per trent’anni il lavoro di bibliotecaria senza mai dimenticare la passione coltivata fin da adolescente per Jane Austen. Proprio questa passione mai sopita la spinge a “riscrivere” il grande capolavoro dell’amata autrice inglese “Orgoglio e pregiudizio”.
Chi, tra coloro che adorano questo romanzo, può dire di non aver mai desiderato almeno una volta conoscere i pensieri di Mr. Darcy? Chi non si è mai chiesto cosa provasse? O come avesse occupato il tempo lontano da Elizabeth? Della vivace, sensibile, intelligente e razionale Miss Elizabeth Bennet sappiamo tutto, ma cosa possiamo dire dell’orgoglioso, freddo e controllato gentiluomo?
Pamela Aidan prova a darci una risposta attraverso questa trilogia e, grazie alla sua fervida fantasia, ricostruisce perfettamente le ambientazioni storiche, sociali e politiche del periodo Regency, attraverso uno stile di scrittura scorrevole e fedele a quello dell’epoca.
“Per orgoglio e per amore” il primo volume, racconta l’incontro tra Mr. Darcy ed Elizabeth.
Questo l’incipit del romanzo:

Fitzwilliam George Alexander Darcy si alzò dal divanetto della carrozza di Bingley e mise riluttante il piede a terra. Erano davanti alla sala delle feste situata al piano superiore dell’unica locanda che potesse vantare il centro agricolo commerciale di Meryton. Lassù si aprì una finestra, lasciando che la musica di una contraddanza, briosa ma di mediocre esecuzione, dilagasse nella quieta aria notturna. Con una smorfia, abbassò lo sguardo sul cappello che aveva tra le mani e poi, sospirando, lo collocò sul capo proprio nella giusta angolatura. Come, come hai potuto permettere, si redarguì, che Bingley ti trascinasse in questa sconclusionata scorreria nella vita sociale campagnola?

Nel secondo volume “Tra dovere e desiderio” Elizabeth non è presente; il romanzo ci racconta, infatti, le vicende di Mr. Darcy durante la sua assenza dalle pagine di “Orgoglio e pregiudizio”.
Darcy per dimenticare Miss Bennet decide di accettare l’invito di un vecchio compagno di studi e si ritrova in mezzo ad intrighi tessuti dagli amici e dagli altri ospiti, circondato da signore appartenenti all’alta società inglese, in cerca di marito. Dei tre volumi questo è forse quello meno avvincente, nonostante la creatività dimostrata dalla Aidan. Poco apprezzabile il taglio da romanzo giallo stile Agatha Christie; ottimi i dialoghi, molto ben curati, ed interessante il risalto dato a Fletcher, il valletto di Mr. Darcy, (personaggio di pura invenzione dell’autrice), una macchietta simpatica e divertente.
Il volume conclusivo si intitola “Quello che resta” e qui Pamela Aidan ritorna nuovamente ad attingere alla trama originale.
La scelta di dividere in tre romanzi la storia è da ricondursi ovviamente ad una scelta puramente commerciale. Tra i nuovi personaggi introdotti dalla Aidan oltre alla figura del valletto Fletcher, già precedentemente citata, molto ben riuscito è anche il personaggio di Lord Dyfied Broughman, che gioca sulla sua ambiguità facendosi passare per un vanesio perfettamente a suo agio nella vita mondana, ma che si rivelerà ben presto una persona di buon senso ed un amico affidabile nei confronti di Darcy; sarà proprio lui il pigmalione che, sotto la sua ala protettrice, aiuterà la timida ed insicura Georgiana durante il debutto in società, valorizzandone doti e qualità; l’approfondimento della conoscenza tra i due porterà a sviluppi piuttosto scontati, ma tuttavia piacevoli da leggere. Il ritratto di Darcy durante il suo “periodo mondano” lascia quantomeno un po’ perplessi, in quanto viene descritto come un dandy al cospetto del quale persino Lord Brummel impallidirebbe; l’impressione è che Pamela Aidan per la descrizione di questo Darcy, piuttosto improbabile, così come per quella degli altri personaggi, delle ambientazioni e dei costumi, molto abbia attinto alla produzione ambientata nell’epoca Regency di Georgette Heyer.
Nei romanzi di Pamela Aidan non c’è più traccia dell’ironia e dell’arguzia con cui Jane Austen illustrava i suoi personaggi e rappresentava la società dell’epoca; qui tutto è incentrato sulla storia d’amore tra Elizabeth e Darcy che, tra tormenti e sospiri, incertezze e patimenti, cade un po’ troppo spesso nella banalità del romanzo rosa.

Allora aveva infilato la mano in tasca del panciotto e ne aveva tratto l’oggetto del suo ricordo, rigirandosi tra le dite emozioni e desideri con la stessa delicatezza con cui toccava i fili che lei aveva dimenticato tra le pagine dei versi del Paradiso perduto.

