“Colazione da Tiffany” (Breakfast
at Tiffany’s) è un romanzo scritto da Truman Capote (1924-1984) pubblicato nel
1958. La storia di Holly Golightly è però nota al grande pubblico più per la
celebre trasposizione cinematografica del 1961, interpretata da una bravissima
e bellissima Audrey Hepburn, piuttosto che per il racconto letterario.
In realtà tra il romanzo e il
film ci sono notevoli differenze, senza nulla togliere alla versione
cinematografica che è da considerare comunque un capolavoro, si può comprendere
perfettamente il risentimento e la delusione di Capote per il “tradimento”
perpetrato ai danni della sua opera una volta venduti i diritti cinematografici
alla Paramount Pictures.
Ad una lettura superficiale del
romanzo la maggiore differenza che colpisce è ovviamente il diverso finale. Nel
film assistiamo ad un classico happy ending hollywoodiano tra Holly e lo
scrittore squattrinato che qui ha, non solo un nome (Paul Vorjak), ma anche un
background (viene mantenuto dalla sua “arredatrice” una donna sposata e più
anziana di lui) completamente estranei al testo di Capote. Il finale del libro invece
rimane “aperto”: Holly partirà per il Brasile senza dare più notizie di sé.
Lo scrittore è effettivamente
innamorato di Holly anche nel libro, ma è un amore diverso, sembra, in effetti,
non esserci nessuna attrazione fisica nonostante lui si riconosca comunque
geloso di lei. Il sentimento resta incerto ed ambiguo, solo accennato,
nonostante ad un certo punto lui pronunci queste parole “Sei meravigliosa. Unica. Ti amo.”
Oppure, e la domanda è legittima, il mio sdegno derivava, sia pure in
piccola parte, dal fatto che ero innamorato di Holly? In parte, sì. Perché ero
davvero innamorato di lei. Come una volta ero stato innamorato dell’anziana
cuoca negra di mia madre e di un postino che mi permetteva di seguirlo nei suoi
giri e di una intera famiglia di nome McKendrick. Anche questo tipo di amore
genera gelosia.
La storia della “Signorina
Holiday Golightly, in transito”, una ragazza fragile ma caparbia, un po’
svampita anche se cinica, egoista e generosa al tempo stesso, capricciosa,
fragile e sognatrice raccontata nelle pagine di Capote non sembra
apparentemente così diversa da quella della Holly che appare sul grande schermo
ad eccezione di qualche particolare fisico (per esempio il colore dei capelli)
e dalla mancanza della classe e dell’eleganza proprie della Hepburn che inevitabilmente
hanno dato un fascino diverso alla protagonista del film rispetto a quella del
libro.
“Non amate mai una creatura selvatica, signor Bell.” Lo ammonì Holly.
“E’ stato lo sbaglio di Doc. Si portava sempre a casa qualche bestiola
selvatica. Un falco con un’ala spezzata . E una volta un gatto selvatico adulto
con una zampa rotta. Ma non si può dare il proprio cuore ad una creatura
selvatica; più le si vuol bene più forte diventa. Finchè diventa abbastanza
forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più
alto. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine, signor Bell, se vi
concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il
cielo.”
Non ci sono solo le già citate differenze
tra la versione dello scrittore, l'io narrante del romanzo ed il co-protagonista nel
film, ma anche altri personaggi nella versione cinematografica hanno subito
“rimaneggiamenti”. Tra questi troviamo Mag Wildwood, la modella balbuziente che
nel libro condivide per qualche tempo l’appartamento con Holly, in realtà nel film
diventa solo una semplice comparsa. Altri personaggi poi sono stati proprio
eliminati: non c’è nessuna traccia nel film del barista Joe che nel romanzo è
proprio colui che fornisce il pretesto all’io narrante di raccontare attraverso
un lungo flashback la storia di Holly Golightly.
In “Colazione da Tiffany” c’è
molto di autobiografico (i riferimenti all’omosessualità, il nome della madre,
la professione dello scrittore). Truman Capote ebbe un’infanzia molto
difficile, figlio di genitori separati, crebbe presso dei parenti. La madre lo
andava a trovare occasionalmente e spesso lo portava con sé durante i suoi
incontri con l’amante di turno, lasciandolo chiuso a chiave al buio nelle varie
stanze d’albergo. Il padre, sempre alla ricerca di ricchezza e di un facile
successo, sparì dalla vita di Capote salvo ricomparire quando lo scrittore
raggiunse il successo. Fece scalpore un’intervista che Truman Capote rilasciò
al New York Times dicendo di se stesso “Sono un alcolizzato. Sono un
tossicomane. Sono omossessuale. Sono un genio”. Fu proprio per questi suoi
atteggiamenti che spesso venne paragonato ad un Oscar Wilde contemporaneo.
Negli ultimi anni della sua vita collezionò una serie di fallimentari relazioni
sentimentali con uomini interessati esclusivamente al suo denaro; intossicato
dai sonniferi e dall’abuso di superalcolici, morì poco prima di compiere 60
anni.
Nel libro ci sono spesso allusioni
ad una possibile bisessualità di Holly che nel film vengono completamente
eliminate così come nel film viene omessa la gravidanza della protagonista. La
stessa Mag Wildwood la modella balbuziente, che nel film ha così poco spazio,
nel libro alla sua prima apparizione dà comunque l’impressione di una possibile
bisessualità.
Avevo una compagna di stanza a Hollywood, che recitava nei western, la
chiamavano la Guardia
a Cavallo; ma devo riconoscerle che in casa era meglio di un uomo.
