L’obiettivo che Claudio
Strinati si pone con questo saggio è quello di esplorare il fenomeno delle
espressioni artistiche nel corso della storia mettendone in evidenza gli scopi,
l’evoluzione e le corrispondenze.
Si parte dall’assioma più
semplice ovvero che che tutti gli artisti, indipendentemente
dall’epoca in cui essi abbiamo vissuto, pongono tutti quanti la stessa domanda al
fruitore delle loro opere: “ti piace?”
L’arte è quanto di più
soggettivo possa esistere e quindi ci si interroga quale sia lo scopo di una
disciplina che ne indaghi la storia. Di fatto oggigiorno l’insegnamento della
storia dell’arte è stato soppresso già in diversi paesi.
Se è vero che la storia
dell’arte costituisce di per sé un tentativo di rispondere il più
oggettivamente possibile ad una materia dominata dalla soggettività, è però
altrettanto vero che l’arte è per i popoli della Terra un fattore identitario,
un qualcosa in cui riconoscersi e trovare le proprie radici più profonde.
La storia dell’arte è
condizionata indubbiamente dalla personalità e dal modo di sentire di ogni
singolo artista, ma questi opera nell’epoca in cui vive e non si può non
tenere conto che né sarà influenzato e che per questo le sue opere rifletteranno
inevitabilmente non solo il suo proprio essere ma anche lo spirito dei tempi.
Lo stesso concetto di
bellezza è un’idea indefinita e indefinibile, soggetta al mutare dei tempi
e delle circostanze.
Attraverso l’analisi degli
eventi salienti che hanno caratterizzato i vari secoli, con uno sguardo attento e puntuale alla
letteratura e alla filosofia, Claudio Strinati ci conduce in un viaggio che
prende avvio dall’arte rupestre degli uomini primitivi giungendo sino alle
soglie dell’arte moderna.
Per noi occidentali Rinascimento
e Barocco sono i momenti più alti e memorabili della nostra storia
dell’arte, ma qual è il punto di svolta che ci traghetta nella modernità
mutando per sempre il modo di percepire l’opera d’arte? La scoperta
dell’energia elettrica. Nell’Ottocento, infatti, con la nascita del metodo
fotografico la funzione artistica assume un significato tutto nuovo, così come
avverrà ancora di più in seguito con l’avvento del cinema.
Tra le pagine di questo saggio
ritroviamo tutti i nomi che hanno fatto grande la storia dell’arte, inutile
citarne solo alcuni.
Quando si tratta di arte è
inevitabile che il pensiero dello storico trapeli in tutta
la sua soggettività; ogni lettore si troverà quindi più o meno d’accordo con
alcune affermazioni di Claudio Strinati.
Un esempio può essere il pensiero
dello storico dell’arte sugli ultimi anni di Raffaello. Secondo Strinati questi videro il declino dell'artista che avvenne in seguito alla salita al soglio pontificio di Leone
X. Sebbene apertamente venisse ancora celebrato come maestro sommo, di fatto, colui che era stato il protetto di Giulio II venne accantonato a favore di altri.
Un appunto, giusto per amore
della storia medicea a me tanto cara, tra le pagine del libro troverete
un’imprecisione in quanto è scritto che Giulio de’ Medici, futuro Clemente VII,
era nipote di Leone X. In realtà, Giulio, in quanto figlio naturale di
Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico, padre di Leone X, al secolo
Giovanni de’ Medici, era di questi cugino di primo grado.
Il saggio di Claudio Strinati
è sì una breve storia dell’arte, ma è soprattutto un libro che ci induce a
leggere tra le righe, a fare collegamenti tra le varie discipline e a
gettare uno sguardo su come gli eventi influenzino l’arte e il nostro
sentire, ci porta a riflettere sui concetti di bellezza e di sublime, a
interrogarci se davvero l’arte, come scrive Strinati, costituisca “l’unico vero esorcismo possibile e concretamente
praticabile alla naturale tendenza umana al combattimento e allo scontro”.
Nessun commento:
Posta un commento