Negli ultimi tempi sono stati pubblicati molti, forse troppi, romanzi in cui Jane Austen o i suoi personaggi sono protagonisti delle diverse storie; a partire dalla serie di libri in cui la Austen si improvvisa detective, quasi fosse l’antenata di Jessica Fletcher ovvero la signora in giallo, fino ad arrivare a titoli improponibili come “Orgoglio pregiudizio e zombie”,  “Sospetto e sentimento o lo specchio misterioso”…Ho letto per curiosità “Shopping con Jane Austen”, un romanzo illeggibile, l’idea di fondo sarebbe stata anche originale, ma la realizzazione si è rivelata pessima, un libro senza trama, senza finale, in breve assurdo e senza senso!
Non mi piacciano rivisitazioni, sequel e riletture dei classici; ricordo ancora con orrore a teatro un Amleto in abiti contemporanei, lo so è soggettivo, ma per me vuol dire snaturare un’opera, cancellare la sua anima…Ho visto pochissimi esperimenti ben riusciti in questo senso; è vero, non sono impossibili, ma sono davvero molto rari. La trilogia di Pamela Aidan però, anche se ben lontana dal potersi definire un capolavoro della letteratura contemporanea, è comunque una lettura piacevole, non impegnativa e per certi versi originale; l’autrice ha la capacità di farci ritornare con la fantasia in luoghi familiari e di farci rileggere dialoghi ed emozioni che ci hanno fatto sognare. Libri da leggere sotto l’ombrellone…

giovedì 16 febbraio 2012

“Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen (1775 – 1817)


Pubblicato nel 1813 “Pride and Prejudice” è l’opera più popolare della Austen. Il romanzo ha come protagonisti l'orgoglio di classe del signor Darcy e il pregiudizio di Elizabeth Bennet nei confronti di questo. Il romanzo si concentra sulla famiglia del Signor Bennet un uomo non stupido, ma distratto e superficiale affiancato da una moglie invece decisamente stupida e volgare il cui unico scopo è quello di vedere sposate le cinque figlie: Jane, Elizabeth, Mary, Catherine e Lydia. Le figlie minori sventate e frivole sono fonte di biasimo nonché di preoccupazione per le sorelle maggiori Jane ed Elizabeth.
Il romanzo ha avuto anche molte trasposizioni cinematografiche. Le mie preferite:

1940: Orgoglio e pregiudizio, di Robert Z. Leonard, con Laurence Olivier nel ruolo di Darcy e Greer Garson come Elizabeth.
1995: Orgoglio e pregiudizio, miniserie televisiva con Colin Firth nel ruolo di Darcy e Jennifer Ehle nel ruolo di Elizabeth, sceneggiatura di Andrew Davies.

e non dimentichiamo la versione “indiana” del 2004: Matrimoni e pregiudizi, con Aishwarya Rai e Martin Henderson.

Ed ora qualche pagina del libro tratte dall’edizione Garzanti del 1980, traduzione a cura di Isa Maranesi:
 
“E’ cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.
E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento appannaggio dell’una o dell’altra delle loro figlie”


“E così ebbe fine quella passione,” tagliò corto Elizabeth. “Non sarà stata l’unica a finire a quel modo. Mi chiedo chi sia stato il primo a scoprire l’efficacia dei versi come rimedio contro l’amore.”
“Ho sempre creduto che la poesia fosse il nutrimento dell’amore,” obiettò Darcy.
“Di un grande amore, forse; purché sia vigoroso e ben in salute. Tutto serve a nutrire ciò che è già forte. Ma se non è che una debolezza, una leggera inclinazione, niente di meglio di un buon sonetto per farla morire di fame.”


“Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami”.


“Sin dall’inizio, direi quasi dal primo momento che vi vidi, i vostri modi mi colpirono rivelandomi in pieno tutta la vostra arroganza, la vostra presunzione il vostro egoistico disprezzo dei sentimenti altrui, così da creare quella base di disapprovazione sulla quale gli eventi successivi hanno costruito una così irriducibile avversione; non era passato un mese dacché vi conoscevo, e già sentivo che eravate l’ultimo uomo al mondo che avrei potuto sposare.”
“Basta così, signorina. Comprendo perfettamente i vostri sentimenti, e non mi rimane che vergognarmi di averne provato altri. Perdonatemi per avervi rubato tanto tempo, ed accettate i miei migliori auguri di buona salute e felicità.”


“Se proprio volete ringraziarmi,” rispose egli, “fatelo a nome vostro. Non posso negare che il desiderio di farvi felice abbia aggiunto forza alle altre considerazioni che mi hanno spinto ad agire. Ma la vostra famiglia non mi deve nulla. Con tutto il rispetto che porto ai vostri cari, credo di aver pensato solo a voi.” (…) “Siete troppo generosa per prendervi gioco di me. Se i vostri sentimenti sono ancora quelli dello scorso aprile, ditemelo subito. Il mio affetto, i miei desideri sono immutati, ma basta una vostra parola perché questo discorso sia chiuso per sempre.”