Naturalmente, gli altri non potevano fare a meno di pensare che fossi un po’
lesbica anch’io. E lo sono naturalmente. Tutte lo siamo, un po’. E con questo?
E’ più vicino al mio ideale Nehru; o Wendell Wilkie. E sarei sempre
pronta a prendermi la Garbo. Perché
no? Una persona dovrebbe poter sposare uomini o donne o… stammi a sentire, se
tu venissi a dirmi che vuoi metterti con un cavallo da corsa rispetterei il tuo
sentimento. No, parlo sul serio. L’amore dovrebbe essere libero. Ne sono
profondamente convinta (…)
La versione cinematografica di
“Colazione da Tiffany” riduce molto la denuncia di Capote di una società ipocrita
e perbenista dove diplomatici e personaggi dell’alta società non esitano a scaricare
“la prostituta” per salvare il loro buon nome e la loro posizione.
Mio marito ed io quereleremo, decisamente, chi tenterà di collegare i
nostri nomi a quella re-re-repellente e de-de-degenerata ragazza. (Signora
Trawler)
Ho la mia famiglia da proteggere e il mio nome, e sono un vigliacco
quando si tratta di queste istituzioni. (Josè)
Gli ho detto di interessarsi
alla faccenda, e di mandarmi il conto. Ma di non fare mai, assolutamente, il
mio nome, capite. (O.J. Berman)
La cover girl diventa così
l’unico personaggio “onesto”.
Voglio dire, non si può sbattersi un uomo e incassare i suoi assegni e
non cercare almeno di credere che lo si ama. Non l’ho mai fatto, io.
Non un’onestà di tipo legale (…) ma un’onestà nei confronti di se
stessi. Sii quello che vuoi ma non un vigliacco, un fanfarone, un ladro di
emozioni, una sgualdrina; preferirei avere il cancro piuttosto che un cuore
disonesto.
Segnalo, per chi avesse
l’occasione e fosse interessato, che la compagnia teatrale “Gli Ipocriti” con
Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia, sta portando in scena per la regia di Piero
Maccarinelli, l’adattamento teatrale di Samuel Adamson di “Colazione da
Tiffany”. Questa versione dovrebbe avvicinarsi di più al testo di Capote,
ispirandosi anche alla sua biografia, piuttosto che al modello cinematografico.
Ely!! che bella recensione :D A me il libro non ha fatto impazzire ti dirò. Ho adorato le descrizioni di New York ma il personaggio di Holly l'ho abbastanza detestato. Si, ok, è svampita, leggera, immatura, sarà anche l'unica onesta perchè si mantiene fedele a ste stessa tutto il romanzo, ma non la sopportavo più. Non cresce mai, non cambia, non matura. E il narratore? Non ha un nome, non ha una storia, non ha una vita. Boh, non mi ha preso molto. Ma lo spettacolo teatrale me lo vedrò comunque. Tiè! XD
RispondiEliminaAd essere sincera il personaggio di Holly non mi ha mai entusiasmato neppure sul grande schermo e per quanto mi sforzassi non ho mai trovato molto credibile il suo "riscatto" nel finale.
EliminaIl film mi piace, ma non è mai stato uno dei miei preferiti. La Hepburn era bellissima, elegantissima e bravissima, ma oltre a questo...non so mancava qualcosa.
Forse proprio per questo mi è stato più facile leggere il libro per quello che è. Il segreto secondo me è riuscire a leggerlo cercando di dimenticare il film per un momento. Sono semplicemente due storie diverse che hanno in comune la stessa trama. Due visioni diverse di una stessa storia.
Sono curiosissima di vederlo a teatro...anche perchè è il motivo che mi ha spinto a leggere il libro XD
Il motivo mio era più futile XD ma non diciamolo, fingiamo che sono una letterata seria qualche volta :D Comunque si, il segreto è quello, solo che è molto difficile distinguerli ecco. Ho troppo in mente la scena finale del film, mi commuovo solo a pensarci :)
RispondiEliminaPosso assicurarti che quando vedrai lo spettacolo a teatro...apprezzerai anche il libro! L'interpretazione di William/Fred di Lorenzo Lavia è perfetta, la scenografia splendida...non dico di più ^_^
RispondiEliminaResto un pò basita, ma il libro l'hai letto? "Ho la mia famiglia da proteggere e il mio nome, e sono un vigliacco quando si tratta di queste istituzioni" lo dice Josè
RispondiElimina"Gli ho detto di interessarsi alla faccenda, e di mandarmi il conto. Ma di non fare mai, assolutamente, il mio nome, capite" lo dice O.J.. E poi scrivi che la protagonista del libro non è molto distante dalla Holly del film a parte "qualche particolare fisico come i capelli"... Veramente c'è un'enorme differenza e cioè l'età, la Holly di Capote ha 19 anni! La Hepburn da corpo chiaramente ha un personaggio 30 enne. Allora io dico o tu non ha etto il libro o tu non hai visto il film. Carla
Grazie per avermi fatto notare l'imprecisione, ho provveduto a fare la correzione.
EliminaProbabilmente avevo fatto un copia e incolla sbagliato dalla mia bozza. Succede :-)
Non ho detto che non ci sono differenze fisiche ho scritto "per esempio il colore dei capelli" era sottinteso ce ne fossero altre e l'età era tra queste, me lo ricordo...
Per quanto riguarda la domanda se ho letto il libro: leggo sempre i libri di cui faccio la "recensione" e non salto mai pagine.
Il film l'ho visto più di una volta e ho visto anche lo spettacolo a teatro.