mercoledì 14 maggio 2014

“Storia d’inverno” di Mark Helprin

STORIA D’INVERNO
di Mark Helprin
NERI POZZA
Vi anticipo subito che sono stata a lungo indecisa sull’affrontare o meno la lettura di questo romanzo e, lo ammetto, la mia incertezza nasceva in buona misura dall’impegno che avrei dovuto affrontare vista la mole di un libro di ben 844 pagine.

Poi la mia curiosità è stata ulteriormente solleticata dal trailer del film tratto dal romanzo uscito al cinema nel mese di febbraio e del cui cast fanno parte attori quali Colin Farrell e Russell Crowe.

Non ho ancora visto il film, ma dopo aver letto il libro, posso fare due considerazioni: la prima è che il romanzo è talmente complesso che dubito fortemente che la trasposizione cinematografica possa esserne all’altezza e la seconda è che l’idea che mi ero fatta del racconto era completamente errata.

La New York di fine Ottocento è una città in mano alla criminalità e le varie bande si scontrano per le strade per ottenerne il controllo.
Peter Lake è un ladro che lavora in proprio dopo un periodo di appartenenza alla banda dei Coda Corta, i temibili sgherri comandati dal perfido e crudele Pearly Soames.
Proprio da questi viene continuamente braccato ma grazie ad un fedele alleato, un bellissimo stallone bianco in grado di saltare interi isolati, Peter Lake riesce sempre a sfuggire ai suoi agguerriti inseguitori.
Un giorno il ragazzo si trova casualmente davanti alla lussuosa dimora dei Penn e introducendosi nell’abitazione per rubare, conosce Beverly Penn una ragazza bellissima prossima alla morte. Sarà di questa donna “insistente, egoista e delirante” che il giovane si innamorerà perdutamente permettendole di sconvolgergli l’esistenza…

Questo è solo l’inizio del racconto, da qui poi prendono il via molteplici storie che si sovrappongono e si incrociano all’infinito.
L’azione si svolge in un arco di tempo lunghissimo che va dalla fine dell’Ottocento fino all’avvento del nuovo millennio.
I personaggi sono tantissimi ed alcuni di loro riescono a viaggiare nel tempo incrociando le loro vite passate con quelle di altri nuovi personaggi che vivono alla fine del secolo successivo.
Apparentemente il racconto si svolge secondo una cronologia classica ma in realtà la storia è una storia fuori dal tempo, dove ogni cosa ci riporta ad un mondo fantastico, popolato da strani personaggi che vivono ai confini della realtà.

Il racconto all’inizio ha qualcosa del romanzo dickensiano: la descrizione degli uomini della baia in contrapposizione a quella dei newyorchesi, laddove la baia è un mondo fantastico e pieno di umanità in cui la vita scorre lenta seguendo il ritmo delle stagioni mentre la città è invece il luogo della violenza e delle latta per potere e ricchezza.
Tale contrapposizione non può non richiamare alla mente il confronto tra la città e la campagna così marcato negli scritti dell’autore vittoriano.

Difficile definire questo romanzo che sin dalle primissime pagine appare un racconto surreale e fantastico.
“Storia d’inverno” però non può essere incasellato, questo libro appartiene ad un genere tutto suo che non può essere definito né fantasy né tanto meno fantascienza.

Molto descrittivo e molto ben scritto il romanzo avverte fortemente l’influenza dell’aspettativa, dell’ansia e della tensione proprie della fine del millennio.
Molte pagine ricordano quell’atmosfera di ritorno alla new age che si era impossessata di molti negli ultimi anni del Novecento ed il racconto a tratti ricorda quella letteratura di fine secolo a cui appartengono libri come “La profezia di Celestino” e “La decima illuminazione” di James Redfield.

“Storia d’inverno” è uscito nella sua prima edizione nel 1983 (titolo originale dell’opera “Winter’s Tale”) e anche se ormai sembra molto distante nel tempo, se ci soffermiamo un attimo a pensare non è poi tanto difficile ricordare l’aria che si respirava nell’attesa dell’anno 2000 così carica di aspettative e speranze ma anche di tensione e paura.

Non posso dire che sia un libro veloce e scorrevole, a volte è appesantito dalle descrizioni talvolta anche un po’ lunghe e minuziose ma sempre bellissime e toccanti.
Spesso si è tentati di tornare a rileggere alcune frasi per imprimerle nella mente o anche solo per comprenderle meglio.

“Storia d’inverno” è un libro che costringe il lettore a leggerlo fino alla fine, riesce sempre ad incuriosirlo e a tenere alta la tensione.

Il libro di Mark Helprin ha la forza di trascinarci in un mondo diverso e ovattato, riesce a farci sognare e vorremmo anche noi un giorno poter pattinare sul lago ghiacciato, correre sulla slitta verso i paesaggi dei Coheeries, conoscere i suoi abitanti e perché no? magari un giorno anche attraversare il muro di nuvole cavalcando Athansor.



2 commenti:

  1. Nonostante abbia intuito che questo sia un bel libro, ben scritto e che merita... a me, la storia, non ispira per niente. Tutti ne parlano bene, ma non pare essere nelle mie corde, non per adesso, comunque.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Capisco quello che vuoi dire. La storia non è il mio genere ma è scritto davvero bene. La cosa che mi ha più impressionato è proprio il modo di scrivere di Mark Helprin.

      Elimina